“A fermarsi alla semplice elencazione dei dati, a notare il disagio e le difficoltà che si vivono nel nostro territorio, ci si potrebbe far prendere dallo sconforto. Il rapporto che oggi la Caritas presenta, invece, vuole guardare ad una prospettiva positiva, a ritrovare la speranza, come recita anche il titolo dello studio, ad un futuro migliore”.
Sono le parole dell’arcivescovo, Calogero La Piana, a spiegare il senso dello studio della Caritas sulla povertà in città e in provincia nel biennio 2011/12. Il presule ha voluto complimentarsi “con quanti hanno a cuore il bene delle persone e si confrontano tra loro riflettendo insieme. La Chiesa ha sempre avuto attenzione per le fasce deboli. Mentre purtroppo l’impoverimento si allarga, è bello notare che la solidarietà sociale aumenta. E’ questo un segno di speranza, il fattivo impegno nei confronti di chi ha bisogno”.
Mons. La Piana ha sottolineato, in presenza delle istituzioni, l’emergenza lavoro: “Parte tutto da lì, la mancanza di lavoro crea difficoltà nelle famiglie di tipo economico, sociale e nei rapporti. E’ la distruzione dell’uomo. Non a caso, anche la Settimana Teologica di quest’anno è stata incentrata sull’interconnessione tra famiglia e lavoro, considerata come un’unica emergenza”.
Sul tema del lavoro si è soffermato anche il presidente del Consiglio Comunale, Giuseppe Previti, in rappresentanza di palazzo Zanca: “L’obiettivo primario delle istituzioni – ha affermato – dev’essere quello di valorizzare il capitale umano, soprattutto in una città come Messina dove i giovani vanno via. In questo senso – secondo Previti – bisogna scommettere sull’ambiente, sulle energie rinnovabili, sui beni culturali e sul turismo, settori che possono creare occupazione in città”.
Il rapporto, curato dalla Caritas, è stato programmato con il coinvolgimento di altre realtà cittadine, quali i Padri Rogazionisti, l’Opera Don Orione, la Comunità Sant’Egidio, le cooperative “S. Maria della Strada” e “Gocce” ed ancora le organizzazioni sindacali, l’Ordine dei Medici e il Sunia, Sindacato Unitario Nazionale Inquilini ed Assegnatari.
Il progetto si è articolato tramite il Centro di Ascolto Diocesano ed i centri di ascolto parrocchiali. L’obiettivo è quello di tenere sempre viva la speranza che la povertà non è status immutabile, ma condizione momentanea. L’impossibilità di far fronte alle spese non è l’unico disagio vissuto. Aumentano le depressioni, le tensioni familiari, i finanziamenti illegali, le dipendenze da gioco d’azzardo.
In questi anni, la Caritas ha fornito supporto per le ristrutturazioni di baracche o di piccole abitazioni, ha contribuito a pagare utenze, acquistato elettrodomestici o farmaci, pagato spese di viaggio per lunghe ospedalizzazioni, acquistato materiale scolastico, cibo e abbigliamento, pagato corsi di formazione e tasse di iscrizione all’università. Ed ancora supporto a chi ha subìto le alluvioni del 1 ottobre 2009 e del 22 novembre 2011 ed ai rom dopo le sbaraccamento del campo di San Raineri e la sistemazione in nuovi alloggi.
Nel 2011, l’11,1 % delle famiglie risulta relativamente povero, mentre il 5,2 % lo è in termini assoluti. La soglia di povertà relativa, per una famiglia di due persone, si attesta sui 1.000 euro. L’utenza media dei Centri di Ascolto Caritas non coincide necessariamente con emarginati gravi e soggetti senza dimora. Anzi l’83 % delle persone ha un domicilio, il 50 % è sposato e il 53,4 % sono donne. Rispetto al 2009, aumentano gli anziani del 51 %, le casalinghe del 178 %, i pensionati del 65,6 %, i genitori con figli minori conviventi del 53 %. Diminuiscono, invece, del 58 %, gli analfabeti, a testimonianza della “normalizzazione sociale” dell’utenza Caritas. La maggior parte degli utenti sono italiani, poi marocchini, rumeni, srilankese e tunisini. In misura molto minore di altre nazionalità.
