MESSINA – Sentito il presidente Barbera sul lato istituzionale della prima vittoria dello scudetto del Ct Vela Messina, tra l’altro prima volta di un circolo siciliano, ci siamo concentrati sul lato sportivo dell’impresa compiuta domenica a Torino. Sia al direttore sportivo Salvi Contino, che ha costruito negli anni questa squadra, che al capitano Francesco Caputo, che aveva il compito di mandarli in campo e motivarli, sono d’accordo che la forza è stata la squadra e soprattutto la forza dei giovani messinesi che sono cresciuti.
Direttore Contino, partendo dalla fine Fausto e Giorgio Tabacco che erano stati protagonisti minori nel 2019 si sono rivelati i trascinatori.
“Certamente sono cresciuti. Fausto e Giorgio erano ragazzini, molto molto giovani. La situazione adesso è notevolmente cambiata e sono stati bravi a caricarsi sulle spalle il circolo. Penso inoltre che siamo stati i primi a giocare un doppio di spareggio con due vivai, quando il regolamento ne prevede uno solo, schierarne due credo non lo abbia mai fatto nessuno. Sono stati tutti e due stupendi in doppio dandosi forza a vicenda e questa volta a differenza del 2019 dove Giorgio e Trungelliti avevano giocato il doppio di spareggio perdendo è andata diversamente”.
I meriti vanno dati a lei per aver messo su una squadra vincente.
“Devo dire che ho sempre creduto in questa squadra costruendola e lasciando sempre la stessa ossatura. Provando a inserire ogni anno un nuovo elemento che poi è stato importantissimo, Trungelliti è con noi dal 2018, Ocleppo con noi da tre anni. La nostra è una squadra dove all’interno c’è cuore, passione, dedizione, sacrificio, organizzazione e professionalità. Siamo stati premiati, questo scudetto è stato tutto nostro e siamo stati bravi”.
Lo scudetto quasi mai nominato apertamente è arrivato, quasi una liberazione?
“Io ci credevo anche gli altri anni e quest’anno è stato il primo in cui non abbiamo giocato con un top100 Zapata Miralles era iscritto con noi ma non ha mai giocato. Abbiamo sicuramente avuto difficoltà all’inizio perché Ocleppo, il nostro numero uno italiano, per un infortunio al gomito non ha giocato le prime partite. Ma devo ammettere che tutti sono stati fantastici e vorrei sottolineare in particolare il contributo eccezionale di Fernando Romboli il nostro doppista che non ha giocato in finale e, d’accordo col capitano Caputo, ha seguito tutti i doppi dalla panchina dando una grossa mano ai nostri doppisti”.
Riguardo al futuro cosa ci dice?
“In realtà preferisco godermi la vittoria e questi giorni subito dopo la finale. Ne parleremo più in là anche perché sono stati mesi duri con tante tensioni e preoccupazioni sportive. Ogni domenica devi completare i tasselli del mosaico per capire chi ci sarà e chi no, ad esempio in finale non c’era Trungelliti che cercava dei punti in un torneo che gli serviva per le qualificazioni agli Australian Open. Poteva essere un’assenza che pesava invece non lo è stato e non sapremo mai se magari con lui presente non avremmo vinto e quindi è andata bene così. È certo che siamo stati bravi a costruire una squadra con panchina lunga che ci ha permesso di non avere problemi di formazione nel corso dell’anno”.
Capitano Caputo un percorso lungo cinque anni.
“Questo è un percorso che parte da lontano dove tutti abbiamo fatto sacrifici senza mai smettere di credere di realizzare questo sogno per la città e per il circolo e i ragazzi del vivaio che sono cresciuti arrivando alla maturità. La vittoria è arrivata in modo molto emozionante, siamo sicuri che al circolo abbiano gioito tutti per questa vittoria e che deve essere di tutta la città. Un risultato che ci inorgoglisce ulteriormente perché siamo il primo circolo siciliano a vincere lo scudetto”.
Una giornata in finale non partita benissimo, Fausto Tabacco inizia sottotono e poi firma il match point.
