Siamo dipendenti dell’organizzazione giudiziaria aderenti al Comitato lavoratori della Giustizia. Abbiamo chiesto di intervenire all’assemblea per rappresentare a tutti gli operatori della Giustizia presenti in assemblea la nostra posizione. Premesso che negli uffici giudiziari, ad oggi, si riscontra una vacanza in organico di circa il 20% delle unità di personale amministrativo giudiziario previsto, largamente inferiore alle necessità minime del sistema, teniamo ad evidenziare che negli ultimi 15 anni, noi dipendenti della Giustizia abbiamo sostenuto riforme a costo zero compensando l’assenza di investimenti adeguati e queste carenze di organico con professionalità e senso di abnegazione, in totale assenza di riconoscimenti fondati sul merito, svolgendo con senso del dovere le nostre funzioni, spesso in sedi molto lontane dai luoghi di residenza, spesso in assenza della corresponsione di indennità ed emolumenti per il lavoro straordinario prestato soltanto per la giustizia.
Per questo, chiediamo il riconoscimento professionale di carriera già concesso ai colleghi di tutti le altre amministrazioni nonché di altri settori della stessa amministrazione giudiziaria (Giustizia Minorile, Dap e Archivi Notarili); tuttavia,di fronte alle nostre istanze di riconoscimento del servizio prestato, delle abilità e professionalità acquisite, ad oggi il governo risponde con il maldestro tentativo di colmare le lacune in organico con la mobilità esterna: vale a dire, facendo transitare negli uffici giudiziari personale in esubero proveniente dalle province e da altri enti pubblici, assolutamente sprovvisto delle competenze tecnico – giuridiche indispensabili per assolvere al delicato e indispensabile compito del cancelliere di integrare la funzione giurisdizionale. Quello che in questa sede desideriamo far emergere è che la mobilità non risolve il problema degli uffici giudiziari, tutt’altro: comporterà un ennesimo aggravio per il personale di ruolo che dovrà formare a costo zero queste unità provenienti da tutt’altre realtà lavorative; contribuirà a rallentare ulteriormente il sistema che, come noto ai presenti, ha bisogno di avvalersi, per il buon funzionamento, di personale esperto; non agevolerà i rapporti con l’avvocatura, che ha necessità di interfacciarsi con interlocutori qualificati.
Allo stesso modo, osserviamo che è in atto, a nostro avviso, uno spreco di risorse pubbliche atteso che le stesse risorse già destinate ad incentivare i lavoratori di ruolo (secondo la previsione della legge 111/11)continuano ad essere sottratte (dal 2012 ad oggi, con emendamenti ad hoc) per finanziare le proroghe di tirocini formativi in alcun modo assimilabili a rapporti di lavoro subordinato e che pertanto non possono affatto risolvere la crisi di efficienza e funzionalità del sistema giudiziario già da tempo denunciata da ANM. In questa sede, noi dipendenti giudiziari, stanchi di essere ritenuti, a torto, responsabili di una situazione di fatto di evidenti sprechi e di intollerabile, scarsa produttività, auspichiamo a una migliore organizzazione degli Uffici, a fronte di interventi frammentari e non funzionali che sviliscono il ruolo dei lavoratori, e pretendiamo, a garanzia di uguaglianza ed imparzialità che devono sempre ispirare l’azione amministrativa, che si proceda a nuove assunzioni esclusivamente con concorso pubblico, nel rispetto delle norme e della Costituzione.
Nel prendere atto che la magistratura ha denunciato “la grave crisi di efficienza e funzionalità del sistema giudiziario italiano, che si traduce in crisi di credibilità della Giustizia, sta chiedendo al Governo e al Legislatore, tra l’altro, interventi sugli organici, sulla riqualificazione e sulla formazione del personale amministrativo, ormai ridotto a livelli inferiori a quelli di minima funzionalità e gravato da crescenti responsabilità” ci uniamo alla richiesta che si provveda, con urgenza, alla riqualificazione e formazione permanente dei lavoratori giudiziari in servizio al fine di restituire al sistema efficienza e dignità.