La salvezza è stata conquistata virtualmente lo scorso 19 marzo, quando il Messina ha battuto il Melfi e ha toccato quota 40 punti a sette giornate dalla fine. Nella parte finale del campionato, sono arrivati cinque pareggi e due sconfitte ma anche se i peloritani le avessero perse tutte avrebbero ugualmente ottenuto la permanenza che, comunque, è stata conquistata matematicamente il 17 aprile.
L’obiettivo di ottenere la salvezza prima possibile per programmare con largo anticipo la prossima stagione è stato raggiunto, impreziosito da un più che dignitoso settimo posto finale. Ma se muoversi a marzo era forse troppo prematuro, nel calcio non si sa mai, era necessario farlo dal 17 aprile in poi. Ed invece è trascorso un mese senza che nulla si sia mosso. Anzi sono venute meno le due figure principali, le basi dalle quali partire per preparare la prossima stagione dal punto di vista organizzativo e sportivo. Prima la rescissione consensuale col direttore sportivo Christian Argurio, che aveva altri due anni di contratto, ora le dimissioni del direttore generale Raffaele Manfredi, che invece ha lavorato a titolo gratuito.
Ma perché interrompere il rapporto con i due direttori se gli obiettivi stagionali sono stati pienamente raggiunti? E ancora: è la società a non voler proseguire o sono i due direttori?
“Avrei continuato a lavorare per il Messina molto volentieri – chiarisce Manfredi – ma il campionato è finito da due mesi e ci sono stati solo silenzi. E’ fin troppo evidente, sembra la situazione in cui uno dei due fidanzati vuole lasciare ma non sa come dirlo. Ho scelto di togliere la società dall’imbarazzo, non voglio essere sopportato. Se non lo avessi fatto, si sarebbe perso altro tempo inutilmente. Se, invece, si voleva condividere un progetto, lo si faceva con forza, ma questa forza non c’è stata”.
Ma perché si è arrivati a questo punto? “E’ una domanda da rivolgere alla società – risponde l’ex direttore generale -, perché di solito se i risultati sono positivi arriva una conferma. Ci aspettavamo che ci dicessero quali sono i nuovi obiettivi e il nuovo budget, in modo tale da poterci mettere al lavoro. Invece si è scelto di buttare un anno di lavoro. Magari è una scelta che porterà un miglioramento, la promozione in serie B, speriamo in futuro in serie A, ma al momento appare un azzardo”.
Anche Argurio, nella sua nota di saluto, aveva parlato di progetti non condivisi con la società. Ma, nello specifico, su cosa si basa la diversità di vedute? “Più che di diversità – prosegue Manfredi -, si dovrebbe parlare di assenza di progetti, almeno finora con noi. Ad esempio volevamo instaurare un rapporto di collaborazione con le altre società cittadine e della provincia per fare scuole calcio, campus estivi e un forte settore giovanile. Ma non abbiamo mai avuto risposte”.
Se dal punto di vista professionale alla fine è mancata l’armonia, le parti si sono comunque lasciate in buoni rapporti. “La proprietà è composta da persone perbene – conclude Manfredi – che con me si sono sempre comportate correttamente, si sono spese per la causa del Messina e a loro va tutta la mia gratitudine e il mio affetto”.
Alle dimissioni di Manfredi, sono seguite anche quelle dell’area comunicazione e marketing, composta da Vittorio Fiumanò, Fabio Formisano, Francesco Lazzarano e Roberto Forzano, mentre domani sarà la volta dello staff medico. Molti dubbi restano sulla conferma in panchina di Lello Di Napoli perché l’intenzione sembra proprio quella di azzerare tutto. Entro una decina di giorni la società dovrebbe tenere la conferenza stampa preannunciata lo scorso 4 maggio per illustrare i programmi della prossima stagione.
(Marco Ipsale)