Morire a 44 anni, dopo aver stretto tra le braccia il primo figlio appena nato. Soltanto pochi minuti di immensa, illuminante felicità, occhi negli occhi, poi Lavinia Marano è stata strappata alla vita. La famiglia della cantante messinese, che ora dovrà prendersi cura del piccolo Francesco, nato giovedì sera, non riesce a darsi pace. Lavinia è entrata in Ginecologia, al Policlinico, per partorire naturalmente, ma i medici l'hanno sottoposta a cesareo.
Secondo i familiari, però, il decorso delle contrazioni era regolare e non c'erano ragioni per sottoporla ad intervento. Alla fine del parto, sostiene la famiglia, Lavinia ha subito accusato chiari segni di sofferenza. Ancora una volta, quindi, viene puntato il dito contro un presunto eccessivo ricorso ai parti cesarei da parte dei medici. E contro il reparto di Ostetricia del Policlinico già protagonista, qualche anno fa, del noto caso della "lite in sala parto",
Sarà soltanto l'inchiesta della magistratura, però, ad accertare se effettivamente la morte di Lavinia è da ascrivere a qualcosa che non è andato come avrebbe dovuto, in corsia, o se si è trattata di una tragedia imprevedibile ed inevitabile. Il PM di turno, la dottoressa Rossana Casabona, ha fatto sequestrare la salma della donna e ha disposto l'autopsia, per stabilire anzitutto l'esatta causa della morte.
Già ieri i carabinieri della stazione di Gazzi hanno acquisito la cartella clinica e proceduto all'identificazione dei sanitari che si sono occupati della donna, almeno 12. Tra di loro ci sono quelli che l'hanno operata, e che il sostituto procuratore titolare del caso avviserà in vista dell'autopsia. Un atto dovuto, quello dell'iscrizione del registro degli indagati per i camici bianchi, in attesa di scoprire se ci sono concrete responsabilità mediche, e in capo a chi
. Intanto anche il Policlinico ha avviato una inchiesta interna, che sarà affidata ad una commissione di cinque medici interni.
Lavinia, dopo il parto, è tornata in sala operatoria alle 21 della stessa sera del parto, lacerata da una emorragia all'utero. Il primo intervento tampone non è bastato e chirurghi hanno optato per l'asportazione dell'utero. La donna è uscita soltanto all'alba dalla sala operatoria, ma le sue condizioni cardiache erano già compromesse. E' morta poco dopo le 8 del mattino, nel reparto di terapia intensiva.
Ieri pomeriggio i familiari, assistiti dall'avvocato Giovanni Caroè, hanno sporto denuncia ai carabinieri. Alessandra Serio