Dopo l’alluvione del 1 ottobre 2009 che ha colpito Scaletta Zanclea e comuni vicini, le ditte del luogo hanno prestato il loro aiuto per rimediare alle prime urgenze territoriali. Le aziende non si sono risparmiate nel prestare soccorso con i propri mezzi, secondo anche l’ordinanza sindacale emessa il giorno dopo l’alluvione che esortava “ad intervenire per portare i primi soccorsi e liberare dal fango strade, abitazioni, canali di scolo”.
“Lo abbiamo fatto senza risparmiarci, lavorando giorno e notte, distruggendo mezzi d’opera non progettati certo per lavorare in condizioni così estreme” – dichiarano le ditte che però, a distanza di quattro anni, attendono ancora di essere pagate.
“Siamo amareggiati per il comportamento tenuto dalla Protezione Civile, la quale prima ci ha sfruttato per uscire dall’ emergenza e poi ha cercato in tutti modi di ritardare i dovuti pagamenti – dichiarano ancora -. Il primo acconto è stato versato alle imprese il 15 ottobre del 2010 e il secondo il 3 maggio del 2012. E’ comprensibile a chiunque – proseguono – che il primo acconto è bastato a malapena a rientrare nei debiti contratti con gli istituti Bancari, a cui alcune imprese si erano rivolti per un anticipazione di liquidità”.
Ricordiamo che l’emergenza ha inoltre colpito le stesse imprese con danni irreparabili ai depositi e alle attrezzature oltre che alle abitazioni private.
“Ora alcuni di noi sono indebitati fino al collo, in quanto non riuscendo a pagare i contributi dei dipendenti, l’Agenzia di riscossione Serit ha notificato cartelle con cifre da capogiro, oltre a denunce penali per il mancato versamento di tali contributi”.
“Alcuni hanno già chiuso l’attività, altri sono in procinto di chiuderla per la mole di debiti contratti per completare i lavori assegnati dal Comune di Scaletta su indicazione della Protezione Civile”.
“Ora basta, siamo ogni giorno costretti a vedere assegnati nuovi appalti dalla Protezione Civile e dal Genio Civile di Messina, sui territori colpiti dall’alluvione. Come mai interessa solo appaltare nuovi lavori e non saldare quelli vecchi?”, concludono le ditte che oggi chiedono risposte concrete.