Finora era stato in silenzio. Poi, dopo la seduta del consiglio comunale aperto alla presenza di Crocetta, il parlamentare di Area Popolare Enzo Garofalo ha deciso di dire la sua. Anzi, di ribadire quanto detto sin dal 2014 e poi successivamente, quando, in qualità di esperto del ministro Lupi e di vicepresidente della Commissione Trasporti ha sottolineato la necessità di non perdere mai di vista la visione di sistema.
“La mia opinione in merito alla opportunità di procedere all'accorpamento dell'autorità portuale di Messina con quella di Gioia Tauro, in alternativa alla ipotesi di accorpamento con Catania e Augusta, è nota dal momento che è stata espressa già un anno e mezzo fa e, da allora, non è mai cambiata visto che, di norma, se prendo una posizione lo faccio solo dopo avere attentamente e adeguatamente valutato e studiato costi e benefici delle alternative in campo- scrive il deputato-Come più volte ripetuto in altre sedi, anche recentemente, gli accorpamenti sono stati disegnati sulla base del piano dei porti dal quale non si può prescindere se non si vuole tralasciare una visione di sistema. Anzi, proprio in qualità di esperto dell'allora ministro Lupi, pressai affinché ogni nuovo disegno venisse effettuato sulla base del piano dei porti e avendo il piano come presupposto indefettibile, proprio in una chiave integrata e strategica. Il "sistema" è stato immaginato inserendo porti con peculiarità diverse in modo che ciascuno possa esprimere al meglio le proprie potenzialità. Scollandosi da un'ottica campanilistica, quindi, e guardando ad una prospettiva macroscopica e non microscopica, la scelta di accorpamento con Gioia Tauro appare la più vantaggiosa per Messina perché i porti collegati non hanno una vocazione commerciale né croceristica, né è presumibile che la sviluppino in una logica di sinergia con Messina, rafforzando al contrario la funzione passeggeri e la continuità territoriale anche in rapporto alla presenza dell'aeroporto Tito Minniti. Di contro Catania e Augusta sono invece in diretta concorrenza con Messina/Milazzo per il traffico croceristi, Ro-Ro e petrolio. Soprattutto Catania che ha una più consolidata presenza commerciale e insiste sul medesimo territorio da un punto di vista logistico.D'altro canto è naturale che il porto di Messina guardi verso la penisola non verso l'isola dal momento che con la penisola si relaziona quotidianamente. Quanto poi alle preoccupazioni relative al fatto che il bilancio dell'autorità di Gioia Tauro sia in deficit, questo non risulta dagli atti ufficiali ovvero dal Piano strategico nazionale della portualitá e della logistica. Nel provvedimento definitivo andranno di certo previste delle misure volte a vincolare l'impiego delle risorse ai territori che le producono. Ribadisco ancora una volta che io per primo, in qualità non solo di parlamentare ma anche di vicepresidente della commissione trasporti della camera dei deputati e di ex consulente dell'allora ministro alle infrastrutture Maurizio Lupi, mi ero pronunciato a sostegno del mantenimento dell'autonomia dell'autorità portuale di Messina. La nostra autorità portuale, infatti, ha una posizione strategica unica per contesto geografico ed è un indubbio terminale per una delle migliori espressioni del trasporto moderno e integrato qual è quello delle autostrade del mare. In sintesi: rappresenta una vera e propria cerniera tra il sistema del Tirreno meridionale e quello del mare di Sicilia orientale e dello Stretto. Tuttavia, non essendo percorribile questa ipotesi, alla luce dell'esperienza che ho come ex presidente dell'autorità portuale, una volta decisi gli accorpamenti, ritengo che questi vadano effettuati secondo una logica di sistema che sia la più vantaggiosa per la nostra città e questa a mio avviso lo è”.
L’ultima nota Garofalo la riserva alle voci che lo vorrebbero quale presidente dell’Authority dello Stretto e di Gioia Tauro: “nessuna proposta mi è pervenuta in merito né la mia candidatura è stata argomento di discussioni all'interno del mio gruppo politico”.
Sulla vicenda si registra la nota di Vento dello Stretto, con la quale si riporta anche un documento firmato 24 agosto 2014 e firmato da Ciccio Rizzo, Piero Adamo, Ferdinando Croce, Felice Panebianco. Nella nota si definiscono gli ultimi interventi come quello di Crocetta “oltremodo tardivi, e rappresentano la migliore espressione dell’antico proverbio popolare secondo cui “la pezza è peggio del buco”! Si confida che la comunità messinese- nonostante la lamentata tardività – possa andare a buon fine. Non accettiamo di essere omologati alla cerchia di coloro che – quando davvero si sarebbe potuto incidere sui processi decisionali – prestarono acquiescenza alla prospettiva che venisse istituita l’Autorità “Gioia Tauro-Messina”, e orgogliosamente, senza peraltro rivestire alcun ruolo istituzionale o parlamentare,rispondiamo noi l’avevamo detto”.
Il movimento allega quindi il documento del 24 agosto 2014 che in parte riportiamo:
“1.- “Di necessità virtù”. È questo il commento che riteniamo maggiormente appropriato dinanzi ai proclami trionfalistici del Sindaco di Messina e di buona parte della deputazione locale in relazione alla vicenda che da qualche giorno sta interessando l’Autorità Portuale di Messina. La creazione del c.d. “Sistema a tre punte”, con l’istituzione – o più correttamente soppressione di Messina e accorpamento a Gioia Tauro – di un’unica Authority Gioia/Stretto, sbilancia in maniera sostanziale il baricentro verso lo Ionio calabro e l’alto Tirreno.Prova di ciò è data dalla presenza, nell’istituendo organismo, dei porti di Palmi, Crotone e Corigliano, che scarsa relazione hanno con lo Stretto di Messina. Così operando, inoltre, sembra definitivamente volersi “regalare” realtà portuali importanti come Taormina e Giardini Naxos all’area di influenza di Catania.Certamente, quindi, non si tratta di una vittoria della Città, né tantomeno della sua classe politica nazionale e regionale, che – ancora una volta – subisce gli eventi e non li determina.
La battaglia, la scommessa, la “via maestra”, in definitiva la cosa più giusta era (ed è) il riconoscimento della specificità dello Stretto di Messina, e con esso il più ampio Sistema Portuale, da solo complesso e completo, attualmente sottoposto alla giurisdizione dell’Authority messinese (Messina e Milazzo, Pace del Mela, San Filippo del Mela) e perché no allargato alle vicine sponde di Villa San Giovanni e Reggio Calabria.
Nel piano “a tre punte” invece – come peraltro ben sottolineato dal Sindaco di Milazzo, Carmelo Pino – non sono annoverati e conseguentemente finiranno per esser poco valorizzati il Porto di Milazzo e il sistema-Eolie, che pur dovrebbero pesantemente determinare ogni valutazione in merito alla mobilità dei passeggeri nella Macro-zona.
Ciononostante, Messina – rassegnata per il futuro a vivere “sotto padrone” – si limita a scegliere un differente “Re”: Gioia Tauro anziché Catania, dal quale attendere lo Scacco Matto. Ad ogni modo – qualora, obtorto collo, dovesse essere proprio questa la direzione definitivamente intrapresa – ci poniamo, e poniamo alla classe politica messinese, un problema di cui non abbiamo fin qui sentito parlare: quello della “Governance” del nascituro organismo. Se così stanno le cose, quel che chiediamo alle alte sfere della politica messinese è di chiarire preventivamente se e come pensa di mantenere a Messina il baricentro politico-amministrativo dinanzi all’inevitabile “avanzata” degli amministratori calabresi.
Rosaria Brancato