La riflessione

“#risaniamoliacasaloro: lo scannaliamento dei ben pensanti”

Mi permetto di intervenire nel dibattito che si è sviluppato in città in questi giorni in merito alla proposta del presidente di ARISME di acquisire l’Hotel Riviera e trasformarlo in appartamenti per il Risanamento, in virtù di quel poco di cui mi sono occupato della vicenda durante la mia esperienza IACP.

Non mi sono ancora fatto un’idea sul punto, perché non ho contezza del costo e dei lavori eventualmente necessari per l’adeguamento all’uso.

Cosa è oggi l’Hotel Riviera

Il Sindaco ha annunciato un sopralluogo con la stampa e sarà certamente un modo perché la città abbia la consapevolezza di ciò che è oggi l’Hotel Riviera: una delle pagine grigio scure della politica messinese degli ultimi trent’anni, ma non scrivo per questo.

In poche ore dopo l’annuncio, rispetto a cui non so nemmeno quanto lo stesso Marcello Scurria ci creda seriamente, ma a pensarci ed aprire un dibattito non si sbaglia mai, apriti cielo cosa è successo.

I ben pensanti…..

Oltre ai soliti ben pensanti, immediatamente scandalizzati dalla possibilità che i baraccati potessero vedere il panorama dello Stretto, piuttosto che andare ad abitare in centro, in una zona residenziale, commenti sui quali ovviamente solo il silenzio può essere la giusta considerazione da riservare, si sono scatenati coloro i quali hanno invocato i fasti turistici della città che non c’è più.

Un tempo che non c’è più

Ed allora pronti ad invocare la natura e la destinazione naturale del palazzo, i ricordi di un tempo che non c’è più e che, ovviamente aggiungo io, in quei termini ed in quei luoghi non è più nemmeno possibile immaginare, perché la città è cambiata, perché il mondo è cambiato e perché lo stesso modo di concepire il ruolo dell’accoglienza in hotel è cambiato da quando il Riviera ha smesso di fare quel “mestiere”, a chi giova?

Ce lo possiamo dire od è un’eresia in questa città che vuole vivere di ricordi, che il Riviera ha chiuso perché ai proprietari non rendeva e nessun altro imprenditore ha ritenuto conveniente investire lì i propri quattrini, o no?

Interessa davvero sbaraccare?

Ma torniamo all’aspetto che più secondo me deve invitare a riflettere la città ed i suoi abitanti: il Risanamento davvero interessa alla città che non ne è direttamente interessata?

Tema da brandire all’occorrenza

Oppure è soltanto un tema da brandire all’occorrenza, una questione da tenere circoscritta per quelle aree della città e deve soltanto alimentare magari nei dibattiti pubblici l’animo caritatevole dei messinesi da un lato e costituire argomento per la politica per riempire i programmi elettorali?

#risaniamoliacasaloro

Il si, però, di questi giorni a mio avviso deve fare riflettere e parecchio. Sembrerebbe dal dibattito che si è scatenato potersi concludere con un bel #risaniamoliacasaloro”.

Allora, può essere utile fare un passo indietro nel tempo: la legge sul risanamento muoveva da principi e propositi coerenti con lo scopo, perché immaginava di sostituire al degrado interventi complessivamente efficaci anche sotto il profilo dell’integrazione dello sviluppo urbanisticamente corretto di quelle aree che, oltre ad essere risanate dal degrado, avrebbero dovuto subire una svolta mediante la realizzazione di opere da destinare alla collettività a servizi pubblici quali strade, piazze, scuole, centri di aggregazione, parcheggi.

Ciò è stato possibile farlo in alcuni casi, specie negli ultimi interventi progettati e realizzati, ma non è stato cosi in tanti altri. Un esempio per me devastante di ciò che non avrebbe dovuto essere sono i 189 alloggi di Bisconte.

Concentrare in un’area diciamolo pure carente di servizi 189 famiglie e non essere in grado di gestire tutte le problematiche conseguenti in maniera adeguata è stato un fallimento che è ancora oggi sotto gli occhi di tutti.

La svolta nel risanamento

Quanti sono entrati in quel complesso e quanti sono scesi nei suoi sotterranei? Allora, non si può non prendere atto e riconoscere che sul Risanamento sotto il profilo dell’approccio metodologico e dell’idea su come risolverlo c’è stata una svolta nell’ultimo anno o poco più. Chi vuole negarlo o non conosce affatto il problema o è in mala fede.

Inutile dirlo, se in trent’anni si è riusciti a fare pochissimo, è evidente che qualcosa non ha funzionato non soltanto sotto il profilo operativo, ma è chiaro che non ha funzionato nemmeno sotto il profilo strategico e della scelta politica sul come risolvere il problema.

Non è stato soltanto un problema di soldi che per la verità ci sono stati e sono stati anche spesi, non ha funzionato il modo come risolvere il problema rispetto alla portata ed alla gravità del problema stesso. Si è trattato in buona sostanza soltanto di un pannicello caldo e non si può non prendere atto del fallimento.

Idea innovativa

Quindi oggi l’idea di affrontare il problema e risolverlo mediante l’utilizzo ed il recupero di volumi edilizi esistenti da reperire sul mercato, piuttosto che pensare a costruire nuovi alloggi, si rivela senza ombra di dubbio innovativa, non c’è che dire e saranno i fatti a dirci quanto sarà e si rivelerà efficace (fondi permettendo)

Ma c’è un problema che la Messina che si “scannalia” davanti alla proposta (?), boutade (?) dell’avv. Scurria si deve porre: vogliamo aiutarli davvero solo a casa loro o, casa loro (Messina) è anche la nostra?

Vogliamo davvero che su quelle aree liberate alcune delle quali davvero di pregio si possa progettare la città del futuro, si possano realizzare opere e servizi pubblici, oppure no?

Avete visto come si muore lì dentro?

E concludo rivolgendomi agli scannaliati, ma voi ci siete davvero mai entrati in uno di quei quartieri, in uno di quei vicoli, in una di quelle baracche?Avete mai visto come si vive e come si muore li dentro?

E per favore, lasciate pure perdere le parabole e le BMW posteggiate fuori…….

Giuseppe Laface ex commissario straordinario Iacp