130mila posti di lavoro persi a causa del commercio illegale, 5 miliardi e 300 milioni di danno economico per l’Italia a favore di altri Paesi in cui l’illegalità, anche grazie a questi flussi di denaro, si sviluppa sempre più. Nel 2013, il 25,6 % dei consumatori italiani, quindi uno su quattro, ha acquistato almeno una volta un prodotto o un servizio illegale.
Sono i dati principali esposti dal presidente della Confcommercio, Carmelo Picciotto, nel corso della presentazione del convegno che si terrà lunedì 11 novembre, alle 10, presso il salone della Camera di Commercio, a supporto della giornata nazionale di mobilitazione “Scegli la legalità, scegli il commercio garantito”.
“Bisogna riuscire a modificare l’idea – spiega Picciotto – che comprare una cosa falsa sia un atto di furbizia. E’ invece deplorevole perché crea tutta una serie di conseguenze negative. Si pèrdono posti di lavoro, vedremo persone a noi vicine che dovranno andare altrove e sarà così anche per noi stessi. Il primo settore di contraffazione è l’abbigliamento. Il secondo, nonostante sembri assurdo, è quello alimentare. Acquistiamo cibo scadente. E’ giustificabile con il momento di crisi ma poi ci si ritrova a dover spendere di più per curare la propria salute, con i rischi che ne conseguono. E’ più difficile che si compri un giocattolo falso per un bambino, perché pensiamo alla sua sicurezza e alla sua salute. Ma non capiamo che anche comprare un orologio falso vuol dire creare un danno economico importante che va combattuto. Per questo, come Confcommercio, abbiamo voluto mettere al primo punto la legalità a 360 gradi, vogliamo ragionare in modo condiviso, sia nella conduzione delle attività commerciali, sia nei rapporti diretti con la clientela, sia nella gestione di tutto il contesto”.
Secondo Picciotto, per rilanciare l’economia messinese serve un nuovo piano industriale. “Si deve partire dall’idea – prosegue – che bisogna premiare chi ha la creatività, non chi imbroglia. Il made in Italy si sorregge su ricerca e sviluppo. Poi ci sarebbe da fare tutto un ragionamento a parte sulle tasse. Se fossero inferiori, si potrebbe incoraggiare di più ad evitare comportamenti sbagliati. A prescindere da questo, noi ci stiamo muovendo facendo rete per contrastare l’illegalità. Sul nostro sito web, abbiamo creato un link attraverso il quale è possibile segnalare in modo anonimo abusi che noi passeremo alle autorità competenti. Su questo, devo dare atto alle autorità italiane. Nel nostro Paese, i sequestri di materiale abusivo sono tre volte superiori rispetto alla media degli altri”.
Si parlerà anche di questo durante il convegno di lunedì prossimo, al quale interverranno in videoconferenza i ministri Flavio Zanonato e Angelino Alfano, il comandante interregionale per l’Italia Centrale della Guardia di Finanza, Pasquale Debidda, e il presidente nazionale di Confcommercio, Carlo Sangalli. A seguire, il dibattito si sposterà sulla situazione locale con gli interventi, oltre che di Picciotto, dei rappresentanti della Prefettura, della Guardia di Finanza e dell’Università, dell’assessore al commercio, Patrizia Panarello, e i saluti del commissario della Camera di Commercio, Franco De Francesco, e del sindaco di Messina, Renato Accorinti. Sarà data voce anche ai commercianti, che avranno l’occasione di avere un contatto diretto con le autorità.
Il presidente Picciotto riprende poi accennando alla situazione della Camera di Commercio, ancora in fase commissariale: “Il nostro piano industriale – spiega – parte proprio dalla Camera di Commercio, poiché i nostri intenti sono comuni. Crediamo che si debba dare immediatamente alle categorie produttive un rappresentante che possa dare un necessario effetto di elettroshock, un nuovo impulso per creare una rete di attività commerciali che possa operare con legalità, migliorando la qualità della vita di tutti”.
L’obiettivo è quello di dare consapevolezza ai cittadini: “Acquistare un prodotto falso, vuol dire uccidere la creatività e l’economia italiana – conclude il presidente di Confcommercio -. Il rischio è la perdita dei saperi perché se il sapere non paga si perdono le competenze. Siamo consapevoli del momento di crisi, ma risparmiare subito non vuol dire avere un beneficio a lungo termine. Su un prodotto originale e con un marchio c’è dietro ricerca e sviluppo. Se invece si risparmia sul prodotto, si favorisce la perdita della qualità dei servizi”.
(Marco Ipsale)