Un incontro inserito nel calendario degli eventi del “maggio dei libri” predisposto dal neo assessore alla cultura santagatese avv. Melinda Recupero e da una proposta del consigliere del gruppo PD avv. Nicola Marchese incentrato sul tematica “Informazione è Libertà: Giornalismo e impegno civile nelle esperienze di Mario Francese e Peppino Impastato”. Si è svolto nella serata di sabato 14 maggio, coordinato e moderato da Salvo Presti, presso la “Sala dei Principi” del Castello Gallego di Sant'Agata di Militello, dove alcuni giovani studenti hanno dato lettura di vari estratti di testi accompagnati dall supporto al pianoforte di Maria Mascali, il confronto e le testimonianze del giornalista Giulio Francese e di Salvatore Vitale autore della pubblicazione “Cento passi ancora – Peppino Impastato, i compagni, Felicia, l'inchiesta” edito alcuni anni addietro da Rubettino.
Due storie, anzi tre perché in quella del cronista Mario Francese si unisce quella del figlio Giuseppe e la sua meticolosa indagine per riscoprire il lavoro svolto dal padre, quasi di autentico supporto investigativo alle indagine dei magistrati ed una volta che si era arrivati ad una verità giudiziaria, la scelta di togliersi la vita perché la Mafia aveva lasciato un senso di vuoto indelebile, una fame di giustizia e verità insanabile.
Quella di Peppino Impastato è stato invece raccontato dall'amico e compagno di battaglie Salvatore Vitale che ne ha ricordato l'impegno politico e sociale negli anni settanta fino al ritrovamento del corpo dilaniato dall'esplosione in un tentativo di dissimulare l'uccisione con un suicidio il 9 maggio del 1978, giorno in cui le pagine della cronaca nazionale si concentreranno sul ritrovamento del corpo di Aldo Moro.
Un impegno antimafia tutt'altro che scontato poiché la famiglia del fondatore di Radio Aut era contigua al mondo mafioso di Cinisi, basti ricordare che lo zio era quel Cesare Manzella che era stato ucciso con una bomba nell'auto nel 1963. La “rottura” con il padre, l'orgoglio della madre Felicia Bartolotta (scomparsa nel 2004) che nei fatti combatté con tutte le sue forze per riabilitarne la memoria e vincendo anche la sua battaglia con Tano Badalamenti e gli altri corresponsabili dell'omicidio di un personaggio che è stato magistralmente raccontato nel film “I cento passi” dal regista Marco Tullio Giordana.
Nel corso della manifestazione è stata inoltre portata la “testimonianza” di un fenomeno mafioso ancora vivo, forse a lungo erroneamente sottovalutato che ha avuto nella realtà dei Nebrodi una spinta alla denuncia grazie al lavoro di Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi, e Daniele Manganaro, dirigente del Commissariato di Polizia di S.Agata Militello.
Parliamo del fenomeno della “Mafia dei Pascoli” che attraverso lo sfruttamento dei terreni, lecitamente o illecitamente detenuti (ed a volte formalmente usurpati con truffe all'AGEA) ha trovato una cospicua fonte di approvvigionamento economico in fondi pubblici europei destinati all'agricoltura.
Personaggi riconducibili a famiglie mafiose infatti nelle pieghe delle carte riuscivano con contratti dissimulati e con delle semplici autocertificazioni ad ottenere l'erogazione di dotazioni economiche comunitarie con cui alimentare altre attività mafiose, e persino finanziare il sostentamento e le spese legali dei nuclei familiari dei detenuti.
Da qui l'azione sinergica, già intrapresa da Manganaro quando prestava servizio a Troina, in sinergia con la prefettura di Messina da parte del presidente Antoci che ha portato alla revoca di numerosi finanziamenti agricoli. Sulla vicenda sono stati realizzati degli speciali come quello di “Presa Diretta” da parte della RaiTre e nell'occasione proiettato al convegno del Castello Gallego.
(Giuseppe D'Amico)