L’Università, con serietà e rigore analitico ha presentato una proposta all’assessore regionale Gucciardi per contribuire in modo concreto a realizzare quel Polo della riabilitazione e della salute che resta l’obiettivo principale al quale guarda l’intera città. Probabilmente c’è ancora chi non vuole che alcuni traguardi vengano raggiunti e preferisce che Messina resti sempre la città babba e silenziosa che non sa rialzarsi né volare alto. Ecco perché pubblichiamo le dichiarazioni del Magnifico che fanno luce e chiarezza sul contributo che l’Ateneo, così come annunciato sin da settembre in Prefettura, vuole dare al progetto.
E’ lo stesso rettore Pietro Navarra, con una nota a spiegare quanto illustrato nel corso della riunione di martedì scorso a Palermo, anche per sgomberare il campo da possibili equivoci o errate interpretazioni che generano soltanto confusione e non giovano ad una soluzione costruttiva.
“La proposta- spiega il Magnifico Rettore- è stata redatta dall’Università di Messina in piena collaborazione e condivisione con i vertici dell’Azienda Policlinico. Al momento essa rappresenta l’unica proposta formulata per iscritto e consegnata durante la riunione in Assessorato. L’Assessore Gucciardi si è impegnato a prenderla nella dovuta considerazione in previsione di una prossima riunione utile per la stesura del decreto attuativo della Legge regionale. Per quanto attiene alle osservazioni sulla coerenza del modello gestionale con il dettato della legge, credo sia opportuno evidenziare che il provvedimento legislativo sul passaggio del Piemonte all’IRCSS non prevede alcuna copertura economica, qualunque siano le modalità di attuazione. Pertanto, la coerenza con la ratio della legge verrebbe meno se si dovesse immaginare un progetto di attuazione della stessa che fosse legato al reperimento di nuove risorse economiche. Infatti, nel corso della riunione palermitana è stato più volte ribadito il fatto che le risorse destinate alla copertura dei tetti di spesa per il personale, previste e assegnate con apposito decreto a ciascuna azienda, non possono essere modificate. In questo quadro, un’eventuale integrazione di tali risorse a beneficio di una o più aziende comporterebbe soltanto una riduzione per le altre. Pertanto, l’Università e l’Azienda Ospedaliera Universitaria hanno formulato, non senza difficoltà, una proposta che, così come espressamente previsto dalla Legge regionale n. 24/2015, indica “le modalità di gestione del pronto soccorso generale e delle connesse attività, strutture, risorse e reparti, anche attraverso il coinvolgimento, in via autonoma, di istituzioni sanitarie pubbliche con particolare riguardo a quelle che possano contribuire al rilancio alle attività di cura e di ricerca di eccellenza”. Tale proposta si fonda su sei elementi cardine: 1) integrare pienamente il pronto soccorso del Policlinico con quello del Piemonte e le sue connesse attività sanitarie, 2)garantirne una gestione autonoma, 3)mantenere inalterati i tetti di spesa per il personale, 4)assicurare lo standard minimo di dotazione organica per l’offerta delle prestazioni sanitarie a ciascuna delle aziende coinvolte,5) potenziare alcuni servizi sanitari aggiuntivi e 6)operare i necessari interventi infrastrutturali. Il contributo di idee che abbiamo suggerito al tavolo regionale è stato offerto con il consueto spirito di servizio che anima tutte le scelte dell’Ateneo e dell’Azienda Ospedaliera Universitaria quando queste, insieme o separatamente, sono chiamate a partecipare a confronti costruttivi con le altre istituzioni del territorio per affrontare – e sperare di risolvere – problemi nell’interesse comune. Diversamente da chi sostiene il contrario, ritengo che la nostra proposta sia stata formulata in modo serio e accurato nel pieno rispetto della ratio della legge e con l’obiettivo di garantire rigorosamente la sostenibilità del modello gestionale. Se così non fosse, si rischierebbe un fallimento indecoroso nel volgere di qualche anno che coinvolgerebbe tutte le istituzioni protagoniste del progetto: Piemonte, Papardo e IRCSS Bonino-Pulejo. Naturalmente, attendiamo fiduciosi di conoscere proposte alternative che al momento non abbiamo avuto il beneficio di discutere, sempre che ci siano. Saremmo sorpresi di scoprire che su altri tavoli si discuta di soluzioni che, forse, non supererebbero il vaglio di una rigorosa analisi di fattibilità qualora fossero sottoposte alla valutazione da parte di tutte le istituzioni coinvolte.A dire il vero, però, sono giunti alle nostre orecchie i rumors di un’improbabile soluzione che, in assenza di risorse aggiuntive per il personale, ipotizzerebbe il trasferimento di una quota dello 0,5% del finanziamento della spesa regionale prevista per la copertura degli organici di tutte le aziende siciliane a beneficio del Papardo e/o del Piemonte-IRCCS. Questa ipotesi, se dovesse essere vera – e non crediamo lo sia –, sarebbe il frutto di chi affronta, scaricandoli sugli altri, problemi che non sa risolvere, generando sprechi e inefficienze di cui il sistema sanitario regionale, e soprattutto la tutela della salute dei cittadini, non hanno proprio bisogno”.
Intanto il responsabile dell’Associazione consumatori Club Valentino Gullino scrive all’assessore Gucciardi ed alla Corte dei conti in merito all’ordine del giorno n°519, presentato dal deputato Franco Rinaldi a tutela della destinazione sanitaria dei beni e dei lasciti del Piemonte. In particolare l’emendamento, poi trasformato in ordine del giorno e approvato all’unanimità ha l’obiettivo, ricorda Gullino: “di salvaguardare l’interesse dell’antico nosocomio e la volontà di coloro che hanno, con le proprie donazioni, contribuito nel costituire l’importante patrimonio immobiliare collegato alla struttura ospedaliera donata dai Piemontesi nel dopo guerra, deliberando che questi numerosi ed importanti beni, tra i quali ricordiamo un edificio in pieno viale Boccetta, possano esclusivamente essere utilizzati o come garanzia o essere alienati per interventi di ristrutturazione dei padiglioni dell’attuale sito dell’ospedale Piemonte. La volontà espressa dall’Aula Parlamentare, non può essere travisata o accantonata, seguendo logiche diverse che possano far partorire, ipotesi inquietanti di speculazioni edilizie non riconducibili agli originari obiettivi dei lasciti, né tantomeno alla volontà delle famiglie messinesi a cui si deve l’importante “tesoretto”. Rimarcare, dunque, l'uso e l'alienazione dei lasciti al solo fine di migliorare i servizi sanitari, in armonia con la volontà dei donatori, è clausola di salvaguardia alla corretta gestione dei beni da parte degli amministratori preposti” . L’Associazione consumatori Club sottolinea anche le conseguenze che potrebbero derivare dal mancato inserimento dell’ordine del giorno nel decreto attuativo, anche in termini di contenzioso. Proprio per questo Gullino trasmette la nota anche alla Corte dei Conti per individuare eventuali responsabilità amministrative per ipotetici danni erariali.
A tornare nuovamente in campo è il Comitato salvare l’ospedale che questa mattina nella Sala ovale di Palazzo Zanca presenterà in conferenza stampa un documento da sottoporre all’assessore Gucciardi con alcune proposte relative al decreto attuativo.
Rosaria Brancato