MESSINA – Il risanamento delle baraccopoli di Messina è un’impresa complessa che richiede la collaborazione di tutte le istituzioni e delle associazioni del territorio. Il Rotary club Stretto di Messina (presieduto dal dott. Antonio Albanese) ha organizzato nei giorni scorsi un incontro che ha rappresentato l’occasione per fare il punto della situazione e per sensibilizzare la cittadinanza su un tema delicato e di attualità. L’evento ha visto la partecipazione di relatori qualificati, tra cui il vice sindaco della Città metropolitana di Messina, Salvatore Mondello (assessore alla Pianificazione urbana), l’avvocato Marcello Scurria, sub commissario al Risanamento e l’ingegnere Giuseppe Termini, socio del Rotary club. Durante l’incontro, i relatori hanno acceso i riflettori sullo stato attuale delle baraccopoli messinesi e le sfide legate alla fornitura di abitazioni dignitose per le famiglie coinvolte. Ancora 80 baraccopoli e 1600 famiglie attendono una soluzione che possa restituire loro la dignità abitativa.
L’approccio al risanamento non si limita alla mera questione edilizia, ma abbraccia concetti più ampi. “Parlare di risanamento significa parlare di bellezza, di integrazione sociale e della dignità della persona. È tempo di superare l’idea comune – ha evidenziato Scurria – che le baracche siano solo luoghi di illegalità. In realtà, queste comunità affrontano sfide complesse, che vanno oltre l’aspetto abitativo. Quante criticità sanitarie coesistono a quelle economico-sociali, quanta sofferenza con estrema difficoltà gestionali: soffrire, morire avere disabilità gravissime in condizioni estreme è anche più drammatico”. Scurria ha sottolineato che “si sta completando il corridoio sanitario dedicato ai disabili gravi, che abitano ancora in baracca”. Grazie a progetti attivati dal 2018, tramite un partenariato pubblico-privato che ha coinvolto il Comune, la fondazione Messina e Banca Etica, circa 650 persone provenienti dalle baraccopoli hanno potuto trasferirsi in abitazioni vere e proprie. Alcune famiglie vivono in alloggi assegnati dal Comune, mentre altre hanno realizzato il sogno di una casa di proprietà grazie a piccoli prestiti e al restauro degli immobili. La filosofia adottata è quella di evitare la costruzione di “casermoni” e ghetti, privilegiando invece gli alloggi esistenti.
È emozionante vedere le famiglie scegliere i nuovi alloggi, spesso dopo aver trascorso intere vite in baracca. La dignità abitativa è un diritto per tutti, e questo incontro rappresenta un passo importante verso la sua realizzazione. L’ 8 maggio, è stata sigillata una baracca che ospitava una famiglia con 4 disabili gravissimi. Questo gesto simbolico rappresenta la speranza di un futuro migliore per tutti coloro che vivono ancora in condizioni estreme. Un gesto simbolico che rappresenta la volontà di proseguire con impegno il processo di risanamento e di restituire alle persone che vivono nelle baracche la dignità e il futuro che meritano.