Si spengono le luci al Vittorio Emanuele, è l’ultimo atto?

I portoni chiusi, le luci spente, poca gente davanti al Teatro Vittorio Emanuele sbarrato, nella sera della prima che non è più “prima” del Rigoletto. Davanti al Teatro i lavoratori, gli orchestrali, i sindacalisti ed i giovani del Teatro Pinelli itinerante con uno striscione di solidarietà. E nessun altro. L’immagine di questa sera potrebbe diventare la fotografia del futuro se non si arresta un meccanismo che sta stritolando la cultura, il lavoro, la dignità, le speranze.

Dunque stasera il Rigoletto non è andato in scena. “Colpa dello sciopero dei sindacati” sostiene il Cda dell’Ente, lo scrive in un comunicato e nella comunicazione affissa ai portoni chiusi. “Colpa di una gestione incapace e incompetente che ha portato l’Ente al collasso” replicano Cgil, Uil, Cisal e Sidars, promotori dello sciopero. Il muro contro muro è ormai senza possibilità di ricuciture e tutto questo nel silenzio assoluto della Regione che solo oggi ha fatto sapere di un commissariamento imminente, soluzione annunciata ormai da mesi.

“L’Ente Autonomo Regionale Teatro di Messina informa che stasera, martedì 19 marzo, il Vittorio Emanuele rimarrà chiuso. A causa dello sciopero generale proclamato da alcune sigle sindacali la prima dell'opera lirica "Rigoletto" non avrà luogo- rende noto il Cda- Pertanto gli abbonati al primo turno avranno diritto a ottenere un posto nei rispettivi settori negli spettacoli di giovedì 21 (ore 21) o di sabato 23 (ore 17,30). Analogo diritto, in alternativa al diritto di rimborso, avranno gli spettatori che hanno acquistato il biglietto per la prima. Anche gli abbonati della scorsa stagione, in cui "Rigoletto" non è andato in scena a causa dei tagli regionali, e che non hanno rinnovato l'abbonamento, potranno assistere all'opera di Verdi giovedì o sabato. In tutti questi casi, gli aventi diritto – allo scopo di avere garantito il miglior posto possibile nel settore di appartenenza – sono cortesemente invitati a presentarsi al botteghino del Vittorio Emanuele entro le ore 12,30 di giovedì 21 marzo. L'Ente Teatro si scusa con abbonati e spettatori per il disagio, peraltro indipendente dalla propria volontà”. Il Rigoletto , produzione dello stesso Teatro Vittorio Emanuele, sembra essere destinato ad una “sorte” difficile, visto che già lo scorso anno non è andato in scena per via dei tagli. In realtà l’opera è il simbolo di una situazione divenuta non più sostenibile.

Davanti al Vittorio Emanuele chiuso c’erano i lavoratori di quel teatro, le persone che ogni giorno “gli danno vita e anima”, dagli orchestrali ai tecnici, dagli impiegati alle sarte, dai costumisti agli scenografi. Paradossalmente fuori dal Teatro c’erano gli abitanti del Teatro stesso, i pilastri senza i quali restano solo mura. Perché in fondo, i Cda sono tutti di nomina politica ed anche i migliori e gli indimenticabili, prima o poi vanno via col cambiare dei colori dei governi che li nominano, ma gli artisti, i lavoratori, in quel Teatro hanno la loro casa e il futuro. Ed è tutta qui la sintesi di uno scontro che ormai è ai capitoli finali, perché l’Ente, senza soldi e senza interventi, ha il destino segnato. Chiuderà battenti, sarà simile all’immagine di stasera. Ma fuori dal Teatro, stasera, c’è chi lotta affinchè ciò non avvenga. I motivi dello sciopero sono noti, mancanza di stipendi, di programmazione, mancata stabilizzazione degli orchestrali nonostante la legge regionale del 2005, assenza di una pianta organica. I sindacati ricordano che al Bellini di Catania gli orchestrali a tempo indeterminato sono 110, i coristi 80, gli amministrativi 22. A Messina nessun orchestrale è a tempo indeterminato e quest’anno non lavoreranno più di 40 giorni, le sarte appena 5. Gli impiegati amministrativi a tempo indeterminato sono 54. Nel mirino di Cgil, Uil, Cisal e Sadirs ci sono gli ultimi Cda ed il sovrintendente Magaudda ed una gestione che ha portato alla situazione attuale. Le quattro sigle sindacali chiedono da tempo le dimissioni di questo Cda, “che da due mesi ha attivato un tavolo permanente che non si sa ancora cosa ha prodotto”. Allo sciopero non ha aderito la Cisl che condivide le motivazioni ma non “il metodo” ritenendo invece più consono il “tavolo tecnico con la politica”. Probabilmente la stessa politica che in questi anni non ha mosso un dito mentre la cultura moriva e che solo nelle ultime 48 ore ha dato qualche timido cenno. Anche Crocetta da novembre ha garantito un intervento che non è ancora arrivato. Ma i precari, gli orchestrali a 40 giorni che non bastano neanche per ottenere la cassa integrazione, gli impiegati senza stipendi, non hanno più tempo. A dare solidarietà ai manifestanti c’erano solo gli attivisti del Teatro Pinelli Itinerante: “ Rigoletto. Ispirato al dramma di Victor Hugo."Le roi s'amuse" (il re se la spassa)- dicono- Una storia di re prepotenti e cortigiani in cerca di dignità… Si poteva scegliere di meglio per lottare? Il Cda ha fatto un appello per scongiurare lo sciopero dicendo: siamo tutti sulla stessa barca. Non è così, in questa barca c’è chi ha passato gli ultimi tempi a prendere il sole e chi ha lavorato. Se il Rigoletto salta è responsabilità del C.d.a. incompetente e inadeguato, nominati dagli stessi politivi che hanno saccheggiato la nostra città”. Nella stessa barca, per quanto grande e per quanto faccia acqua, ci sono i mozzi e ci sono i passeggeri sul ponte. L’immagine di stasera è davvero un simbolo, con un Teatro, il Vittorio Emanuele con le luci spente e i portoni chiusi, e un altro, l’ex Teatro in Fiera ridotto in macerie e fuori, a manifestare insieme i lavoratori e gli attivisti del Pinelli. Quanti, e sono in tanti, hanno ridotto queste due realtà così, non si sono visti. Gli unici che ancora lottano sono quelli che vengono accusati di causare danni all’immagine di una città massacrata da decenni di malapolitica.

Rosaria Brancato

FOTO DI ALESSIO VILLARI