Un ammasso di ferraglia abbandonato davanti al mare per un paio di decenni. E che mare, quello della zona più pregiata di Messina, la punta nord est della Sicilia. Simbolo di come la città abbia vissuto a lungo, e in parte continua a fare, il suo rapporto col mare. Voltandogli le spalle, riempiendo il fronte mare di costruzioni che ne precludono la vista, come se lo Stretto non ci fosse. Che spreco.
Il Seaflight era un cantiere navale e i suoi resti sono rimasti lì, tra rifiuti ed erbacce, anche dopo aver concluso l’attività. Dopo anni di immobilismo era stato pubblicato un bando di affidamento e c’era stata anche l’aggiudicazione a un imprenditore privato, prima che la giunta De Luca iniziasse una battaglia per far gestire quell’area dal Comune. Una battaglia che, oggi, si può definire vinta.
Nulla contro l’iniziativa privata, anzi, ma che il pubblico si ponga in prima linea per restituire spazi ai cittadini, e ci riesca, non può che essere una buona notizia. Soprattutto perché nell’area Seaflight non è stata realizzata nessuna nuova costruzione davanti al mare ma un’arena all’aperto, con uno splendido panorama, che ha riportato il grande pubblico a Capo Peloro: Street Food, Festival di Rds, Fabri Fibra, Marco Masini, Daniele Silvestri e Massimo Ranieri.
Da Capo Peloro al Ringo. Da sempre i messinesi (e i turisti) sono costretti ad andare in zona nord o in zona sud per stare in spiaggia e fare un bagno. In centro città nulla. E non parliamo, ovviamente, del chilometro di area portuale tra Boccetta e la Marittima, ma della zona compresa tra la Fiera e l’Annunziata (quindi Ringo compreso), parliamo della Zona Falcata, di Maregrosso e oltre.
In questo caso, purtroppo, siamo ancora all’anno zero. Anzi, forse, grazie all’”operazione Ringo”, siamo all’anno uno, nel senso che è finalmente stato fatto un primo passo per dare ai cittadini un tratto di spiaggia più vicino al centro città. Un tratto piccolo ma preso d’assalto, segno della volontà dei cittadini di riappropriarsi di aree abbandonate per anni. Un’altra scommessa vinta, o quasi, perché comunque qualcosa da migliorare c’è.
Forse quel tratto di spiaggia poteva essere ampliato o realizzato in una parte più lontana dagli imbarchi. Dove restano le barche, invece, resta la sporcizia, gli ami, le lische di pesce, con tanto di insetti e gabbiani pronti a banchettare…
Il Ringo è parte della fascia costiera Boccetta – Annunziata che, secondo piano regolatore portuale, dovrà essere riconvertita. Si inizia dalla Fiera dove l’11 agosto sono stati consegnati i lavori per il proseguimento della Passeggiata a mare, che consentirà finalmente a Messina di avere un lungomare decente e di avere anche un’altra piccola spiaggetta da sempre abbandonata.
Il 28 agosto è stato affidato il servizio di caratterizzazione ambientale dei cumuli provenienti dalle demolizioni “per l’ammissibilità alle procedure di recupero e riutilizzo del materiale”. Poi i detriti saranno rimossi e il cantiere entrerà nel vivo.
Il 2 agosto, invece, è stato pubblicato il concorso di progettazione per il nuovo fronte mare Boccetta – Annunziata. Le domande di partecipazione potranno essere presentate entro il 18 ottobre, mentre il vincitore sarà decretato entro marzo 2024. Poi bisognerà trovare i soldi per fare il progetto e realizzarlo, insomma serviranno anni. Ma se non si comincia non si finisce, anzi siamo già in ritardo, quindi è un’altra buona notizia per il futuro di Messina.
Non si destinerà più la rada San Francesco al traffico navale ma sarà parte di un nuovo lungomare di due chilometri e mezzo, da offrire a cittadini e turisti. Una clamorosa mancanza di pianificazione, finora, in una città da sempre asservita al passaggio di auto e tir da una sponda all’altra dello Stretto, che oggi compie timidi piccoli passi verso la possibilità di diventare città da fermarsi a visitare.
E sempre all’Autorità Portuale è demandato il compito di bonificare la Zona Falcata, primo passo verso la fruizione di un’altra area pregiata mai vissuta dai cittadini. Il progetto di bonifica è pronto ma si attendono i finanziamenti. Pure lì, all’esterno di via San Raineri e alle spalle della Real Cittadella, c’è una spiaggia impraticabile.
Anche a Maregrosso, dietro via don Blasco, è necessaria la bonifica perché quelle orribili costruzioni davanti al mare erano scudo per delinquenti che hanno scaricato di tutto, inquinando i terreni. Quando alcune sono state demolite, la prima fase è stata portata avanti dall’ex assessore Pippo Isgrò, i messinesi hanno scoperto le potenzialità di quell’area, la possibilità di avere una spiaggia in centro città, a 600 metri da piazza Cairoli.
Quando saranno completati i lavori della nuova via don Blasco anche quella parte avrà nuova vita. E sarebbe bene riprendere l’idea di trasferire le attività commerciali (soprattutto del settore edile) per creare un nuovo lungomare.
Il progetto c’è già per l’area dell’ex Macello, dove da poco sono iniziate le indagini ambientali. Oltre, però, ci si perde. Il tratto di via Maregrosso riqualificato della nuova via don Blasco è l’emblema di come possa rinascere un’area che prima era terra di nessuno. C’erano le baracche D’Arrigo e quelle di Fondo Saccà, ora c’è una strada nuova con tante attività commerciali.
Anche lì, però, il mare è solo un lontano miraggio, nascosto da tante costruzioni e dalla ferrovia. Ecco perché da anni si parla di realizzare una nuova via del mare. La vecchia via don Blasco incontra un muro all’altezza della foce del torrente Zaera, il progetto prevede che la strada prosegua fino a Tremestieri, per un totale di sette chilometri. Era definitivo ma, non essendo mai stato realizzato, è diventato da adeguare, un’operazione conclusa solo per il tratto fra Contesse e Tremestieri. Trovare i soldi, andare in gara e iniziare i lavori anche solo per questo primo tratto sarebbe un buon primo passo. Ma serve un’accelerata su questo e l’altro fronte. C’è l’”ostacolo” del 24esimo Artiglieria? Una soluzione si può e si deve trovare in breve, se non si vuole che si continui a restare alle chiacchiere.