In queste ore, a parte le sempiterne piaghe della ‘ndrangheta e della disoccupazione, qual è il maggior problema della Calabria?
Le idee, sul tema, appaiono confuse: a leggere in giro, la priorità starebbe nella data delle prossime elezioni regionali…
Non che il tema non esista: anzi.
Il Presidente della Regione Jole Santelli è venuto a mancare il 15 ottobre 2020, dopo un semestre di mandato appena. Chiaro che occorresse andare alle urne prima possibile, ma erano mesi profondamente contrassegnati dalla pandemia.
In base alla “finestra elettorale” disegnata dall’allora governo Conte, il centrodestra optò graniticamente per fare che “prima possibile” fosse davvero al più presto: 14 febbraio, per suggellare il patto d’amore con la Calabria a San Valentino.
Data bella, ma non abbastanza: sempre causa Coronavirus, la data delle Regionali calabresi fu spostata all’11 aprile. Il che significa che fra una settimana si sarebbero dovute depositare le liste.
Ma il Consiglio dei ministri in corso – e terminato poco dopo le 18,30 di oggi – al primo punto all’esangue ordine del giorno ha “Disposizioni urgenti per il differimento di consultazioni elettorali per l’anno 2021”. Come già evidenziato da Tempostretto.it, ben difficilmente si voterà prima di ottobre.
Nemmeno il tempo d’accomodarsi, per i ministri impegnati nella riunione pomeridiana del governo Draghi, che già diverse voci critiche s’erano levate però contro l’ipotesi di un rinvio delle Regionali.
Tra queste, Vincenzo Sofo, eurodeputato leghista (dato però in rapidissimo avvicinamento a Fratelli d’Italia: qui lo vediamo in foto accanto all’avvenente compagna Marion Maréchal
Le Pen, folgorante new entry della politica francese).
Ad avviso del parlamentare europeo, che comunque a tutt’oggi continua a firmarsi appartenente al gruppo del Carroccio a Strasburgo, «rimandare a ottobre le elezioni regionali calabresi previste per l’11 aprile significa lasciare questa terra, tra le più povere e bisognose di rilancio di tutt’Europa, per un intero anno senza un governo nel pieno delle sue funzioni, impedendole d’avviare una qualsiasi pianificazione di medio-lungo termine e d’avere un qualche peso politico nei confronti del Governo. Una vera e propria tortura politica», scrive l’ormai ex “talebano” della politica continentale.
Certo, torna in mente un “dettaglio”: ma non s’era detto che il problema più stringente per la Calabria, fanalino di coda nelle vaccinazioni, era tutelarsi dal Covid?
Lo stesso candidato alla Presidenza della Giunta regionale per il centrosinistra Nicola Irto, nel fin qui unico comunicato ufficiale odierno, si occupa proprio dell’emergenza-vaccini, tuonando contro il Governatore facente funzioni. «Spirlì la smetta di perder tempo su Facebook al decimo piano della Cittadella e inizi finalmente a occuparsi dei vaccini», considerato che il commissario governativo Guido Longo è stato lasciato solo e che «la Calabria è scandalosamente il fondo alla classifica per numero di dosi somministrate», tuona Irto.
E non diversamente s’era espresso il capogruppo di Iric (Io resto in Calabria) a Palazzo Campanella Marcello Anastasi, bollando come «pretestuoso» il considerare indifferibile la tornata elettorale d’aprile. Il fatto è che sì, i calabresi hanno diritto a votare presto, «ma al contempo trovo altrettanto ovvio, palese e concreto che nell’attuale condizione il voto sia, ahimè, il problema minore di cui preoccuparsi», mentre i pediatri cosentini «denunciano casi in aumento smisurato tra i giovanissimi» e sussistono straordinarie lentezze nelle vaccinazioni.
Ad avviso di Anastasi, «farci andare a votare implica solo grandi rischi da un lato per la salute, come dimostra l’aumento dei contagi dopo il voto in Portogallo e Catalunya, dall’altro per la democrazia, perché ovunque l’affluenza alle tornate elettorali (tranne che negli Stati Uniti grazie al voto postale) è stata inferiore e di parecchio rispetto alla media. In Calabria avremmo il concreto rischio di veder votare meno del 50% degli aventi diritto, oltre a dover fronteggiare la complessità di garantire il voto ai contagiati in quarantena, ai Comuni in zona rossa etc., salvaguardando la sicurezza di tutti».
Come se non bastasse, c’è una parte politica precisa che oggi ha davvero le Regionali calabresi come ultimo dei propri pensieri. Ed è il centrosinistra in senso ampio, ma più specificamente il Partito democratico.
Non sembra aver suscitato l’entusiasmo generale l’impegno diretto dell’ex presidente del Consiglio regionale Irto, chiamato alla doppia impresa di rintuzzare una Sinistra radicale “scatenata” grazie al tandem de Magistris-Tansi e di riportare un reggino alla guida della Regione Calabria a distanza di sette anni, dopo l’elezione di due Presidenti cosentini di fila (prima Mario Oliverio, poi la stessa Santelli).
Ma questo è il meno: proprio nel Comune capoluogo del suo territorio d’estrazione, Reggio Calabria, da dicembre in strada si parla incessantemente e i media si occupano senza sosta di presunti gravi brogli elettorali alle Amministrative di sei mesi fa, sviscerati in – fin qui – due filoni d’inchiesta della Procura della Repubblica. E che avrebbero il proprio “stratega” nell’ex consigliere comunale e metropolitano Nino Castorina, cioè un quotato compagno di partito (Pd) dello stesso Irto.
In tutto questo, politicamente, di peggio potrebbe solo accadere che debba dimettersi il segretario nazionale del proprio partito. Solo che sta già succedendo, e proprio mentre leggete questo testo…
Da circa tre settimane correnti, spifferi, crocicchi vari del Partito democratico stanno “mettendo in croce” il segretario nazionale dèm Nicola Zingaretti. Congresso e Primarie, Primarie e congresso (…ma non c’era il Coronavirus?), sembra essere il “mantra” di alcuni masanielli improvvisati. Ed ecco che il buon “Zinga” non ce l’ha fatta più: «Mi vergogno che si parli solo di poltrone. Visto che il bersaglio sono io, non mi resta che fare l’ennesimo atto per sbloccare la situazione. – ha asserito il segretario Zingaretti, annunciando per le prossime ore le proprie dimissioni formali dalla guida del Partito democratico –. Ora tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità».