"Apprendo solo attraverso notizie di stampa che il sottoscritto sarebbe indagato dalla Procura di Caltanissetta in merito alla vicenda giudiziaria che ha coinvolto Antonello Montante. Ci tengo ad esprimere il mio totale stupore nell'apprendere tali notizie riferite alla mia persona visto che non ho ricevuto alcun avviso. Ho dato mandato al mio legale per attivarsi nei confronti della Procura per acquisire informazioni nel merito e comprendere, qualora esistesse, il motivo di un mio eventuale coinvolgimento. Sono altresì sereno in quanto consapevole che nelle mie attività e relazioni istituzionali ho sempre agito con correttezza, rettitudine e rispetto delle regole."
Così Maurizio Bernava, ex numero uno prima messinese e poi siciliano della Cisl, oggi dirigente delle formazione continua di Confindustria, replica alla notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati della Procura di Caltanissetta nell'ambito dell'inchiesta che ha portato agli arresti domicilia dell'ex presidente di Confindustria Sicilia.
L'ex sindacalista messinese, in particolare, è indagato per aver rivelato a Montante di essere stato ascoltato dagli inquirenti nisseni, e di aver raccontato di alcune dichiarazioni di Venturi su un pen drive passatogli da D'Agata ad una cena all'Hotel Porta Felice, tra la fine del 2015 e l'inizio del 2016.
L'altro messinese coinvolto è il carabiniere Letterio Romeo, all'epoca dei fatti al Reparto Operativo di Caltanissetta, poi a capo della sezione Dia di Messina. "Fai attenzione a quello che fai, altrimenti ti rompo tutti i denti, hai capito?", gli avrebbe detto Montante nel 2010.
Oggetto del contendere, delle foto che il carabiniere trovò nella documentazione sequestrata al boss di Serradifalco Vicenzo Arnone, arrestato quell'anno. Immagini che ritraevano Montante con Arnone e con Dario Di Francesco, poi diventato colaboratore di giustizia. E Romeo, secondo i magistrati nisseni, avrebbe distrutto le prove, compresa la relazione di servizio dove annotava la minaccia dell'ex presidente di Confindustria.
Sentito dai magistrati, il carabiniere ha negato di ricordare sia la telefonata che la relazione. Eppure un altro magistrato, Nicolò Marino, ha confermato di aver appreso del fatto proprio da Romeo.
Romeo è intanto sotto inchiesta a Reggio Calabria per fatti relativi a quando era in servizio a Messina, insieme al giudice della sezione fallimentare Giuseppe Minutoli e l'imprenditore della ristorazione Gianfranco Colosi. Gli inquirenti reggini hanno indagato sulla gestione delle aste fallimentari. L'inchiesta è inn questi mesi al vaglio preliminare.
Ma dalle carte e nei file sequestrati nella "stanza segreta" trovata a casa di Montante, nel vano blindato nascosto dietro una parete, gli investigatori nisseni hanno trovato altri documenti che riguardano Messina: tra i "spiati" per conto di Montante c'era anche il settimanale messinese Centonove, in particolare l'editore Enzo Basso e la direttrice Graziella Lombardo.
Montante avrebbe chiesto almeno due volte ad uno degli appartenenti alle forze dell'Ordine a lui vicini di controllare i carichi pendenti dei due giornalisti, e di un altro collaboratore che negli anni scorsi ha pubblicato sul settimanale messinese articoli severi nei confronti dell'allora big di Confindustria, in particolare Giampiero Casagni.
Secondo Montante, Casagni agiva non per spirito di cronaca ma perché in passato avrebbe chiesto un "aiuto" a trovare una collaborazione, aiuto che Montante non gli avrebbe fornito.