Santo Stefano Camastra. 100 candeline per l’arzilla “za’ Pippina”

Non era ancora scoppiata la rivoluzione russa e nemmeno concluso il primo conflitto mondiale, quando Giuseppa Dragotto veniva alla luce nel lontano 13 febbraio 1917. Cento anni, un secolo, durante il quale a za’ Pippina (così affettuosamente chiamata da parenti, amici e conoscenti) ha visto cambiare letteralmente il mondo: la seconda guerra mondiale, la nascita della democrazia, la conquista del voto alle donne, la ricostruzione di un paese ridotto alla fame e alla miseria, il boom economico. Una vita fatta di gioie e soddisfazioni come il matrimonio con il marito Santo, la nascita dei loro 6 figli Pippo, Salvatore, Nino, Giovanni, Calogero e Mariella. Ma ha conosciuto il dolore più profondo che una madre può conoscere, la perdita dell’unica figlia femmina, Mariella, scomparsa nel 1978, poco più che ventenne, in un terribile incidente stradale; e del figlio Nino nel 2010.

Rimasta vedova nel 1982, all’età di 65 anni, la za’ Pippina, di carattere molto forte ma nello stesso tempo amabile, nonostante la sua provata esistenza non fa mancare mai il proprio affetto ai figli, sempre pronta a soccorrerli, benchè sposati, nei momenti di difficoltà. L’arrivo di 10 nipoti e di 5 pronipoti ha in parte colmato i vuoti del proprio cuore mostrandosi, nonostante tutto, sensibile e infinitamente donata verso quelle creature.

Ma nella sua vita non c’è stata solo la famiglia perché a za’ Pippina è stata e rimane un punto di riferimento per quanti la conoscono e lunedì scorso, 13 febbraio 2017, tutto il suo quartiere era in festa.

Alla presenza dei figli, delle nuore, nipoti, pronipoti e amici, il sindaco della città, Francesco Re, ha conferito alla centenaria Giuseppa Dragotto una targa per i suoi primi cento anni dedicandole i versi dell’ultima canzone di Fiorella Mannoia dal titolo “Che sia benedetta”, un inno alla vita e un invito a non mollare mai. Auguri za’ Pippina. (Salvatore Famularo)