Stamattina Daniele David, Segretario provinciale Fillea Cgil Messina e Adriano Sgrò, Segretario Nazionale Funzione Pubblica Cgil, al mercato Zaera hanno raccolto le firme per l’abrogazione delle modifiche dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e dell’articolo 8 del Decreto 13/8/2011 N 138.
“I due quesiti abrogativi – dichiarano – puntano ad arrestare il violento attacco, carico di livore antisindacale, a cui è sottoposto il lavoro. Sarebbe meglio parlare di “attacchi paralleli”, perché il primo fu attuato dal governo Berlusconi e il secondo dal governo tecnico, che però si muovono sulla comune matrice liberista”.
Articolo 18 dello Statuto dei lavoratori: “Il governo Monti ha cancellato la norma che imponeva il reintegro del lavoratore licenziato senza giusta causa o giustificato motivo a fronte di una sentenza del giudice favorevole al lavoratore. Una manomissione del principio guida dell’art. 18 che punta ad aggredire – attraverso un permanente clima di paura nei luoghi di lavoro – tutti i diritti, le conquiste storiche del movimento operaio e il sistema di protezione sociale pubblico.
In gioco c’è, naturalmente, il futuro dei giovani e dei precari che potranno trovarsi paralizzati dalla stessa identica ricattabilità vissuta nella stretta della precarietà anche nel caso fossero “stabilizzati” con contratti a tempo indeterminato”.
Articolo 8 del Decreto 13/8/2011 N 138: “Approvato all’interno della manovra economica, Tremonti e Sacconi sembrò a molti una modifica “ad aziendam” per la Fiat. Con quel decreto si demandarono agli accordi aziendali materie centrali per l’organizzazione del lavoro, come la classificazione e l’inquadramento del personale, le mansioni, l’orario di lavoro, i contratti a termine, i contratti a orario ridotto, il regime della solidarietà negli appalti o il ricorso alla somministrazione di lavoro”.
“La raccolta firme in difesa del mondo del lavoro – hanno concluso i sindacati – rappresenta una straordinaria occasione non soltanto per difendere il principio che non si può accettare la compressione dei diritti, ma anche per identificare e rilanciare il mondo del lavoro come soggetto vitale della e per la democrazia. Il migliore antidoto a quel senso diffuso di scollamento e rifiuto verso la politica che troppo frettolosamente viene spesso identificato nella generica formulazione dell’antipolitica”.