Mentre nell’Aula del consiglio comunale i tre deputati regionali Formica, Picciolo e Germanà replicavano al presidente dell’Ars Ardizzone sulla vicenda Piemonte, i consiglieri comunali Udc nella sede del gruppo ribadivano quanto detto sin dalla presentazione dell’ordine del giorno sul passaggio del Piemonte all’Asp e poi ripetuto in seguito all’impallinamento della proposta da parte dei colleghi Pd. Per i centristi a questo punto è fondamentale che si esprima il neo assessore Gucciardi e che valuti la proposta alternativa. Un ulteriore messaggio riguarda poi Accorinti che finora non ha detto cosa pensa in merito all'ordine del giorno Udc che sarà riportato in Aula.
A mancare però era proprio l’ispiratore di quella proposta, nonché tra i principali sostenitori della battaglia per il pronto soccorso e cioè Libero Gioveni che invece era tra i banchi ad ascoltare le dichiarazioni dei “rivali”, quelli cioè del fronte Neurolesi. Gioveni ha comunque ribadito di essere sempre d’accordo sull’odg “concordo sul merito ma non sul metodo”, e ha spiegato le motivazioni.
Il capogruppo Mario Rizzo, i consiglieri Mariella Perrone ed Andrea Consolo hanno in sintesi confermato quanto già illustrato sia in due conferenze stampa che in Aula in vista di un dibattito e di un voto sull’ordine del giorno che però non c’è mai stato.Mario Rizzo ha sottolineato come il sindaco Accorinti finora non si sia espresso sulla proposta centrista, un silenzio che il capogruppo Udc sottolinea, aggiungendo come l'auspicio sia che in Aula il primo cittadino dica come la pensa. Mariella Perrone si è soffermata sul fatto che il neo assessore alla sanità Gucciarti non ha ancora avuto modo e tempo di valutare la proposta alternativa e pertanto potrebbe avere una posizione diversa rispetto a quella della Borsellino. Alla luce di questo gli Udc porteranno all'attenzione di Gucciardi l'ordine del giorno. "I riflettori devono restare accesi- ha detto la Perrona- a maggior ragione adesso, dopo l'eco seguita alla conferenza stampa di Ardizzone. La nostra resta una posizione valida, sbaglia chi pensa che non sia fattibile o che dopo il 2016 saremmo di nuovo al punto di partenza, perchè non è così. E anche il direttore generale Sirna non ha escluso l'esame di questa proposta. Noi diciamo, discutiamone, c'è ancora tempo e c'è la possibilità di farlo anche all'Ars oltre che in Consiglio comunale".
In particolare Andrea Consolo, primario di cardiologia, si è soffermato sugli aspetti tecnici delle due soluzioni e cioè le conseguenze per il Piemonte in caso di accorpamento con il Neurolesi o con il passaggio all’Asp. A rischio infatti, così come spiegato dagli esponenti centristi, ci sono i reparti direttamente collegati al Pronto soccorso, nonché il Punto nascite, ormai destinato al trasloco al Papardo. A questo quadro già complesso ci sono da aggiungere i primi provvedimenti presi dal manager del Papardo Michele Vullo sia come conseguenza della necessità di assicurare le ferie al personale che come diretta applicazione del riordino della rete ospedaliera e delle disposizioni del decreto Balduzzi e che stanno comportando le chiusure e la sospensione dei ricoveri in alcuni reparti. L’odg dell’Udc, che presta anche attenzione alla sorte dell’ex ospedale Regina Margherita e propone la riapertura del dibattito con la possibilità che il Comune torni a gestire l’area (l’immobile attualmente è di proprietà della Regione e quindi dell’Asp) è stato argomento anche della conferenza stampa del presidente Ardizzone che ha ribadito come l’unico modo per salvare il Pronto soccorso sia il passaggio all’Asp fino al 31 dicembre 2016.
Oggi in conferenza stampa quindi i consiglieri comunali hanno ripetuto quanto messo nero su bianco sull’ordine del giorno “neutralizzato” dall’Aula nel corso di due sedute surreali.
A pesare però sulla conferenza stampa di oggi è stata l’assenza di Gioveni, primo firmatario di quel documento (e sempre presente a tutte le manifestazioni al Piemonte) e di numerosi interventi sulla vicenda.
“Oggi i miei colleghi del gruppo, su indicazione del partito, hanno “riparlato” della nostra proposta di far gestire l'ospedale Piemonte all'ASP-spiega- a sostegno però della conferenza di venerdì scorso del presidente dell'ARS Giovanni Ardizzone che, nonostante le nostre battaglie in Aula e pur essendo un autorevole esponente del nostro partito, non ci ha affatto coinvolti nell'iniziativa (un gesto che politicamente non mi ha lasciato indifferente). Ho ritenuto difendere la mia dignità politica, calpestata dal mancato senso di partecipazione e del lavoro collegiale!!! Per questo motivo, non condividendo il metodo dell'On. Ardizzone e non, ripeto, il merito della proposta, ho preferito non prestarmi al gioco di "osannare" un personaggio che ha dimostrato di non avere rispetto del nostro lavoro!!!”
Libero Gioveni non mette in discussione né il rapporto con il partito né quello con i colleghi ma nel ricordare le battaglie fatte per salvare il Pronto soccorso e quelle per sostenere l’ordine del giorno in un’Aula che ha fatto il tiro al piattello sulla vicenda, commenta: “nessun coinvolgimento, nessun rispetto per il lavoro svolto da chi ci ha messo anima e cuore, passione e studio di materie tecniche e mediche (a me sconosciute); un lavoro fatto di intere serate impiegate a predisporre un ordine del giorno articolato e complesso di 12 pagine, che anziché l'ASSOLO da "prima donna" di Ardizzone, avrebbe dovuto richiedere un nostro anche minimo coinvolgimento per una proposta nata esclusivamente grazie all'impegno di tutto il gruppo che invece, nei fatti, è stato totalmente snobbato!! Io non ci sto”
Nessun divorzio in vista dall’Udc rassicura il consigliere, a meno che qualcuno non gradisca più le sue esternazioni e in quel caso “toglierò il disturbo”.
A Gioveni replica il capogruppo Mario Rizzo: "Le dichiarazioni del consigliere Libero Gioveni, dimostrano l' imparzialità ed autorevolezza del presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone, che ha fatto bene a non invitare il gruppo Udc, a riprova che il suo ruolo istituzionale lo pone al di sopra dei partiti e nel solo interesse della città. Per tali ragioni nessuno di noi si è sentito escluso".
Rosaria Brancato