A volte penso che sopra Messina ogni tanto arrivino venti di chissà quale stranissima sostanza che fa accadere cose strane. La vicenda dell’Autorità Portuale per me sa di incredibile. Ricordo (leggi qui) che poco più di un anno fa, il 20 agosto 2014, in un Comune deserto causa ferie, fu raggiunto quel “patto” per la nascita dell’Autorità portuale di Messina e Gioia Tauro di lì a poco sottoposto all’attenzione dell’allora ministro Lupi. L’articolo e la foto di Serena Capparelli (che ritrae Accorinti, Garofalo, Ardizzone, il sindaco di Villa, l’assessore regionale della Calabria Fedele,e la presidente del consiglio comunale Emilia Barrile)testimoniano che un anno fa i protagonisti erano concordi per l’Authority con Gioia Tauro, ministro compreso. Concordi l’amministrazione, i partiti (anche i Dr aderirono all’ipotesi, con l’allora assessore regionale Giusy Furnari), il consiglio comunale. La strada sembrava intrapresa, anche se a protestare, all’epoca, furono il sindaco di Milazzo e a più riprese anche Nino Germanà. Poi la riforma delle Authority, che sembrava impellente ed urgentissima, fu rinviata e cadde il silenzio. Quando la vicenda è ritornata agli onori della cronaca il dibattito non è ricominciato da dove era stato interrotto, cioè da Messina sposata a Gioia Tauro ma accorpata ad Agusta, Ragusa, Siracusa e Catania, con questo scenario: la sede ad Augusta e la presidenza a Catania. In pochi mesi il contesto è cambiato e ci ritroviamo a fare una battaglia di retrovia per convincere Renzi o Crocetta a darci qualcosa, o la Presidenza o la sede, nonostante i nostri numeri siano tali da averne diritto senza ulteriori discussioni. A noi basterebbe il biglietto da visita per dire che è la riva dello Stretto a dover guidare l’intera Autorità della Sicilia orientale, eppure, siamo costretti a dover combattere per una cosa ovvia. E questa battaglia, peraltro, la perderemo.
Faccio questo esercizio di memoria rispetto all’agosto 2014 perché a volte sembra che Messina sia attraversata da una nuvola nera. Adesso sono cominciate le proteste da parte di D’Alia, Garofalo, Mancuso, Accorinti che fanno notare una serie di cose bizzarre, come il fatto che Agusta sia porto core grazie ad una forte spinta politica degli anni passati (ma noi all’epoca che facevamo? Si dormiva?), o che Messina vanta tanti di quei numeri che non dovremmo neanche essere qui a discutere. Il punto è questo: perché siamo qui a discutere di un fatto accaduto nonostante pochi mesi fa tutti sembravano d’accordo per l’ipotesi Gioia Tauro? E perché non possiamo guidare noi l’Autorità della Sicilia Orientale? Mi chiedo, è stata ignorata la volontà di sindaco, presidente dell’Ars, deputati nazionali e regionali, consiglio comunale? Qualcuno ha approfittato di una nostra distrazione e mentre parlavamo di Camera di commercio, Banca d’Italia, e varie, hanno cambiato le carte in tavola? Il ministro ha ascoltato una voce più forte e influente di quelle che propendevano per Gioia Tauro? Renzi ha detto “authority#staiserena e ci siamo ritrovati in un colpo solo senza sede e senza presidenza? Da cronista vorrei capire, perché se oggi a protestare sono gli stessi D’Alia, Accorinti e Garofalo che un anno fa erano sereni sulla via da intraprendere vuol dire che probabilmente la sorpresa è stata fatta sotto il loro naso.
Ci ritroviamo un anno dopo allo stesso punto di partenza e adesso stiamo cercando di rincorrere Augusta e Catania per vedere chi arriva prima. E noi, visti i risultati ottenuti in tante altre vicende, raramente tagliamo il nastro.
Picciolo ha fatto un appello a Crocetta affinchè, basandosi su un articolo della riforma, sia il presidente della regione a stabilire la Presidenza attraverso criteri e parametri oggettivi. Temo che il governatore non abbia particolarmente a cuore la città dello Stretto, visto che ancora ricordo i 40 milioni di euro promessi il 30 dicembre 2013 in una delle rare visite a Palazzo Zanca. Il momento è molto delicato per Crocetta, alle prese con il bilancino per ogni singola poltrona, un calcolo talmente complesso in questi ultimi tempi che avrebbe fatto impazzire persino Cencelli. Spostare una casella piuttosto che un’altra per Crocetta che nelle ultime settimane ha rischiato l’esaurimento nervoso anche solo per indicare il dodicesimo assessore è impresa assai ardua. Infine, pensare che Enzo Bianco e la deputazione catanese si facciano soffiare sotto il naso la Presidenza senza battere ciglio o che Augusta si tolga la medaglietta di porto core (anche se solo in divenire…) per lasciare a noi la sede è da ingenui.
Morale della favola: resta un mistero come sia stato possibile che l’Autorità Portuale di Messina da Regina si appresti a diventare contadina e come siamo riusciti a passare da una posizione di forza, grazie ai nostri numeri, alle nostre risorse, ad una posizione di estrema debolezza che ci vede in concorrenza con due realtà apparentemente deboli sui numeri ma politicamente più furbe.
Rosaria Brancato