“Si sta avendo difficoltà in singolare ma è cresciuto nel corso della stagione e anche all’interno della finale è stata una continua crescita di tutti i nostri tennisti. La forza dei due fratelli la conosciamo, è stare insieme e si danno forza a vicenda dando il meglio. Quando giocano insieme entrano in una loro comfort zone. Sono più sereni, si trascinano si conoscono e sono un’unica cosa, più passavano i minuti più confidenza prendevano con il campo e diventano sempre più forti. Ho immaginato da subito di far rigiocare loro nel doppio di spareggio e alla fine hanno fatto sembrare una situazione in controllo che non era affatto semplice nell’ultima sfida”.
A proposito di scelte, aveva pensato da subito di schierare loro allo spareggio?
“Nel doppio di spareggio c’era la possibilità di mettere Melzer con uno dei due Tabacco, ma i fratelli avevano appena vinto un doppio incredibile battendo la coppia più forte di Sinalunga e li vedevo carichi. A Melzer ho chiesto come si sentiva, ha un’età e sul campo duro poteva avvertire fastidi a giocare ancora, lui mi ha detto che aveva un fastidio al gomito ma che se chiamato in causa avrebbe giocato. A quel punto ho pensato che forse era destino che dovessero essere i due fratelli e l’idea di vincere con i due del vivaio la avvertivamo un po’ tutti, quasi che doveva accadere proprio così”.
Seduto in panchina nelle fasi finali dei doppi non c’era lei ma Romboli. Le è costato fare un passo indietro?
“Assolutamente no. Sotto 1-3 avere Romboli a disposizione e già decidere di non farlo giocare non è stato semplice. Lui ha tanta esperienza e conoscenze in doppio, ho pensato a quel punto che era giusto farlo essere coinvolto per trascinare i ragazzi con la sua esperienza e schemi sicuramente migliori dei miei. È andata bene e ho continuato a lasciar gestire a lui anche il doppio di spareggio e non mi è pesato assolutamente, l’ho fatto per la squadra siamo un gruppo super unito”.
Partita vinta in rimonta come in rimonta era arrivato l’accesso in finale.
“Questo sport è un continuo di emozioni e situazioni. La pressione era tanta ma c’era la voglia di vincere, sia in semifinale che in finale e c’era la possibilità di farcela. Sapevo di avere due doppi fortissimi, certo l’idea iniziale non era certamente andare sotto 1-3, ma ho detto loro negli spogliatoi che dovevamo crederci, provarci e non avevamo nulla da perdere. Da parte di tutti ho visto la voglia giusta, da Melzer che si è dimostrato un grande professionista, a Julian che era con noi gli anni passati quando abbiamo perso in finale. Quando i fratelli hanno vinto il primo tiebreak contro Vanni e Gigante per 12-10, annullando match point, abbiamo capito che forse era la volta giusta”.
Un vittoria che non è solo dei quattro presenti a Torino, ma penso a Trungelliti decisivo in semifinale al ritorno o ancora agli altri vivaio che fanno parte della squadra.
“Certo ho nominato quelli coinvolti in prima persona ma la squadra è tutta e dalla prima giornata ci sono uomini che per noi risolvono situazioni. Da Varsalona, un nostro vivaio, che ci ha fatto vincere con Pistoia insieme a Fausto in doppio. A Marco Trungelliti che comunque ha fatto il suo lavoro da numero uno e ha dato la serenità che serve in una squadra di questo livello e quando contava contro Ruggeri nel ritorno della semifinale ha vinto il match che contava. Ancora penso ai giovani messinesi Enrico Egitto e Federico Gargano, una volta raggiunto l’obiettivo e chiuso il ciclo si cambierà forse linea e starà a loro continuare ad alimentare questa squadra immaginando una squadra sempre più messinese per mantenere questa Serie A. Ancora Janvier anche lui ragazzo d’oro, non sembra il più simpatico del mondo, ma è stato fondamentale con professionalità e attaccamento alla maglia, importante all’andata contro il Tc Crema ci ha dato il punto contro Haase per 7-5 al terzo che poi è servito in vista del ritorno. Tassello dopo tassello lo scudetto ha preso forma, non solo in finale”.