con delega al Monitoraggio del Piano di Riequilibrio, Guido Signorino, precisa infatti in una nota che “nell’udienza svoltasi ieri, mercoledì 24, alla Corte dei Conti di Palermo, è stata accolta la richiesta avanzata dal legale del Comune di Messina di portare in decisione la causa”.
Negli anni scorsi l’Ente ha avviato un contenzioso verso l’agenzia Riscossione Sicilia per la mancata informazione circa le attività poste in essere per il recupero dei crediti.
“ È noto – scrive Signorino – che la difficoltà alla riscossione è una delle cause più serie dei problemi finanziari del Comune, come ripetutamente e correttamente sottolineato dalla Corte dei Conti nei suoi numerosi richiami. Seguendo la legge, i crediti non riscossi vengono trasmessi dal Comune alla Riscossione Sicilia, che dovrebbe attivare entro i termini prescrizionali del credito gli strumenti e le azioni esecutive per procedere alla riscossione coattiva. L’agenzia ha l’obbligo di rendicontare sull’attività svolta e deve garantire il mantenimento del diritto di credito del Comune, fino alla sua riscossione, informando l’Ente su quanto posto in essere”.
“Dopo varie richieste di informazioni e chiarimenti rivolte dall’ufficio Tributi a Riscossione Sicilia, nel 2011 – spiega Signorino – l’agenzia ha risposto che il credito non riscosso per il Comune ammontava a oltre 62 milioni di Euro; per 32 milioni veniva comunicato un generico ‘avvio di procedure esecutive’, mentre i rimanenti 30 milioni risultavano ‘in corso di accertamento’ all’anagrafe tributaria”.
Vista la scarsa efficienza dell’agenza, il Comune ha deciso di intraprendere una guerra legale.
Un primo tentativo di azione proposto di fronte al giudice ordinario era stato rigettato per difetto di giurisdizione, visto che il giudice competente era la Corte dei Conti. Nel 2014 l’Amministrazione ha avviato la causa n. 62182 davanti alla magistratura contabile. Nello svolgimento del processo il Comune ha evidenziato le carenze di attivazione e di comunicazione di Riscossione Sicilia, il cui comportamento può avere causato una perdita di gettito, con danno alla città.
“Dopo cinque udienze nelle quali Riscossione Sicilia non ha prodotto le evidenze dovute, la Corte ha accolto la richiesta del Comune e la causa è stata posta in decisione. Precedenti di altri Comuni non siciliani, – conclude Signorino – evidenziano che la mancata ottemperanza all’obbligo di informazione sull’attività svolta rende responsabile l’agenzia della mancata riscossione, con la conseguente condanna della stessa a riconoscere gli importi non riscossi, aumentati per rivalutazione monetaria e interessi. L’Amministrazione auspica una rapida conclusione della fase decisionale, che ovviamente concorrerebbe a sostenere il riequilibrio finanziario dell’Ente, garantendo anche l’esigibilità di crediti attualmente ‘incagliati’ non per responsabilità del Comune”.