Lo hanno lasciato le donne. Un posto occupato. Uno sgabello alla posta, una poltrona a teatro, una panchina nel parco. Si sono allontanate per qualche minuto. Non torneranno a prendere le loro borse, le sciarpe, i cappotti rimasti adagiati. Donne. Madri, figlie, sorelle che hanno avuto la colpa di imbattersi nell’uomo sbagliato. In quell’idea distorta e perversa dell’amore che non è amore, che è possesso, usurpazione della persona, massima conseguenza di egoismo smisurato, al peggio, turba psicologica. Uccise da chi diceva di amarle.
“Femminicidio” una parola che fa tristemente capolino nei nuovi dizionari, nei codici legali, nelle aule di tribunale, nella realtà d’ogni giorno. Il provento di un “arricchimento” linguistico che trova radici in una nuova realtà. Una parola forte che si rapporta a un fenomeno vile e degradante che prende piede, dilaga, si spiega con riferimenti alla mutata società, alla diversa percezione della donna, all’epoca del tutto e subito, dei rapporti fulminei, del rispetto che manca, della percezione edonistica di sé, che si traduce, molto più semplicemente, in una vita in meno.
Il posto occupato sarà, l’8 marzo, giornata internazionale della donna, quella presso ristoranti, bar, trattorie, paninoteche e tutti quegli esercizi commerciali che decideranno di cogliere il senso vero di questa festa più che in un mazzo di mimose nel ricordo del male.
L’iniziativa, promossa dal gruppo Pari opportunità del movimento “Cambiamo Messina dal basso”, questo sabato celebrerà la donna in una veste nuova, quella della persona violata, offesa, svilita, infine uccisa. Il posto occupato darà voce alla protesta contro quell’umanità bestiale che non riconosce confini, che sfoga le proprie frustrazioni nel modo più aberrante da immaginare.
Chiunque potrà aderirvi, scaricando il poster d’impatto sul sito www.postoccupato.org e riservando, all’interno del proprio esercizio, un posto a sedere, quello stesso che avrebbe potuto occupare una delle vittime di tanta brutalità. Una donna. Una madre. Una figlia. Una sorella.
(Sara Faraci)