“L’approccio della giunta Accorinti sull’utilizzo dei beni comuni è carente è arretrato, in contrapposizione a quanto sostenuto in campagna elettorale”. L’area Civati del Pd interviene in merito all’occupazione dell’ex scuola Foscolo da parte degli attivisti del “Pinelli”. Il Comune era intervenuto per saldare i cancelli, prima che venissero riaperti.
“Le esperienze di centri sociali occupati – scrivono i coordinatori Piero David, Pietro Di Pietro e Rafael De Francesco – sono realtà presenti in quasi tutte le medie e grandi città italiane da anni e se non vi sono richieste di sgomberi da parte delle amministrazioni locali è evidentemente perché si riconosce agli occupanti una funzione sociale della loro presenza e del loro progetto. Anche in questo caso, come in passato per la Casa del Portuale ed il Teatro in Fiera, è stato occupato un luogo dismesso e abbandonato da tempo dalle istituzioni cittadine ed adesso utilizzato per dibattiti ed attività culturali e sociali, nonché laboratori e attività di dopo scuola a favore dei bambini ma anche degli anziani. In una città dove gli spazi culturali e di discussione pubblica sono praticamente inesistenti, dove ogni attività di socializzazione ha un prezzo, andrebbe invece valutato positivamente lo sforzo di chi, del tutto volontariamente, si impegna per ripristinare e rendere fruibili alla cittadinanza luoghi aperti destinandoli alla socializzazione ed all'espressione delle proprie idee. A maggior ragione, questi principi andrebbero appoggiati e favoriti, attraverso l'adozione di provvedimenti da parte della Giunta che potrebbe normare e regolamentare tali iniziative creando quindi quei presupposti di legittimità e certezza per l'uso di tali spazi da parte dei volontari e dei cittadini, specie in quei quartieri difficili e poco serviti come parte del territorio della V circoscrizione”.
Invece che lo sgombero degli occupanti, lasciando l’immobile abbandonato all’incuria e ai vandali, come già avvenuto per il Teatro in Fiera e la Casa del Portuale, il suggerimento conclusivo è quello di “promuovere tali attività anziché reprimerle, approcciandosi alla diversità culturale e politica nella nostra città come un'opportunità e non come una minaccia, regolamentando l'uso degli spazi e dei servizi pubblici e tollerando gli spazi occupati quando se ne riconosca l'utilità sociale”.