Ha il tono sereno Luigi Genovese, giovane rampollo della famiglia messinese che monopolizza ricchezze e bacino elettorale cittadino da generazioni, neo eletto all'Ars e oggi travolto dagli strascichi del ciclone giudiziario che ha investito la famiglia negli ultimi anni.
“Sto già valutando insieme al mio legale di fiducia le iniziative da assumere in sede giudiziaria, certo di dimostrare la linearità e la regolarità della condotta mia e dei miei congiunti, nella gestione dei beni di famiglia – dice Luigi Genovese – Anche se la tempistica di questo provvedimento può apparire sospetta, voglio credere che non vi sia alcuna connessione con la mia recente elezione all’Assemblea Regionale Siciliana. Per quanto detto, non consentirò nessuna eventuale strumentalizzazione in chiave politica. Ringrazio le centinaia di persone che già in queste ore mi hanno manifestato grande solidarietà e affetto".
Sulla tempistica del sequestro interviene anche il difensore, l'avvocato Nino Favazzo: “Non ho ancora avuto modo di leggere nè la richiesta dei Pubblici Ministeri nè, tanto meno, gli esiti delle attività di indagine che, della richiesta, costituiscono il necessario presupposto. Ogni considerazione a riguardo, quindi, sarebbe allo stato solo affrettata. Tuttavia, senza voler immaginare scenari “complottistici”, di certo colpisce la tempistica del provvedimento che, in relazione ad una notizia di reato risalente a circa tre anni addietro, dopo diverse proroghe, viene, forse richiesto, ma certamente emesso dopo che la dottoressa Chiara Schirò ha definitivamente regolarizzato, attraverso lo strumento della “voluntary disclosure”, la propria posizione con lo Stato italiano versando quanto dovuto a titolo di imposta sanzioni ed interessi ed all’indomani della recente tornata elettorale, in cui Luigi Genovese è stato eletto alla Assemblea Regionale Siciliana, registrando un significativo consenso.”