MESSINA – Nella pasticciata “mappa geografica” proposta e poi subito modificata in queste ore dal Ministero delle Finanze, tra le grandi opere da completare dello “sblocca cantieri” nulla c’è per la Sicilia e la sua rete ferroviaria.
Nella seconda versione modificata, invece, c’è una utopistica “Tav”, alta velocità tra Messina – Catania e Palermo menzionata tra i cantieri già aperti delle “grandi opere”, perpetrando così il bluff dell’Alta Velocità in Sicilia, già caro ai Governi Renzi e Gentiloni. Una menzogna per anni ripetuta da Governi nazionali e regionali che si dissero pronti a far sbarcare l’alta velocità nell’isola con la cosiddetta “cura del ferro” dell’ex ministro Delrio che ha lasciato però la Sicilia più anemica che mai.
“Tutto appare ancora più paradossale perché avviene mentre i siciliani riscoprono il gusto, un po’ effimero e po’ vintage, di dividersi tra “pontisti” e “no pontisti” con il fiorire di iniziative dell’una e dell’altra fazione – dichiara Michele Barresi, segretario generale Uiltrasporti Messina – mentre nell’isola si continuerà a viaggiare a 90 km orari di media e sullo Stretto raggiungere l’altra sponda in treno o in traghetto resta un’idea ottimista e in alcuni orari persino ambiziosa. È chiaro che discutere di ponte oggi è come parlare del sesso degli angeli – continua Barresi – perché la politica che ha spacciato in questi anni i pochissimi investimenti previsti per la rete ferroviaria siciliana come funzionali a portare addirittura l’alta velocità in Sicilia ha mentito sapendo di mentire o sconosce cosa sia la vera alta velocità, quella dei 300 km/h da Roma a Milano. Sarebbe ingeneroso puntare il dito solo sull’attuale Governo, ma di certo la visione nord centrica dello sviluppo infrastrutturale degli ultimi decenni – continua Barresi – ha causato un gap irrecuperabile nel sistema ferroviario isolano che non può di certo essere colmato da una Tav farlocca o dalla sola costruzione del ponte sullo Stretto, peraltro evidentemente lontana dagli attuali progetti del Governo giallo-verde. Insomma finora ai 5 milioni di siciliani sono state sventolate illusioni”.
Cinque miliardi di euro già del contratto integrativo di sviluppo riguardano solo cantieri che dovevano partire nel 2015 e in buona parte opere che già dovevano essere quasi completate. “Oggi le rispolveriamo forse per mero populismo – prosegue Barresi -, spacciando ancora per “Tav” il solo progetto di raddoppio della Messina – Catania e una misera velocizzazione della Catania – Palermo. Per la linea Messina – Palermo, invece, dorsale sulla quale viaggia il 30% dell’utenza e che è la più remunerativa nell’isola, non c’è progetto alcuno di raddoppio per quasi la metà dei 230 km che dividono i due capoluoghi. Insomma – conclude Barresi – continuano a venderci come nuovi sempre gli stessi cantieri mai completati e le stesse “grandi opere” che grandi non sono, mentre i siciliani viaggiano spesso con treni trainati ancora da locomotive dell’ante guerra, su un binario unico per l’80% della rete, all’altissima velocità di 90 km orari”.