Ha conservato nel cassetto la proposta di legge del 6 aprile del 1960 presentata in Parlamento da un gruppo di deputati, primo firmatario Pancrazio De Pasquale, per il riscatto di una città defraudata dallo Stato “sono rimasto scioccato leggendo. Erano deputati comunisti, socialisti, hanno fatto un gran lavoro, i conti della serva. Lo Stato aveva lucrato 540 miliardi fino ad allora”. Sotto il profilo politico di baraccopoli ha iniziato ad occuparsene negli anni del Pci e poi del Pds “con Gioacchino Silvestro e poi con Angela Bottari che non a caso chiese di essere assessore al risanamento”. Dapprima in quegli anni e con l’amministrazione Buzzanca poi si rese conto di uno dei punti deboli della legge 10 del ’90, il corto circuito nei rapporti tra Regione-Comune-Iacp: “Ho fatto i conti: l’Iacp dal ’90 in poi ha realizzato 15 alloggi l’anno. Con questa media il risanamento si potrebbe ultimare nel 2150….” Fu così che l’avvocato Marcello Scurria, oggi presidente dell’Arisme propose a Buzzanca, all’epoca sindaco e deputato regionale la proposta dell’Agenzia per il risanamento. Buzzanca presentò il ddl, ma venne affossato in un’Ars dove era di gran lunga preferibile usare la legge 10 come bancomat per dirottare somme ad altre realtà visto che noi non riuscivamo a far decollare il risanamento. Ma Scurria non si arrese e con il passare degli anni, tenendo sempre nel cassetto il ddl di De Pasquale, continuò a provarci.
“Cateno De Luca ha capito subito l’importanza di cambiare il sistema ed è stato l’unico che ha portato fino in fondo la mia idea- spiega Scurria– L’assessore Falcone scherzando ha detto: ci avete fatto una rapina a mano armata…. Sì perché in questi anni i soldi sono stati usati per altre destinazioni. C’è da aggiungere che l’Iacp ha campato in questi decenni su un principio sbagliato: sbaracchiamo e ricostruiamo sullo stesso posto, creando nuovi ghetti o al massimo spostandoli da un luogo ad un altro. L’Agenzia è ben altro. In attesa della costruzione di alloggi si possono affittare alloggi o anche acquisirli, possiamo parlare di case volano, ma soprattutto di riqualificazione delle aree, di riscatto sociale e di riattivazione dell’economia”
Marcello Scurria è il presidente dell’Agenzia per il risanamento di Messina ed a chi dice che era una nomina annunciata e scontata val la pena ricordare che è non solo il “papà” dell’Arisme ma anche l’unico che per 10 anni ha creduto in questo strumento per fare quello che in mezzo secolo non è stato fatto. Per anni lo ha portato all’attenzione di una classe politica fin troppo abituata a trasformare il problema delle baracche in opportunità di carriera politica personale.
“Sento fortissima la responsabilità, perché questa è la cosa più importante per Messina negli ultimi 30 anni. Ricordo quando Cateno mi telefonò, il 30 aprile, la sera che la legge è stata approvata all’Ars. E anche quando ad agosto fu intervistato dalla giornalista della Rai e si arrabbiò tantissimo perché Messina finisce in tv solo come città delle baracche. Mi chiamò a mezzanotte, voleva venire a cena a casa mia. Poi siamo finiti a chiacchierare a piazza del Popolo. Non possiamo restare con le mani in mano, rileggo sempre quella proposta di legge del ’60. O la lettera che il prefetto Alecci inviò al sindaco Genovese nel 2007 sulle condizioni di vita nelle baracche. Il prefetto trasmise gli atti anche alla Procura, ma non so quel fascicolo che fine ha fatto”.
Il cronoprogramma è stringato e intenso perché altrimenti non sarebbe possibile chiedere una dichiarazione dello stato d’emergenza, necessaria sia per avere quei poteri speciali per incidere che le risorse. Ma il Cda è già al lavoro.
Lunedì con l’assessore regionale alla sanità Razza si concorderà in un vertice a Palazzo Zanca l’avvio di uno screening sanitario per tutti gli abitanti delle baracche e dei 7 ambiti “il rischio asbestosi ci preoccupa molto. Abbiamo letto la relazione dell’Arpa e non ci è piaciuto il metodo usato. Non puoi basarti sull’autodenuncia per la presenza di amianto. Non possiamo limitarci a queste analisi fatte a tavolino. De Luca ha incontrato il dirigente regionale dell’Arpa e da lunedì con l’assessore discuteremo di questo screening e sulle problematiche legate all’amianto”.
Ci sono poi altri problemi. L’ultimo censimento ad esempio è del 2002, ma da allora ad oggi il numero delle baracche è aumentato e ci sono rischi che anche in queste settimane si registri una nuova proliferazione. Ci sono altre abitazioni anche fuori dai 7 ambiti ed ovviamente l’operazione sbaraccamento non potrà essere a macchia di leopardo.
