Botta e risposta tra padre Trifirò, il sindaco Aliprandi e il consiglio comunale di San Filippo del Mela. Nei giorni scorsi il sacerdote della parrocchia di Archi, figura di riferimento dell’ambientalismo nella valle del Mela, ha scritto una lettera aperta ai due organi comunali, chiedendo un atto deliberativo in cui la giunta municipale facesse proprio l’indirizzo, votato all’unanimità dal consiglio il 2 aprile scorso, di “assoluta contrarietà a qualsiasi ipotesi di implementazione, nella CTE di Archi, di ogni tipologia di impianti di incenerimento o termovalorizzazione di rifiuti e loro derivati, quali combustibili da impiegare per l’alimentazione degli impianti esistenti o di nuova realizzazione”.
Una richiesta definita “irricevibile” sia dal sindaco, Pasquale Aliprandi, sia dal presidente del consiglio comunale, Gavino Paulesu, poiché non prevista dall’ordinamento giuridico-amministrativo degli enti locali. “La mia amministrazione” – continua Aliprandi – “non ha alcuna ambiguità da sgombrare, e la realtà di atti amministrativi, fatti politici e comportamenti istituzionali ne sono testimoni inoppugnabili”. Aliprandi ha ribadito che non si sta ancora discutendo su un progetto presentato nelle modalità previste dalla legge, e ricorda la decisione di sottoporre qualunque proposta effettiva, quando si renderà necessaria, a un referendum popolare.
Gli stessi principi sono ribaditi da Paulesu: “Qualsiasi atto di indirizzo adottato dal consiglio comunale vincola le scelte di governo dal punto di vista politico e morale, in quanto rappresenta un’opportunità politica che mira a veicolare l’interesse generale in base alle sollecitazioni rappresentate dai cittadini. L’atto di indirizzo votato in consiglio avrà il suo peso a tempo debito, e sarà il faro dell’interlocuzione istituzionale con la proprietà Edipower/A2A per la ricerca delle migliori soluzioni possibili sulla riconversione della CTE, dal punto di vista della compatibilità ambientale, della tutela della salute pubblica e del diritto al lavoro. Non è previsto che un atto di indirizzo del consiglio comunale debba o possa essere ratificato da una delibera di giunta; semmai, è consentito il contrario”.
Lo stesso presidente del consiglio replica poi alle parole “sospettose” del sacerdote: “Userei più prudenza nell’attribuire il valore di “acqua fresca” ad un atto amministrativo emanato da un organo politico istituzionale democraticamente eletto, così come eviterei di lanciare sospetti alla cieca, avendo assoluta certezza che nessun rappresentante di questa amministrazione comunale interpreti la carica pubblica per il proprio tornaconto personale. Infine, confesso che mi incuriosisce non poco la Sua definizione, in quanto, non avendo notizie di eventuali ratifiche nelle rispettive giunte municipali, si potrebbe pensare che, per le delibere adottate sulla questione Edipower ed abilmente cavalcate con grande enfasi mediatica, oggi 13 consigli comunali risultino ridimensionati al ruolo di inutili produttori di “acqua fresca”.
E il sindaco Aliprandi rincara la dose: “È indiscutibile darle atto della sua decennale attività pastorale incentrata sul messaggio della salvaguardia del creato, così come è indiscutibile che, nel corso degli anni, molte coscienze laiche si siano alternate al suo fianco per abbracciare la nobile causa ambientalista, salvo poi abbandonarla improvvisamente. E, ancora, è indiscutibile che, nel corso del suo pluriennale sacerdozio presso la parrocchia di Archi, inframezzata anche da un breve ma significativo impegno amministrativo in qualità di assessore di questo comune, la sua sensibilità ambientalista abbia registrato alcune inopinate “pause di ecumenica riflessione”, in occasione di alcune questioni legate proprio agli insediamenti industriali di Archi”. Nella risposta vengono citati i casi Agropharm – un’azienda che avrebbe dovuto produrre caboni attivi – e Blue Down, una delle torce della raffineria. “Per queste e altre questioni” – conclude Aliprandi – “non ho registrato la stessa ondata di sdegnata protesta. L’ambientalismo strumentale, a corrente alternata, svilisce il suo stesso messaggio evangelico”.
Un ulteriore estratto del documento redatto da Paulesu sintetizza infine le vicende che hanno portato allo strappo con i 4 consiglieri “dissidenti”: Sulla vertenza Edipower qualcuno si è divertito a creare un vero e proprio paradosso: dal punto di vista numerico, il nostro consiglio comunale si è compattato il 02 aprile scorso, votando all’unanimità il documento presentato da 10 consiglieri comunali; tuttavia, 4 consiglieri comunali dell’ex gruppo di maggioranza avevano già preso le distanze un paio di settimane prima, pur avendo votato successivamente lo stesso documento”.
Giovanni Passalacqua