“La foto di questa classe dirigente siciliana Pd è in bianco e nero, è una vecchia foto di quattro anni fa, non rappresenta più la realtà”. E’ lapidario il vicepresidente regionale del Big bang siciliano, Giacomo D’Arrigo, sulla crisi in atto nell’isola e sullo scontro tra il partito e Crocetta. Mentre in tutta Italia si discute di Congresso in Sicilia va in frantumi l’unica alleanza che è riuscita a portare, un anno fa, il Pd al governo. E mentre le truppe renziane si rinforzano un po’ ovunque preparandosi allo scontro dell’8 dicembre, in riva allo Stretto è tutto fermo all’assemblea di luglio ed alla nomina del segretario regionale Giuseppe Lupo a reggente del partito.
Fino ad ora sia i renziani che le altre aree “ribelli”, Civati e Territori Democratici, si sono limitate a periodiche conferenze stampa e “tirate d’orecchio” al reggente, in tutt’altre faccende affaccendato che non nel dare seguito agli impegni presi, ma nei prossimi giorni i toni cambieranno. Già martedì l’assessore regionale alle infrastrutture Nino Bartolotta ha mandato una stilettata al segretario regionale-reggente , dato tra i papabili per una poltrona in giunta al posto del messinese “Se Lupo vuole azzoppare il Pd a Messina lo dica pure, ma lo faccia chiaramente”.
Lo scontro con Crocetta rischia di confondere le acque e lasciare il Pd dello Stretto in alto mare più di quanto non lo sia già adesso, una posizione debole che farebbe il facile gioco di altre realtà. Proprio per evitare questo i renziani hanno iniziato una tabella di marcia senza pause. Da giorni vengono inaugurati circoli del Big Bang in provincia (l’ultimo a Patti) e continuano a registrarsi le adesioni di amministratori locali ed interi gruppi. Paradossalmente, mentre fuori dalla stanza dei bottoni i renziani crescono, dentro, dove si prendono le decisioni, c’è ancora quella foto in bianco e nero cui faceva riferimento D’Arrigo.
“Se in Direzione le decisioni vengono prese da chi non rappresenta più la realtà, da chi non è magari neanche più in parlamento è chiaro che si registra uno scollamento- fa rilevare- In questo momento ci sono due debolezze che si scontrano. E’ un paradosso che siamo noi renziani ad invitare al senso di responsabilità. Per il Pd governare in Sicilia è un’occasione storica, ma Crocetta non può pensare di andare avanti da solo in questo modo e il Pd usare vecchi sistemi”.
Sull’altare del rimpasto si sta giocando il destino e il ruolo del Pd messinese ma anche, come rileva D’Arrigo, si sta perdendo l’occasione per avviare il rinnovamento del partito in Sicilia.
“È con una certa invidia che noi simpatizzanti, militanti, iscritti del Pd siciliano abbiamo trascorso le settimane di fine estate. Ogni giorno la stampa ci aggiornava sulle feste del partito: seminari, confronti e scontri, serate e salamelle. In Sicilia invece su nove capoluoghi di (ex?) province, zero feste provinciali; zero festa regionale pur essendo una regione, tra le più importanti del paese, che governiamo (ancora?); esigue quelle nei comuni di medie dimensioni; pochissime (ed eroiche) quelle nei piccoli centri. E’ la foto del Pd siciliano di 4 anni fa”.
Ma questa foto è anche quella che sta nelle stanze dei bottoni e determina la rottura con Crocetta o il rimpasto, che decide chi dovrà prendere il posto di Bartolotta o Bianchi pur dichiarando che non è “guerra per le poltrone”, quella che congela le richieste provenienti da Messina ormai da luglio.
“Fatta la festa risolto il problema? No, ovvio che no. Ma è altrettanto ovvio che porsi la questione di come il Pd incontra e coinvolge militanti e cittadini è un aspetto centrale. Adesso da queste parti abbiamo poca politica, niente feste e molta invidia”.
Nel frattempo, mentre all’Ars si consuma la guerra col governatore e nel Pd quella per il rimpasto, i renziani siciliani si preparano per l’8 dicembre. Un anno dopo quella che fu la Regione bersaniana per eccellenza (lo stesso Crocetta è stato sponsor dell’ex segretario)si prepara a cambiare volto.
Messina non è da meno e dopo i circoli Big Bang della riviera jonica e di quella tirrenica, dopo le adesioni di amministratori di Taormina, Giardini, Patti, e di numerosi altri comuni e di Laccoto, dopo la nascita dei Futuredem (giovani renziani), le fila si rinforzano con l’arrivo dei Progressisti democratici ( il gruppo che fa riferimento a Nicola Barbalace, Giorgio Caprì, Daniele Zuccarello)
“Riteniamo che un modello di Partito come quello proposto da Matteo Renzi– si legge in un documento- che non predica il “nuovismo” come bandiera populista e che guarda invece al rinnovamento delle istituzioni come passaggio obbligato di un riformismo compiuto, potrà dare lo slancio necessario al centrosinistra italiano per diventare finalmente maggioranza politica nel Paese. I Progressisti Democratici lavorano per costruire un partito che torni a parlare al proprio elettorato senza restare chiuso in schemi stantii che servono solo a mantenere lo status quo di una classe dirigente autoreferenziale troppo distratta dai centri di potere ed esageratamente distante dalle periferie delle Città e dai piccoli comuni delle Provincie”.
Rosaria Brancato