Per i “dietrologi” della politica è il costo dell’operazione di salvataggio dell’ospedale Piemonte di Messina. Congetture a parte, certamente la fascia tirrenica del messinese negli ultimi due anni è stata letteralmente massacrata dai tagli ai presidi ospedalieri.
La zona è quella più popolosa dell’intera provincia, e quella dove vi è il maggior numero di centri abitati distanti dai presidi di riferimento, vista la conformazione del territorio.
Diversa la distribuzione della popolazione nella fascia jonica: qui i centri abitati sono tutti più vicini, su rilievi meno alti, le strutture sanitarie meglio raggiungibili. Eppure la scure dei tagli è stata meno dura con Messina, Taormina e Catania, mentre tanti settori della zona tirrenica sono rimasti praticamente totalmente scoperti.
E’ il caso del reparto di Otorino dell’ospedale Fogliani di Milazzo, il direttore sanitario del presidio è il dottor Paolo Cardia, che nella nuova rete ospedaliera perde l’unità operativa complessa di orinolaringoiatria. L’unica esistente, nell’ampia fascia che va da Villafranca Tirrena a Termini Imerese. Ridimensionato il reparto di Otorino dell’ospedale Fogliani. Al contrario, nella riviera ionica vi saranno almeno otto unità operative complesse di otorinolaringoiatria dislocate fra Messina e Catania.
Il reparto, diretto dal dottor Vincenzo Milone, serve un bacino d’utenza vastissimo – qui vengono inviati i pazienti dei pronto soccorsi di Lipari, Patti, Sant’Agata di Militello, Mistretta e Barcellona -, ha 300 pazienti in lista d’attesa per gli interventi chiurgigi in elezione, garantisce il servizio di reperibilità notturna e festiva oltre che quello quotidiano.
Fino a un anno fa gli anestesisti davano la loro disponibilità operatoria tre volte a settimana mentre ulteriori due sedute venivano effettuate all’ospedale di Patti. Poi la direzione ha unificato le unità operative complesse di otorinolaringoiatria di Patti e Milazzo con conseguente unificazione delle liste d’attesa. Le sedute operatorie sarebbero dovute passare da 3 a 5, mentre sono state ridotte inizialmente ad una singola seduta operatoria e, dopo vibranti proteste, a due sedute operatore settimanali con successivo ottenimento del prolungo pomeridiano.
La nuova rete ospedaliera è stata approvata dall’Ars nel marzo scorso e sbandierata come lotta degli sprechi e razionalizzazione delle strutture e delle risorse. Eppure soltanto qualche giorno fa è arrivata la sonora bocciatura del procuratore generale d’appello presso la Corte dei Conti Pino Zingale: “Emerge con estrema evidenza la circostanza che la rete ospedaliera approvata, se dovesse trovare piena e compiuta attuazione determinerebbe non un risparmio ma un’impennata fortemente espansiva dei costi della sanità”.
Secondo il PG i costi: “non sembrano aver formato oggetto di specifica ponderazione da parte dell’Assessorato che, in prima battuta non è stato neppure in grado di fornire a questa Procura i dati di riferimento per il calcolo della relativa spesa, sia attuali che futura, le cui fonti di finanziamento non è dato al momento di potere individuare e la cui realizzazione potrebbe avere un notevole impatto negativo sui futuri esercizi”.
Il magistrato contabile, nella relazione, ha invece promosso altre scelte dell’Assessorato siciliano, come quelle relative alla cardiologia.
Alessandra Serio