MESSINA – Il 25 settembre si andrà a votare e, malgrado i tanti annunci dei partiti, la legge elettorale contestata resta in vigore. Nuovamente alle urne con una legge incostituzionale? L’allarme arriva da Messina dove, a suo tempo, è stata intentata la causa contro il Rosatellum bis appunto. Che ancora attende la sentenza.
Per i giuristi messinesi che si sono intestati la battaglia, a cominciare dal senatore Enzo Palumbo, il processo si è trasformato in un vero e proprio gioco dell’oca, tanto da far definire loro la Corte d’Appello come “corte dei rinvii”.
“Sette udienze sono state sin qui fissate, a partire dal 20 aprile 2020 e sino all’ultima di ieri, nuovamente rinviata al 20 febbraio 2023 – spiega lo storico esponente dei Liberali e membro del Csm – in una sorta di gioco dell’oca tra rinvii d’ufficio a lontanissime udienze e inutili tentativi di anticiparle con reiterate istanze, in esito alle quali l’udienza veniva anticipata e poi nuovamente differita d’ufficio, quasi sempre per una presunta mancanza di urgenza e, da ultimo, per la mancata sostituzione del giudice che doveva occuparsene. Insomma, nessuna delle sette udienze è mai stata effettivamente celebrata con qualche particolare attività processuale, per altro neppure necessaria trattandosi di una causa da decidere allo stato degli atti. Un vero campione di lentezza processuale, e non certo dovuta a qualche cavillo avvocatesco ma per meri rinvii d’ufficio.”
“Che la trattazione di questa causa fosse assolutamente urgente è dimostrato dal fatto che si tratta di un
giudizio in cui i ricorrenti hanno sollevato cinque questioni di legittimità costituzionale dell’attuale legge elettorale n. 165-2017, il famigerato “rosatellum”, contro il quale si appuntano da anni gli strali di costituzionalisti, politici e opinionisti, tutti concordi sul fatto che si tratta di un autentico furto di Democrazia, con cui siamo stati costretti a votare (per chi l’ha fatto) nel 2018 e col quale voteremo ancora (per chi vorrà farlo) il 25 settembre, nell’inerzia, per un verso, del Parlamento cui toccava di modificarlo specie dopo il brutale “taglio dei parlamentari”, e per altro verso dei giudici messinesi, che avrebbero potuto metterci rimedio dubitando almeno della sua legittimità costituzionale, portandolo alla valutazione della Corte Costituzionale”, scrive Palumbo in una nota condivisa con gli altri ricorrenti, Antonio Gemelli, Francesca Ugdulena, Tommaso e Giuseppe Magaudda, Andrea Pruiti Ciarello, i professori Giuseppe Rocco Gembillo e Pippo Rao e il dottor Samuele Tardiolo.
“Se alla prossima occasione non vi sarà un nuovo rinvio e la Corte affronterà invece il merito ritenendo i dubbi di costituzionalità come “non manifestamente infondati”, la Consulta potrà occuparsene soltanto l’anno prossimo, a “babbo morto”, quando il nuovo Parlamento si sarà insediato e quindi non ci sarà più nulla da fare, almeno per la prossima Legislatura, che sarà inevitabilmente eletta con questa legge elettorale che tutti considerano pessima, e che i ricorrenti, quasi tutti di area liberale, hanno
sin qui inutilmente contestato anche alla luce dei principi fissati dalla Corte Costituzionale con la Sentenza n.1/2014, quella che ha dichiarato l’incostituzionalità del più famoso “porcellum”, ricordano i firmatari.
L’appello critica il travagliato iter parlamentare seguito per l’approvazione del Rosatellum, evidenziando poi la violazione dei principi della sovranità popolare, della pari dignità e dell’eguale capacità politica ed elettorale, attiva e passiva dei cittadini, come pure la violazione dei principi di rappresentanza territoriale, garantita e tutelata dalla Costituzione con la previsione del voto personale, diretto ed eguale che, secondo i ricorrenti, il Rosatellum non garantisce quando prescrive l’irragionevole voto congiunto tra candidati nei collegi uninominali maggioritari e nei collegi plurinominali proporzionali, oltre che per il meccanismo di trascinamento tra candidati, liste e territori del tutto estranei al territorio dell’elettore. Insomma, com’era già avvenuto per l’Italicum, i giuristi messinesi confermano di essere un presidio di legalità.