La Corte costituzionale segna un punto a favore del sindaco di Brolo Pippo Laccoto (nella foto) su Franco De Domenico nella guerra tutta interna al partito democratico per lo scranno all’Assemblea Regionale Siciliana.
La vicenda affonda le radici nelle elezioni regionale del 2017, in occasione delle quali l’allora direttore generale dell’Università di Messina De Domenico risultò il più votato e divenne deputato regionale. Soltanto dopo l’elezione si mise in aspettativa, circostanza questa che diede il “la” al ricorso, basato sulla sua presunta ineleggibilità e incompatibilità. Secondo i ricorrenti infatti si sarebbe dovuto dimettere dal ruolo di DG sei mesi prima delle elezioni, come stabilisce la legge regionale. Diverse sono però le disposizioni della legge nazionale, ed infatti De Domenico, prima di candidarsi, aveva chiesto un parere legale per capire come muoversi.
Il Tribunale aveva sospeso il giudizio, consentendo a De Domenico di restare deputato perché eleggibile, ma nel contempo era stata sollevata la questione di legittimità costituzionale della norma regionale.
“LA CORTE COSTITUZIONALE – si legge nell’ordinanza 162 – dichiara manifestamente inammissibili le questioni di legittimità costituzionale sollevate dal Tribunale ordinario di Palermo …”.
La palla torna adesso al Tribunale, che dovrà pronunciarsi sull’elezione di De Domenico ed entrare nel merito del ricorso, sui cui ora pesa come un macigno il giudizio della Corte Costituzionale.
DLT