Sono giorni di fibrillazione per i cittadini di Milazzo e Barcellona, alle prese con una strenua difesa dei presidi sanitari del territorio. Dopo le manifestazioni svoltesi pochi giorni fa, torna ad alzare la voce la politica. Contro il nuovo piano sanitario regionale si schiera proprio il PD barcellonese, secondo cui l’ospedale di Barcellona diventerà poco più che un “cronicario”.
“Il documento metodologico regionale dice che gli ospedali riuniti, fino ad oggi dislocati in due edifici, non possono esistere” – si legge nel comunicato Dem – “secondo il Ministero della Salute, gli OO.RR. non possono configurarsi come tali a causa di una distanza superiore ai 500 metri dei due presidi ospedalieri, senza esplicitare su quale normativa si basi tale assunto, visto che analoga considerazione non è stata fatta per altri ospedali: l’ARNAS Civico, che dista 1,2 km dall’Ospedale del Bambin G. di Cristina, Caltanissetta e San Cataldo che distano oltre 9 km, Garibaldi Centro e Nesima di Catania articolati su tre Presidi disseminati per la città”.
Inoltre, gli ospedali del territorio hanno visto, secondo il PD, un notevole ridimensionamento. “Leggere oggi che sono state soppresse Urologia, ORL, Nefrologia ed Emodialisi non fa altro che impoverire i cittadini che sono costretti ad affrontare a proprie spese il bisogno di sanità. La legge Balduzzi nel nostro territorio non è stata applicata, tanto che nel distretto Barcellona-Milazzo non vengono rispettati i parametri dei posti letto per acuti previsti dallo stesso decreto in 3,5 per ogni mille abitanti. Perdere l’Urologia sarà un passo avanti per gli ammalati della fascia tirrenica che dovranno andare a Taormina, così come fanno in atto i malati oncologici abbandonati a se stessi”.
Un caso a parte è quello del Pronto Soccorso: come si garantirà il servizio dopo la chiusura del Cutroni-Zodda? “Milazzo riuscirà a soddisfare le prestazioni?” – si chiedono i Dem – “non ci sono i locali per allargare il reparto. Dunque quale sarà la manovra? Come esponenti del PD, portatori di valori di sinistra, non possiamo accettare questo nuovo modello che sopprime le prestazioni del pubblico a favore del privato. La cronaca quotidiana testimonia che le scelte di riorganizzazione del settore hanno penalizzato e continuano a mortificare il nostro territorio con la conseguenza di non garantire i LEA”.
I consiglieri PD sottolineano infine, con una certa amarezza, la scarsa attenzione riservata dal governo regionale alle istanze del territorio: “A nulla sono valsi gli incontri tra assessore regionale e Sindaci, nel vuoto cadono i continui appelli che provengono dalla comunità. È noto, inoltre, l’annuncio trionfale con cui l’assessore Gucciardi presentava il nuovo piano sanitario, così come a ruota seguiva a farne eco Faraone, facendolo apparire come l’atto che salva la sanità regionale. Tuttavia nessuno ricorda che è mancato il confronto con il territorio. È noto il colore politico del governo regionale, e anche quello dell’assessore Gucciardi, che ha la nostra stessa tessera. E nonostante ciò noi dissentiamo. Nonostante ciò affermiamo che questa scelta scellerata non ci appartiene, perché non è condivisa. Non ci appartiene perché amiamo la logica della trasparenza e del confronto. Siamo del PD, ma questo piano sanitario non può essere fatto in nome nostro”.