Messina è stata protagonista, ieri, di un evento straordinario organizzato dalla libreria Mondadori e dall’associazione culturale “La Gilda dei Narratori”: Clara Sanchez, già fortunata autrice de “Il profumo delle foglie di limone”, ha scelto la città dello Stretto per presentare, in anteprima nazionale, il suo ultimo romanzo “La voce invisibile del vento” edito da Garzanti nei gremiti locali del Palacultura. Con lei, la preziosissima interprete Rossana Ottolini e il giornalista e critico letterario Francesco Musolino che ha introdotto il dibattito sottolineando che, dopo “Il profumo delle foglie di limone” con «temi di attualità come il nazionalismo, il negazionismo», l’autrice approda a quest’ultimo romanzo che «fa i conti con la vita che può cambiare da un momento all’altro, perché spesso l’amore non va di pari passo con la realtà». «Due i punti di vista su cui si muove il romanzo – evidenzia, ancora, Musolino – quello di Julia, la protagonista, che esce di casa per comperare il latte per il piccolo Tito, ha un incidente e vive uno stato a metà tra coma e sonno/sogno e il marito Felix che, a quel punto, deve fare i conti con la realtà che cambia».
Ecco il primo assist alla scrittrice che comincia a raccontare come ha scritto questo romanzo e tira fuori dalla borsa dei “talismani”: un anello simile a quello che indossava la madre, un foulard che rappresenta “il desiderio di Julia”, e poi ci sono della sabbia e un appartamento delle vacanze che, però, “non entravano in borsetta”. La sabbia e l’appartamento sono presto spiegati: la prima scintilla per la stesura di questa “novela” è stata una passeggiata che la stessa Sanchez ha fatto sulla spiaggia dopo essere giunta nella sua casa della vacanze, racconta di essere uscita senza cellulare, senza soldi, senza documenti, così come Julia, racconta di un ritorno a casa difficile per il buio del cielo che si mischiava a quello del mare; il secondo impulso è venuto da una frase letta che suonava “pressappoco così”: «ognuno di noi ha dei dati e costruisce la realtà di cui ha bisogno per continuare a vivere». Il mare, la casa delle vacanze, lo stesso piede che dorme fuori dalle coperte: questo romanzo sembra avere tanto di autobiografico o, almeno, trae linfa narrativa dall’autrice, dalla sua vita, dai suoi credo. Il nucleo della storia ce lo racconta lei stessa in un botta e risposta serrato e stimolante con Francesco Musolino: il sonno/sogno/coma di Julia (ma la Sanchez non vuole che si parli di stato comatoso che è solo «un pretesto perché Julia dorma, sogni e veda i suoi desideri”, il coma “da elemento negativo diventa positivo») è strumento perché lei ottenga «una seconda possibilità, per conoscersi meglio», per un viaggio introspettivo che rivelerà tutti i sentimenti che animano (e hanno animato) la vita di Julia (la colpa, l’ossessione amorosa, la passione).
Julia è per Francesco Musolino «un’eroina dei nostri giorni, una sopravvissuta alla massificazione» per il suo abile districarsi tra dei luoghi tutti uguali, dei non-luoghi, quelli della quotidianità; la Sanchez rincara definendola, quasi, «una Robinson Crusoe dei nostri tempi, una bella addormentata del XXI secolo», non a caso, la favola del sogno, perché è sulla dicotomia sogno/sonno-realtà che la scrittrice indugia per tessere le fila, le due fila (Julia-Felix) del racconto con una struttura difficile a due voci, che è però espediente di sicuro effetto «per affrontare in modo semplice qualcosa di difficile come il sogno», per dare la «naturalità del sogno al sonno di Julia». Quando Francesco Musolino chiede a Clara Sanchez se crede agli angeli che ha raccontato affollare il torpore di Julia (e che altri non erano che coloro che la andavano a trovare), l’autrice risponde che, dopo una prima fase razionale della propria vita, adesso crede a tutto e a tutti, «tranne ai politici e alle banche» (e dalle risate del pubblico è evidente che è in buona compagnia). Crede agli angeli perché «le piacerebbe che esistessero» e ha deciso di credere a tutto ciò che le piace. Dice che gli angeli la stanno aiutando soprattutto adesso che è in Italia.
Dato il grande successo di pubblico (e di vendite), c’è da crederci.