Un’icona in stile bizantino raffigurante Sant’Antonio Abate, dipinta e donata al museo Cultura e Musica Popolare dei Peloritani da Annamaria Celi, iconografa della Comunità Ellenica dello Stretto, è l’occasione per ricoprire i Peloritani, attraverso l’esperienza ascetica degli anacoreti, e la presenza dei seguaci di San Basilio, nella lontana età bizantina.
All’umanita convulsa e smarrita dei nostri giorni i monaci Basiliani, che hanno consacrato i Peloritani, con cenobi e monasteri, alla meditazione e all’ascesi spirituale, posso dirci ancora molto sui bisogni dell’anima e della trascendenza, smarrita, e oggi più che mai necessaria.
Il padre del monachesimo cristiano orientale, ovvero Sant’Antonio Abate, patrono di Gesso, torna a casa, perché proprio nell’area dove oggi ricade il museo dei Peloritani, sorgeva uno dei tre monasteri Basiliani voluti dai Normanni, dopo la cacciata degli arabi, quello dedicato a San Basilio, oltre quello di San Gregorio e San Nicola.
All’evento in programma sabato 13 novembre alle 10.30 al Museo dei Peloritani di Gesso, prenderà parte Annamaria Celi, che con grande generosità ha voluto dare l’icona, che si aggiunge a quella donata qualche anno alla stessa comunità parrocchiale di Gesso; Daniele Macris, presidente della comunità ellenica dello Stretto, il Papas Antonio Cucinotta, che oltre al rito di benedizione dell’icona terrà una conversazione sul monachesimo siculo-calabro; e ancora, padre Giovanni Lombardo, animatore delle Valli Basiliane di Cumia, che parlerà delle emergenze eremitiche peloritane. A fare gli onori di casa, Mario Sarica, curatore scientifico del Museo Cultura e Musica Popolare dei Peloritani, che taglia quest’anno il traguardo prestigioso dei 25 anni di vita.