“Se dobbiamo demolire non possiamo farlo solo a tratti, questo problema deve essere risolto o per legge o con poteri emergenziali. La cosa che sgomenta è che nel ’60, quando De Pasquale propose il ddl gli ambiti individuati erano 7. Oggi, 58 anni dopo, gli ambiti sono gli stessi, il che vuol dire che non è stato fatto quasi niente. Anzi, ci sono altri ambiti che non sono stati ancora individuati come tali. Ho visto persino stanzette ricavate sotto il ponte ferroviario di Camaro. Mi preoccupa tutto questo”.
Sul finire degli anni ’70 le operazioni di sbaraccamento pur limitate furono ostacolate al punto da rendere necessario l’ausilio dei caschi blu provenienti da Catania.
“Il risanamento è una grande sfida. Non dobbiamo demolire per ricostruire nuovi ghetti, scatoloni che contengano alloggi. Dobbiamo integrare le periferie, evitare di spostare i ghetti da un posto all’altro. L’idea è anche quella di rivitalizzare i villaggi. Il dramma può diventare laboratorio. Dopo il terremoto abbiamo avuto il Prg Borzì, che fu un grande esempio. Poi purtroppo venne il sacco edilizio, ma dalla tragedia del sisma venne fuori un diverso modo di concepire il rapporto col territorio. Possiamo diventare esempio. In questi giorni la stampa nazionale si sta interessando di Messina come esempio anche per la questione delle scuole. Molti sindaci la pensano come De Luca. E sul risanamento possiamo diventare modello. Messina non è solo quella che vediamo, il centro. Messina non sono i 30 mila messinesi che vivono il centro. Messina è altro”.
Nei giorni scorsi l’europarlamentare Michela Giuffrida ha incontrato De Luca e Scurria e si è scoperto che non è mai stato chiesto neanche un centesimo all’Europa per progetti di social housing o analoghi progetti. Nelle prossime settimane si impegnerà per un atto ispettivo sul risanamento e sarà la prima volta che la questione Messina approderà in Europa.
“Altro che Zes, noi potremmo anche diventare free tax area, il problema è che negli anni ci siamo accontentati dei 500 miliardi di lire della legge ’90 e non abbiamo MAI guardato ad altre possibilità per intercettare risorse, nazionali, europee. Non abbiamo guardato oltre. Adesso stiamo anche pensando di rimodulare i fondi del bando periferie, quello di Capacity”.
La sfida sta impegnando tutti, in tutte le sedi. L’Agenzia è appena nata ma ha sulle spalle una mission titanica. A chi paventa sprechi o aggravi di costi Scurria spiega: “inizialmente la nostra sede sarà al Comune. Quanto al personale attendiamo la ricognizione che si sta facendo sia al Comune che nelle Partecipate. Ci sono centinaia di dipendenti nelle diverse categorie, eppure c’è difficoltà a trovare attacchini, e finiamo con l’esternalizzare i servizi. Le pulizie ad esempio, vengono esternalizzate e costano 700 mila euro l’anno. Sono somme che si possono risparmiare”.
L’obiettivo non è creare un carrozzone ma superare definitivamente i limiti dell’Iacp che ha fallito in modo evidente e non a caso da molti anni si procede di commissariamento in commissariamento.
“Non voglio polemizzare su come si sono spesi i soldi, su quanto pesano i costi del personale Iacp, sui problemi causati nei decenni scorsi per la divisione di competenze tra Istituto e Comune, sul passaggio delle risorse, sulle espropriazioni e via dicendo. Io dico solo, in 15 anni l’Iacp ha realizzato 15 alloggi l’anno. Parlo di alloggi non di palazzi…. E’ indifendibile. Noi adesso abbiamo un compito e sappiamo che non sarà facile, ma è una sfida che vinciamo tutti insieme e vedo un crescendo intorno a noi. Il risanamento porterà la ripresa dell’economia. Non solo per il mercato immobiliare, per chi ha una casa da vendere o affittare, ma per l’intera comunità. Non stiamo parlando di 3 milioni di risorse da spendere in un anno, ma di 150 in un colpo solo”.
Riqualificare le periferie, risolvere un problema sociale significa cambiare tutto, fare quel riscatto del quale parlava De Pasquale nel ’60 e che affonda le radici in tutte le umiliazioni che abbiamo subito dopo il sisma del 1908, tutto quello che ci è stato sottratto, tutto quello che ci è stato negato.
“Se adesso ci viene detto che corriamo troppo mi viene da sorridere, perché in questi 50 anni siamo stati fermi”.
Non lo dirà mai apertamente, ma nel suo cuore, la sfida più grande da vincere, è “celebrare” il 28 dicembre 2018 con la fotografia delle ruspe che finiscono di buttare giù le ultime baracche.
Rosaria Brancato