La riforma delle ex Province, detta anche “Crocetta-Giletti”, quella annunciata nella primavera del 2013 in diretta a L’Arena dal governatore e mai in fondo diventata realtà, finisce definitivamente nel cassetto.
Più che una riforma era diventata una sorta di “mostro a più teste”, modificata decine di volte, stravolta nello spirito e nei dettagli, finita oggetto di più impugnative del governo nazionale ed infine bocciata con il Referendum del 5 dicembre.
Da mesi era chiaro che il flop della riforma avrebbe comportato un ritorno all’elezione diretta dal momento che l’unico effetto finora è stato il commissariamento più lungo della storia. Grazie alla riforma tartaruga Crocetta è riuscito a piazzare i suoi uomini alla guida solitaria degli Enti per un periodo anche più lungo di un normale mandato.
Il de profundis era stato pronunciato nei mesi scorsi, ma adesso la commissione Affari istituzionali, ha approvato il disegno di legge per il ritorno alla democrazia diretta ed all’elezione diretta per i presidenti e i consiglieri di Liberi consorzi e Città metropolitane.
Va in soffitta quindi l’elezione di secondo livello che oltre ad essere contorta sotto il profilo normativo e dell’applicazione, consegnava mani e piedi il futuro degli Enti intermedi ad accordi tra partiti e gruppi di potere.
La parola definitiva passa all’Ars che dovrà esprimersi sul disegno di legge che ha avuto il via libera della Commissione, quasi all’unanimità.
Elezione diretta anche per il sindaco metropolitanto (la riforma prevedeva che il sindaco metropolitano coincidesse con il sindaco del Comune capoluogo) e per i consiglieri (la riforma prevedeva un’assemblea formata da consiglieri eletti tramite una consultazione di secondo livello tra i consiglieri dei singoli comuni con un sistema a quote in base alla popolazione).
Il numero dei consiglieri sarà però ridotto del 30% rispetto a quelli dei vecchi Consigli provinciali.
Le elezioni dovranno tenersi entro il 28 febbraio del 2018 (quindi prima delle Politiche), quasi 5 anni dopo le dichiarazioni in diretta di Crocetta che da Giletti annunciò: “ Ho fatto la riforma delle Province, da adesso tutti a casa”. Nella primavera del 2013, a conclusione dei precedenti mandati, non rinnovò più le elezioni e spedì nelle ex Province commissari scelti da lui o dai partiti della sua coalizione e che da allora hanno governato con pieni poteri.
Tanto rumore per nulla. Ma nel frattempo le ex province, tra tagli nazionali e regionali, sono sull’orlo del default, non si capisce più quali competenze abbiano mentre il futuro di migliaia di lavoratori è ancora incerto, per non parlare di servizi quali manutenzione strade provinciale ed assistenza trasporto disabili che sono stati letteralmente devastati dai tagli.
Rosaria Brancato