Il Consiglio di Amministrazione dell'Ente Autonomo Regionale Teatro di Messina lancia un appello a politici, cittadini, sindacati e lavoratori. Il Cda dell’ente di via Garibaldi, che vive uno de momenti più bui della sua storia, ritiene che sia «assolutamente necessario avviare una battaglia comune per evitare che l'esiguità del contributo regionale previsto nel bozzone del bilancio in discussione all'Assemblea Regionale Siciliana (appena 4 milioni di euro, insufficienti anche alle spese di gestione) porti alla cessazione totale dell'attività artistica e culturale del Vittorio Emanuele». E’ quanto scrive in un comunicato, in cui sottolinea altresì che «non è assolutamente pensabile che la città, già depauperata di molte altre istituzioni, rimanga priva del suo unico polo di spettacolo.» Il CdA invita, quindi, l'intera classe politica messinese «a un intervento energico e immediato e chiede l'appoggio sentito di tutta la cittadinanza, affinché non venga disperso un patrimonio comune».
Dai componenti del Consiglio d’amministrazione parte anche una esplicita richiesta alle sigle sindacali e a tutti i lavoratori affinché riconsiderino «l'opportunità dello sciopero generale proclamato per martedì prossimo e che mette a rischio la prima di “Rigoletto”. Il CdA – si legge testualmente nel documento – rivendica con forza la decisione di aver avviato questa produzione, interamente allestita dalle maestranze dell'Ente Teatro di Messina, pur nell'incertezza economica determinata dalla Regione. Si è voluto dare un forte segnale di vitalità artistica e di capacità produttiva, a onta dell'assurdità del rischio chiusura. Tra l'altro – continua il documento – "Rigoletto" è stata realizzata con un costo complessivo di circa 500 mila euro, molto minore – di oltre la metà – di analoghe produzioni di teatri siciliani (che ricevono un migliore trattamento complessivo da parte della Regione), ma pur sempre una cifra ragguardevole rispetto al bilancio dell'Ente. Vogliono – si chiedono i componenti del Cda – le sigle sindacali assumersi la responsabilità della perdita economica e d'immagine (nei confronti degli abbonati, e non solo), quando invece la controparte comune è la Regione Siciliana?».
Per quel che riguarda la situazione complessiva dell'Ente Teatro, secondo il consiglio d’amministrazione del Vittorio Emanuele «sarebbe forse utile che tutti – Ente compreso – facessero il mea culpa, perché da molti e molti anni la situazione è immutata». Una premessa per tornare ad incalzare i sindacati ed i lavoratori che hanno indetto lo sciopero per martedì: «E allora – si legge infatti ancora nel comunicato – a chi giova fare saltare la prima di un’opera tanto attesa dagli abbonati e dalla città? Sono da rispettare le posizioni di lavoratori ed orchestrali ma la protesta, sicuramente legittima, non può oltrepassare i limiti tramutandosi in danno per l’Ente e per la comunità e soprattutto – cosa che sembra sfuggire a molti – per gli stessi lavoratori del Teatro. Le proteste andrebbero condivise e rivolte ad altre istituzioni, il CdA è pronto a dare il suo contributo unendo la propria voce a quella dei lavoratori ma solo per costruire e non per distruggere».Dai vertici del Vittorio Emanuele si leva , quindi, un solo grido: «Lavoriamo tutti per salvare il Teatro di Messina!».
Nello stesso documento con cui lancia un appello quasi “disperato”, il CdA fa il punto sui problemi dell'Ente e ricorda: «la trasferta di venerdì scorso a Palermo del presidente ha consentito che fosse sbloccato la semestralità rimanente del 2011, ammontante a euro 3.481.000,000; questo consentirà di pagare per intero i debiti del periodo, tutte somme regolarmente in bilancio; le tabelle di equiparazione, redatte dal commissario ad acta, sono alla Regione da molti mesi, corredate dalle osservazioni dei Revisori dei conti e dei sindacati, trasmesse a suo tempo da questo Ente; la loro applicazione dipende unicamente dalla Regione; infine – si legge ancora – la pianta organica è all'ordine del giorno del tavolo permanente, al quale sono stati convocati i sindacati Fistel-Cisl e Cisal, che hanno accettato il confronto; una riunione è stata indetta per il prossimo 20 marzo; ovviamente è auspicabile un ripensamento di chi si è tirato fuori volontariamente da questo "tavolo", in modo che la discussione continui nella maniera più ampia possibile; negli incontri sulla pianta organica, evidentemente, si parlerà anche della posizione e dei problemi dell'orchestra».