La regista messicana Yulene Olaizola firma un film magnetico. Selva Tragica, disponibile da qualche giorno su Netflix, è un thriller a bassa tensione, pieno di silenzi, ma attraversato da una tensione costante. Siamo nel 1920, in una zona imprecisata tra il Belize e il Messico. Agnes, una giovane belizana, per sfuggire a un matrimonio forzato si spinge dentro la giungla. Qui incontra un gruppo di estrattori della gomma dagli alberi.
Indira Andrewin, che interpreta Agnes, è perfetta nel suo ruolo: non parla mai (pronuncia poche parole solo all’inizio del film), l’attenzione è tutta sul suo sguardo. Seducente, spaventato, confuso e spaesato, furbo e aggressivo. Un continuo susseguirsi di emozioni appena accennate, di silenzi carichi di significato.
Selva Tragica mette in scena il passato e il presente: i Maya, la magia della natura incontaminata, le antiche leggende di démoni e presenze soprannaturali. La natura si incarna nella figura mitologica di Xtabay, personaggio delle credenze Maya che si aggirerebbe per la foresta per adescare uomini con la sua bellezza e infine ucciderli. Ma c’è anche il presente, l’oggi: la distruzione della natura sembra scatenare antiche maledizioni. Una volta venuto meno il rispetto per le piante e per gli animali, la tragedia è dietro l’angolo.
Una voce fuori campo che fa capolino di tanto in tanto si rivolge direttamente al pubblico. Indica la giungla, punta alla sua vita e volontà. Incoraggia ad ascoltare, a stare sull’attenti ad ogni minimo calpestio o fruscio. E mette in guardia da Xtabay, definita come « la donna che cerchi in ogni donna, ma è anche la donna che non troverai mai». Una sirena maya insomma.
La regista aveva presentato la sua opera a Venezia77 con queste parole: «Selva Trágica immerge gli spettatori in questo ambiente ostile, calandoli nelle profondità dei conflitti umani che covano al suo interno. La giungla è un essere vivente tormentato da quegli uomini che cercano di usurpare i suoi tesori; la sua vendetta assume forme diverse e si avvale di piante velenose, sciami di zanzare, belve, e dei sortilegi di creature misteriose».
Come sottolinea il sito Movieplayer.it, «in questo, Selva trágica compie un ottimo lavoro sul sonoro, dando allo spettatore un perfetto clima immersivo all’interno della giungla». E su Anonimacinefili.it si dice: «La dimensione visiva, quella psicologica e quella mitologica si sovrappongono continuamente». Un sapiente intreccio di sollecitazioni sensoriali per un film inusuale da non perdere.