E’ un assedio che va avanti da anni. Incalzati dalle mareggiate, sotto scacco per via della costante erosione dell’arenile, i villaggi del litorale nord levano alta la loro protesta.
Palpabile il malcontento dei residenti che si mescola alla paura di veder risucchiate dal mare le proprie abitazioni. E, infatti, le porzioni di centro abitato delimitate dalle contrade Catuso, Torre, Faro e Silipazzi, guardano impotenti all’avanzare delle acque che hanno già intaccato le fondamenta di alcuni fabbricati sollecitando l’attenzione della stessa protezione civile comunale. Pochi metri più in là, a partecipare della sorte incerta degli agglomerati della zona, il parco letterario Horcynus Orca, custode di manufatti tra i quali spicca l’antica Torre degli Inglesi, divenuta oggetto, nel tempo, di vincoli architettonici posti dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali di Messina e le cui fondamenta ovest sono ormai a nudo. Persino i fragili equilibri economici della zona iniziano ad accusare il colpo: la pesca, principale attività svolta nei villaggi del luogo, è soggetta infatti a forti limitazioni durante la stagione invernale.
I progetti di ripascimento, le proposte, le soluzioni si sono alternate a ritmo instancabile – spiega Salvatore Ruello, già consigliere e presidente della VI Circoscrizione e consigliere comunale nel corso della trascorsa legislatura – eppure dinieghi, obiezioni e battute di arresto si sono susseguiti con altrettanta tempestività.
Una situazione di stallo difficile da digerire, soprattutto alla luce degli interventi messi in campo, invece, all’altro capo della città per far fronte alla stessa problematica che appare adesso in via di risoluzione grazie allo scarico di svariati metri cubi di sabbia sugli arenili.
Eppure le esitazioni, le farraginosità burocratiche, gli infiniti iter per approdare a una risoluzione definitiva della questione sembrano pesare di più sulla bilancia decisionale dell’Amministrazione. L’ultimo veto, quello sollevato dall’Assessorato Territorio e Ambiente, a seguito dell’ennesima denuncia, nei confronti del progetto portato avanti dall’allora assessore Isgrò. Irridibili e poco pregnanti appaiono – a dire dello stesso Ruello – le motivazioni che hanno condotto alla paralisi del piano di ripascimento: la mancata caratterizzazione della sabbie prima del loro deposito in situ.
Osservazioni che potrebbero ben perdere la loro importanza di fronte alla pressante urgenza messa in luce soprattutto a seguito delle ultime mareggiate che hanno instancabilmente flagellato l’intera riviera. Considerazioni che perdono poi i loro netti contorni se si pone attenzione ai lavori, di simile portata rispetto a quelli richiesti per Ganzirri e Torre Faro, che sono già stati avviati in zona sud, senza essere sottoposti al giogo di queste pastoie procedurali.
Anche il piano stralcio di bacino che appunta la propria attenzione sulle criticità idrologiche dell’intera costiera messinese, ha puntato l’indice sull’unità di Punta S. Raineri e Capo Peloro, evidenziandola tra quelle maggiormente bisognose di interventi, in tempi brevi, di tutela del territorio. Eppure ogni iniziativa langue, intrappolata nelle maglie stringenti di autorizzazioni e accertamenti, verifiche e consensi.
Una stasi a cui non può più darsi seguito, a garanzia del patrimonio territoriale che su queste zone a rischio insiste da decenni ma soprattutto a salvaguardia della popolazione residente che ormai da troppo tempo attende un segnale della presenza delle istituzioni.
(Sara Faraci)