Nonostante la violenta impennata dei contagi per via della nuova variante Omicron, il Teatro Vittorio Emanuele di Messina, adottando tutte le precauzioni possibili, non ha voluto rinunciare al tradizionale concerto di Capodanno, una volontà quindi di resistere, di opporsi a questa pandemia che rischia di piegare ogni entusiasmo, soprattutto nel campo dell’arte e della musica in particolare, settore che era stato finora particolarmente penalizzato dalle restrizioni governative.
Il pubblico messinese ha risposto numeroso all’appuntamento, ma è un peccato che lo stesso pubblico sia stato quasi del tutto assente in occasione dell’interessantissimo Concerto Wagneriano del 23 dicembre u.s. Come ha detto il direttore Giuseppe Ratti a fine concerto, nel ringraziare la direzione del teatro, il pubblico e gli orchestrali, che lui considera la sua seconda famiglia, l’Orchestra del Teatro ha bisogno del pubblico messinese, e questo suona come un forte invito a frequentare i concerti del Teatro e non solo.
Il tradizionale concerto di Capodanno proposto dall’orchestra del Teatro Vittorio Emanuele di Messina diretta, come detto, dal Maestro Giuseppe Ratti, ha visto la partecipazione del soprano Desirée Rancatore, cantante siciliana di rilievo internazionale, che ha interpretato alcune fra le più belle arie del bel canto italiano ed europeo.
Dopo aver visto in televisione i tradizionali concerti di Venezia e di Vienna, così diversi fra di loro, il primo improntato prevalentemente sulla musica lirica italiana, il secondo interamente sulla musica viennese, in particolare valzer e polke degli Strauss, il concerto messinese ha proposto una via di mezzo, ove ha prevalso la musica italiana (ma anche francese e spagnola), ma non sono mancati due notissimi brani di Johann Strauss, e la tradizionale Marcia di Radetzky come bis finale.
È stato un concerto nel complesso molto piacevole, ove l’Orchestra del Teatro in alcuni momenti ha dato veramente il meglio di sé.
I brani orchestrali hanno visto grande protagonista innanzitutto la musica di Gioacchino Rossini, del quale sono stati eseguiti due Overture celeberrimi: quello da “La Gazza Ladra” e quello da “Il Barbiere Di Siviglia”. Il primo, che ha aperto il concerto, è uno dei brani più famosi e popolari del compositore italiano, reso ancor più celebre da Stanley Kubrick, che lo ha utilizzato magnificamente nel suo capolavoro “L’arancia meccanica”. Caratterizzato, naturalmente, dai famosi “crescendo” rossiniani, il brano è stato eseguito con la giusta brillantezza ed equilibrio dall’Orchestra, anche se non sono mancate alcune sbavature, specie nei fiati. Eccellente, invece, l’esecuzione dell’altro brano rossiniano, l’Ouverture da “Il Barbiere Di Siviglia”, la più celebre opera buffa della storia della musica, che gli orchestrali conoscono molto bene, avendo eseguito l’intera opra poco tempo addietro. Un’esecuzione praticamente perfetta, che ha entusiasmato il pubblico, e anche il maestro Ratti, visibilmente soddisfatto dalla performance della sua orchestra.
A differenza del concerto di Vienna, i concerti di inizio anno italiani inseriscono brani che non hanno la caratteristica gaiezza tipica dell’evento celebrativo dell’anno nuovo, ma hanno carattere lirico, o drammatico, ed infatti a Venezia abbiamo assistito addirittura alla rappresentazione di un’aria fortemente drammatica, “Vesti la giubba” da “Pagliacci” di Leoncavallo. Anche a Messina, sono stati eseguiti brani di tal tipo, in particolare l’Orchestra ha interpretato magistralmente due celebri Intermezzi sinfonici dal carattere lirico e altamente poetico: il bellissimo Intermezzo da “Fedora” di Umberto Giordano, e il celebre, splendido Intermezzo da “Cavalleria Rusticana” di Pietro Mascagni, un brano intenso e struggente, quasi un tenero e partecipato commento del musicista alla tragedia che sta per compiersi.
Altri brani eseguiti, più prettamente adatti alla circostanza, sono stati la festosa e rutilante Farandola di Georges Bizet, ed il brillante Trepak dal Balletto “Lo Schiaccianoci” di P. I. Ciajkovskij.
Ai brani orchestrali si è alternata la voce del soprano Desirée Rancatore, la quale, oltre i tradizionali brani dal tipico sapore di festeggiamento del nuovo anno – come l’irresistibile aria “Je Veux Vivre” da “Romeo e Giulietta” di Charles Gounod, ove la cantante ha potuto esibire i suoi eccellenti acuti, la sognante aria di Vilja dall’operetta “La Vedova Allegra” di Franz Lehar,e la spagnoleggiante “Petenera” da “La Marchenera” di F. M. Torroba –si è esibita in una toccante interpretazione dell’amatissima aria pucciniana da “La Boheme” “Mi Chiamano Mimì”, mirabile sintesi fra melodia popolare – quante volte, da piccolo, ho sentito mia nonna cantarla! – e musica colta.
Infine, nel pieno rispetto della tradizione viennese, due celeberrimi brani di J. Strauss: “Pizzicato Polka”, caratterizzato dall’’esecuzione interamente in pizzicato degli archi, e “An Der Schonen Blauen Donau” (Sul bel Danubio blu), uno dei più celebri e amati Valzer diJohann Strauss, ricco di temi conosciuti in tutto il mondo, ed eseguito ogni anno come bis nel concerto di Capodanno al Musikverein di Vienna. Nonostante i suoi temi fin troppo orecchiabili e popolari, è un brano amato anche dai cultori più esigenti, tant’è che Johannes Brahms una volta appose la sua firma a margine di alcune note del valzer scrivendo “Sfortunatamente non di Johannes Brahms”. Il celeberrimo Valzer è stato eseguito con il giusto respiro sinfonico, indispensabile per ottenere una esecuzione non “bandistica”. Ottima la direzione di Giuseppe Ratti, dalla gestualità controllata, sempre sobria ed elegante.
Un bis del soprano, la celebre e popolare canzone “Non ti scordar di me”diErnesto De Curtis, ha preceduto il tradizionale e atteso bis di chiusura, la Marcia di Radetzky di Johann Strauss padre.
Anche se alcuni sostengono che suonare questa marcia in Italia sia un vero affronto, trattandosi di un brano celebrativo della vittoria dell’esercito imperiale comandato dal conte Radetzky sulle truppe piemontesi (a Custoza), tuttavia il brano, avulso dal contesto in cui è nato, è sicuramente piacevole e trascinante, un trionfale ingresso del nuovo anno, una marcia dal ritmo irresistibile, accompagnata dal battere delle mani di tutto il pubblico, anch’esso diretto dall’ottimo Giuseppe Ratti.
Una serata di festa, augurale, che ci ha regalato un po’ di buon umore, con l’auspicio che il nuovo anno possa metter fine a questi tristi tempi, e ci faccia ritrovare la normalità, così bella e agognata solo quando la perdiamo.
Faccio mio l’augurio del Maestro Ratti, di rivederci cioè l’anno prossimo, al concerto di Capodanno……tutti senza mascherina.
Buon anno.