Finita nella maniera prevedibile la stucchevole vicenda della delibera relativa il contratto di servizio a favore della Messina servizi, sarebbe lecito sperare che finalmente qualcosa possa cambiare e la Città possa essere un po' più pulita e decorosa.
Abbiamo assistito ad un gioco delle parti poco edificante: da una lato si è spinto sul "ricatto" occupazionale e sulla presunta impossibilità di prorogare il servizio a Messinambiente oltre il 30 giugno (smentita subito dopo dai fatti); dall'altra un tirare a campare con l'unico obiettivo di mettere in difficoltà l'amministrazione senza una proposta alternativa e con comportamenti anche censurabili rispetto ai doveri di rappresentanti eletti dai cittadini.
E adesso?
Adesso, a parere di alcuni fuori tempo massimo, arriva una proposta, quella di allargare il perimetro azionario della nuova società, per darle linfa, renderla forte e capace di stare sul mercato in maniera efficiente e, perché no, produrre utili a nostro favore, come avviene in tante altre città.
Mi prendo la responsabilità, a titolo assolutamente personale, di dire che l'amministrazione ha il dovere di valutare con estrema attenzione questa indicazione perché può rappresentare la svolta che consentirebbe una volta per tutte di cambiare passo in un settore che in alternativa continuerebbe a vivere di stenti.
Intanto, e sgombriamo il campo dalla prima critica, nessuna contraddizione con la volontà, ribadita anche negli atti propedeutici approvati dal consiglio, di mantenere pubblica la società.
Certamente partner di elevato standing, così come avviene ovunque il servizio funziona alla perfezione, mettendo a disposizione know-how, capacità gestionali e conoscenza del settore, risolverebbero da subito tutte le difficoltà in cui la neonata società si troverebbe, le stesse in cui si trova adesso Messinambiente della quale purtroppo la nuova appare come la fotocopia in carta ripulita.
Ho letto già alcune risposte perplesse su questa proposta da parte del dg (Le Donne ndr) e dell'assessore al ramo (Ialacqua ndr).
Sulle perplessità del primo non mi pronuncio, anche perché in questi anni ha più volte cambiato idea sulla questione.
Quanto invece all'affermazione che la società dovrebbe avere soci solo locali, mi pare contraria a qualsiasi elemento logico ed economico. E che la delibera di costituzione sembrerebbe prevederlo è la conferma che spesso si redigono atti, e poi si votano, senza la necessaria attenzione. Mi permetto di aggiungere che questa osservazione (mantenere l'ambito locale) è irrispettosa perfino della storia personale del nostro Sindaco e di tutto quello che lui ha sempre detto riguardo tutti gli ambiti dell'amministrazione.
Non ultime, tra le tante, le ripetute dichiarazioni di Renato di non ragionare come fossimo "in un condominio", di guardare sempre fuori, di "richiamare le pratiche e le esperienze da ovunque provengano" per migliorare la nostra comunità.
Per concludere, leggere in un documento redatto da uno dei consulenti più ascoltato da questa amministrazione che "il totale asservimento ad un socio pubblico in crisi finanziaria come il comune di Messina " è causa della crisi di questo modello, è una ulteriore conferma che bisogna cambiare marcia e aprire un serio confronto su questo tema.
Messina ha bisogno di guardare al futuro.
Elio Conti Nibali
vice presidente Organismo tenuta e vigilanza albo unico dei consulenti finanziari ( OCF)