Si chiude con l’assoluzione totale degli imputati il processo per la morte di Salvatore D’Agostino, il quindicenne morto folgorato mentre giocava in piazza con gli amici. A stroncarlo, una dispersione di corrente sulla una ringhiera che delimita l’area della chiesa Madre di Gaggi. E’ successo il 2 agosto del 2016, Salvatore è spirato dopo 18 giorni di agonia e oggi, sette anni dopo, si è chiuso con un verdetto che apre tanti interrogativi ma senza colpevoli il processo di primo grado.
Il giudice monocratico Di Fresco ha assolto “per non aver commesso il fatto” Susanna Gemmo, titolare della Gemmo Spa, e il manager della società Francesco Trimarchi. La ditta che aveva posato l’impianto di illuminazione, quindi, esce completamente scagionata dalle ipotesi di omicidio colposo in concorso. L’accusa aveva chiesto la condanna a 6 mesi per entrambi. I due sono stati difesi dagli avvocati Alessandro Faramo, Giuseppe Bana, Marcello Bana e Jacopo Campognani.
In calce alla sentenza, il giudice trasmette gli atti alla Procura perché approfondisca le indagini verso altre piste.
Salvatore quella sera, per recuperare il pallone, aveva oltrepassato una ringhiera ma per farlo aveva toccato un faretto. La tremenda scarica elettrica non gli aveva lasciato scampo, fulminandolo. Non sono bastati i soccorsi e il trasporto all’ospedale di Taormina, le preghiere dei genitori, le fiaccolate di tutta un’intera comunità: dopo 18 giorni di coma, la sua luce si era spenta, gettando nella disperazione i suoi cari e tutto il paese di Gaggi. I genitori del ragazzo avevano subito presentato un esposto alla Procura di Messina, formulando una dettagliata serie di rilievi e di richieste per chiarire la dinamica dei fatti e perseguire le responsabilità.