Questa volta non ci stanno. Per anni hanno sopportato di essere sempre nell’occhio del ciclone perché lavoratori di un’azienda fardello. Di un carrozzone che finiva sui giornali per la montagna di debiti che accumulava, per vicende giudiziarie, perché non garantiva servizi, perché era soprattutto uno stipendificio, ovviamente con stipendi che venivano pagati ogni tre o quattro mesi, a volte anche sei. Oggi però sentono e vivono sulla loro pelle che c’è aria nuova. E sembrano disposti a difendere con le unghie quanto di buono sta succedendo in via La Farina. I lavoratori dell’Atm tirano fuori un orgoglio che probabilmente hanno riscoperto proprio in questi ultimi tempi e rispediscono al mittente tutte le contestazioni arrivate in questi giorni nei confronti della governance dell’azienda trasporti. In 375 hanno già firmato una petizione che sembra quasi assumere i contorni di un referendum popolare. Un numero destinato a crescere ancora.
La richiesta di dimissioni dell’assessore Gaetano Cacciola, del direttore Giovanni Foti e del commissario Domenico Manna da parte di 13 associazioni cittadine ha scatenato la reazione dei lavoratori che non hanno intenzione di abbassare la testa davanti a critiche che considerano strumentali e sterili. Gli esponenti delle 13 associazioni hanno prodotto uno studio per smentire i dati forniti in questi mesi dalla governance dell’Atm, hanno parlato di propaganda da parte dell’amministrazione e hanno detto che i cittadini sono stanchi di essere presi in giro. Ma a quanto pare ad essere stanchi sono proprio loro, i lavoratori, coloro che l’azienda la vivono ogni giorno e che davvero possono sapere se davvero l’Atm sta percorrendo una strada virtuosa o se è un’azienda peggiore di quella lasciata da Buzzanca, Croce, Conte e tutti quellicheceranoprima, così come sostenuto dagli esponenti delle 13 associazioni.
Praticamente all’indomani del documento prodotto dai 13 ha iniziato a circolare all’interno dell’azienda un volantino promosso dagli stessi dipendenti di via La Farina. Un documento durissimo accompagnato da una petizione che ancora in queste ore sta girando in Atm. Fino a ieri sera in 375 avevano già siglato il documento. 375 lavoratori, sui 578 impiegati, che si sono pubblicamente schierati contro chi sta cercando di sporcare l’immagine di un’azienda in cui si sentono per la prima volta appagati, gratificati e di cui sono fieri di far parte. Iniziativa che in un primo momento il direttore Foti aveva anche provato a fermare ma che subito si è diffusa a macchia d’olio. Senza sigle, senza bandiere o sindacati, hanno messo nero su bianco cosa vogliono dire all’intera città:
Parole durissime indirizzate a chi ha siglato quel documento con la richiesta di dimissioni di assessore e direttore generale, un contrattacco senza peli sulla lingua.
«Questa è la risposta che come lavoratori di Atm vogliamo dare a tutti questi personaggi in cerca d’autore, alle “mummie politiche” che hanno ritrovato vita e voce e che, dopo anni di silenzi, si affacciano alla finestra solo per gettare discredito su un’azienda che ad oggi, (e i messinesi lo sanno) fa parlare di sé per organizzazione e risultati e non per i fatti di cronaca. Sappiamo bene che la strada intrapresa è in salita, per i debiti accumulati in passato, per l’enorme danno fatto dalla “disorganizzazione organizzata” di cui in tanti si sono resi complici, per le difficoltà che ci troveremo ad affrontare il giorno dopo la sigla di un contratto di servizio che non abbiamo mai avuto e che impegnerà per il futuro a restare un’azienda virtuosa. Ma noi questo vogliamo diventare».
I 375 che hanno già messo la loro firma sulla petizione a sostegno di questo documento vogliono diventare virtuosi e si impegnano a rendere virtuosa un’Atm in cui oggi credono per la prima volta. «Vogliamo essere i primi garanti del nostro futuro, del futuro delle nostre famiglie e respingiamo con forza il tentativo di attaccare un’azienda ed un management che ci sta dando, dopo anni di disperazione, sicurezza economica, soddisfazione lavorativa e finalmente ci sta facendo guardare al futuro con un diverso ottimismo». Una replica forse inaspettata e che accende i riflettori su quei lavoratori che spesso sono stati additati come poco volenterosi, poco affezionati all’Atm, poco “virtuosi”. Lavoratori che invece con uno scatto di orgoglio vogliono solo dire di tenere giù le mani dalla loro azienda.
Francesca Stornante