Quattro i diritti giudicati prioritari nel rapporto e affrontati con estrema cura: la casa, il lavoro, la salute e l’istruzione.
LA CASA
A Messina, su circa 245mila abitanti, esistono 110mila alloggi. 70mila sono abitati dai proprietari, 25mila sono dati in locazione con contratti regolari, 10mila con locazione in nero, 5mila sono vuote o invendute, 3mila famiglie vivono in baracca, mentre sono circa 7mila 500 (4mila 500 dello Iacp e 3mila del Comune) gli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica. Si contano inoltre 300 sfratti per morosità e 50 per finita locazione.
Si evince che aumentano gli sfratti per morosità, dato che diventa anche un titolo negativo perché nessun proprietario è più disposto ad affittare una casa a quella famiglia. La maggior parte degli sfrattati sono lavoratori di mezza età licenziati, che non riescono a ritrovare lavoro. E spesso, in questi casi, a piangere è anche il locatore che col canone percepito arrotonda la pensione. Gli affitti aumentano anche per recuperare il costo dell’Imu e alcune persone non riescono a pagare neppure i 52 euro al mese di affitto degli alloggi popolari. In Italia il patrimonio di Edilizia Residenziale Pubblica è il più basso d’Europa.
Le conseguenze sono presto dette: occupazioni abusive, costruzioni abusive, permanenza notturna nelle auto, indebitamento e usura. Recentemente il Comune ha pubblicato un bando per l’assegnazione di 25 alloggi popolari e si prevede la presentazione di circa 5mila domande, per il cui esame occorrerà più di un anno. Poi ricorsi e verifiche, tempi lunghissimi.
Le proposte del Sunia, il Sindacato degli inquilini, sono quelle di assegnare le 60 botteghe dello Iacp a delle famiglie concedendo di trasformarle in abitazioni in cambio di un anno di canone; trasformare le caserme militari dismesse in piccoli villaggi con un progetto di social housing; rimpinguare il fondo per il sostegno all’affitto eliminando la cedolare secca.
L’ISTRUZIONE
Il 64 % delle persone che si rivolgono alla Caritas messinese non ha un titolo di studio, dato che sale al 73 % se si aggiungono gli analfabeti e coloro che non hanno conseguito il titolo di studio dell’obbligo. Laureati e diplomati raggiungono il 5,31 % del campione. Chiaramente la povertà cresce con il diminuire dei livelli di istruzione ed è alta la probabilità di veder replicata la mancanza di istruzione anche nella generazione dei figli.
A Messina solo il 5 % delle scuole offre il tempo pieno, a Milano il 95 %. E per far fronte alle difficoltà economiche di palazzo Zanca, sono aumentate le fasce di contributo per il servizio mensa. E’ gratuito solo per chi ha un reddito inferiore a 2mila euro; si paga 2,50 euro a pasto per un reddito entro i 9mila euro e 3,59 euro a pasto per i redditi superiori a 9mila euro.
LA SALUTE
La spesa sanitaria pubblica è di circa 112 miliardi di euro, pari al 7 % del Pil e a 1.842 euro annui per abitante. In Italia è molto inferiore rispetto a quella di altri importanti paesi europei. In tutte le regioni, tra il 2002 e il 2009 si è verificata una convergenza verso la media nazionale del numero di posti letto ospedalieri, passati da 4,3 a 3,5 per mille abitanti. I tumori e le malattie circolatorie si confermano le principali cause di ricovero ospedaliero ed anche le principali cause di morte in quasi tutti i paesi europei.
IL LAVORO
Negli ultimi 5 anni al sud si sono persi 336mila posti di lavoro. Perdono quota soprattutto gli uomini e la fascia dei giovani sino a 34 anni. Al sud lavorano 428mila persone in meno e 305mila in meno solo in quella fascia d’età. In Provincia di Messina le ore di Cassa integrazione sono aumentate del 233 %.
Tra i settori che hanno sofferto di più, l’industria e le costruzioni, ma si sono persi posti anche nella scuola e nella sanità. Al sud, segno positivo solo nel settore dell’alloggio e ristorazione (30mila occupati in più), di informazione e comunicazione (ma solo 2mila occupati in più) e dei servizi alle imprese.
(Marco Ipsale)