“E’ una riforma operata con tagli lineari e senza tenere in considerazione le specificità del territorio”.
La Cisl Messina si scaglia contro quella “riforma geografica” che, da domani, significherà accorpamento degli uffici giudiziari del territorio messinese e, dunque, smantellamento degli uffici di Taormina, Lipari, Mistretta e Sant’Agata di Militello.
Nonostante proteste, prese di posizione, rassicurazioni dello stesso Ministro e critiche da parte di sindacati e cittadini, infatti, nulla ha fatto sì che si evitasse una tale riduzione e soppressione.
“Purtroppo – scrive il sindacato in un comunicato stampa – la scelta è stata operata a tavolino, tagliando uffici che nella maggior parte dei casi occupano immobili a costo zero, procedendo ad accorpamenti che non hanno gli spazi per poter ospitare personale, arredi e atti. Inoltre, non viene tenuta in alcuna considerazione la disponibilità delle locali amministrazioni comunali ad assumersi tutti i costi di mantenimento dei presidi giudiziari, compreso il costo del personale, pur di mantenere nei loro territori tali importanti servizi”.
Una scelta “non ragionata”, insomma, che rischia di creare più danni di quelli che invece vorrebbe risolvere.
“La riduzione e la soppressione di tali uffici – si legge ancora – com’è stata pensata e messa in atto, crea disagi e disservizi alle realtà distrettuali che sin’oggi hanno rappresentato presidi di legalità sul territorio”.
La vastità della provincia di Messina, infatti, non permette scelte di accorpamento che ledano lo stesso interesse dei cittadini e il loro stesso diritto di avere una giustizia a portata di mano.
Tagliare le spese era necessario ma, a detta del Sindacato, sarebbe stato più proficuo farlo individuando gli uffici improduttivi ed onerosi per lo Stato e procedendo ad una riorganizzazione funzionale.
“Non è un caso – tuona la Cisl – che le continue proteste del nostro territorio e quelle delle provincie limitrofe, vengano sostenute oltre che dal sindacato e dai lavoratori, anche da avvocati, autorità civili e soprattutto dall’utenza costretta a sopportare lunghe trasferte con aggravio di spese e con il ragionevole rischio di dover subire tempi biblici per essere giudicati”.
Danni materiali che si aggiungono poi a quelli economici: mancato rinnovo dei contratti dei lavoratori operanti nel settore e loro inevitabile trasferimento in altre sedi.
La vera spending review, per il Sindacato, è tutt’altra cosa e “non può essere fatta razionalizzando e risparmiando sulla notificazione degli atti, sulle consulenze processuali o sulle custodie”.
Spending review significa evitare sprechi, tagliare inefficienze e valorizzare il personale in servizio.
“Serve l’apertura di un tavolo di confronto con le Organizzazione Sindacali – chiosano – ma è necessaria anche una presa di posizione forte delle Istituzioni Locali, delle Forze Sociali e Sindacali, dei Collegi Professionali e delle Associazioni di difesa del cittadino-utente”.
Sono tutti chiamati a rispondere, obiettivo: “Dare senso ad un riordino vero e serio”.
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