È stata una cerimonia sobria, autentica e nel posto che lui, Salvo La Rosa, avrebbe desiderato che fosse: lo stadio comunale di S. Stefano di Camastra, l’impianto sportivo di contrada Fiumara.
Quel rettangolo di gioco che milioni di volte ha percorso, in lungo e in largo, avanti e indietro, portando ora un secchio con l’acqua, ora il gesso per segnare il campo, e lasciando dietro di se un grande esempio di umiltà e di dedizione a quella che lui ha sempre considerato la sua seconda casa: la Stefanese Calcio.
Ma Salvo ha fatto molto di più, come ad esempio quando nel 2002 la Stefanese non venne più iscritta al campionato sancendone la definitiva scomparsa. Ma lui uomo dalle mille risorse continuò a farla vivere attraverso il mondo virtuale, creando il sito www.stefanesecalcio.it. Un caleidoscopio di ricordi a partire dai primissimi anni del 1900 fino ad oggi, attraverso immagini e filmati che narrano la gloriosa storia del club arancionero e della Città di Santo Stefano di Camastra.
E ancora la geniale idea della Scuola calcio "Parnassius" Punto Juve, insieme a Danilo Di Mauro, dove sono cresciuti ragazzi che stanno militando non solo nella Stefanese ma in squadre siciliane di livello superiore. (Non è giusto fare i nomi per non correre il rischio di dimenticare qualcuno).
Basta questo per tracciare un profilo netto della grande personalità umana, sportiva, famigliare di Salvo. Al di là di ogni erudito discorso e di ogni convenevole che rischiano di scadere nel patetico e svuotare di significato e di valore un personaggio che aveva la capacità di folgorare chi incontrava con la sua travolgente allegria e simpatia. Che fu dirigente della Stefanese da sempre, ma che via via divenne anche esempio per il calcio del territorio e, perché no, anche del calcio non professionistico regionale.
E quel calcio ieri alle 14,30, un’ora prima della gara di campionato tra la Stefanese e il Sanfratello, era lì ad onorarlo. Dirigenti ed ex dirigenti, calciatori ed ex calciatori locali e non, sportivi di ogni genere, arrivati da ogni dove, in un giorno di sabato da dedicare alla famiglia o all’hobby preferito, erano al Comunale di Santo Stefano di Camastra per essere testimoni dell’ennesimo prodigio di Salvo: l’intitolazione, a furor di popolo, del "suo" campo sportivo.
Il sindaco Francesco Re e il vice Fausto Pellegrino, l’assessore allo sport, Alessandro Amoroso, il Presidente del Consiglio comunale, Carmelo Re e il suo vice, Santo Rampulla, presenti assieme al parroco della Città, don Calogero Calanni, con i ragazzi della Stefanese calcio e i tifosi a fare da corona ai familiari di Salvo: alla sorella Lucia, al fratello Saro e al nipote Santino.
A fianco a loro una delle bandiere storiche della Stefanese calcio, Carmelo Elmo, nella doppia veste di ex calciatore-capitano e di artista perché autore dell’epigrafe “Stadio comunale Salvo La Rosa”, che campeggia nel lungo muro di cinta, e della targa che ieri è stata affissa all’ingresso dello stadio.
“Abbiamo il dovere di tramandare alle nuove e future generazioni esempi di vita come Salvo, che ha personificato i valori della solidarietà, dell’amicizia, della generosità e del rispetto”. – ha detto il sindaco Re con la voce strozzata dalla commozione.
“Salvo La Rosa è stato l’emblema del calcio stefanese. Uomo eccezionale, umile, sempre pronto a donare sorriso e conforto. Non è esistito un ciclo calcistico che non l’abbia visto protagonista, sempre in prima linea con umiltà, passione e umanità". – Ha replicato Fausto Pellegrino, vice sindaco e attuale patron della Stefanese calcio.
Subito dopo è stata affissa la targa all’ingresso dello stadio realizzata,
(Salvatore Famularo)