REGGIO CALABRIA – Non mancano, all’indomani della condanna “bis” per Giuseppe Falcomatà e gli altri imputati del “processo Miramare”, reazioni anche caustiche in sede politica.
«Lasciano di stucco le dichiarazioni di Falcomatà rilasciate a caldo – afferma Ernesto Siclari –. Reggio Sette Punto Zero si guarda bene dal commentare le sentenze e dal confondere le due strade, stante la propria posizione di rispetto per le Istituzioni e il principio di garanzia della separazione dei poteri dello Stato e del primato della politica. Per adesso e nelle more di una pronuncia definitiva, l’unica condanna che ci interessa è quella che ha ridotto i reggini ad un livello di qualità della vita mai così infimo e avvilente.
«Ma le parole del sindaco ereditario sospeso – così il fondatore dell’associazione Sette Punto Zero – si connotano per un egoismo politico. Invochiamo il rispetto dei principi istituzionali. La città dovrà resistere”? La città non ne può più!».
«E in effetti continua a resistere pur in balia di una vera calamità naturale, anzi artificiale, fatta piombare sulla testa dei cittadini dalla più incapace attività amministrativa e gestionale della cosa pubblica che si sia mai vista a queste latitudini.Vero spirito di rispetto verso la sua città, tenuta in ostaggio, Falcomatà potrebbe dimostrarlo presentando immediatamente (e seppur tardivamente) irrevocabili dimissioni per evidente inadeguatezza».
«Qui e ora, dimissioni» tuona per parte sua, intervenendo a titolo personale, l’ex assessore comunale ai Lavori pubblici dell’ “era Scopelliti” Franco Germanò.
«Un altro giudice, un altro collegio giudicante ha sentenziato: il sindaco Falcomatà e tutta la sua Giunta hanno commesso un abuso e sono stati condannati anche in appello. La loro sospensione dalla carica, quindi, sarà prorogata di un ulteriore anno. La giustizia ha fatto il suo corso, adesso tocca alla politica – è l’osservazione di Germanò –. Il Consiglio comunale e quello metropolitano non hanno più legittimazione politica e devono essere sciolti. Per dimissioni del sindaco sospeso, auspicabili ma non probabili, oppure per dimissioni vere dei consiglieri comunali».
Ad avviso dell’ex amministratore «serve un atto politico forte, da parte di chi riveste ruoli istituzionali, per dimostrare che il senso vero del fare politica è solo servizio alla comunità, è solo onore e orgoglio di rappresentare i cittadini. È necessario che tutti i consiglieri del centrodestra si rechino dal segretario comunale e rassegnino le loro dimissioni. Dal segretario comunale, così come prevede la legge, perché abbiano valenza giuridica e esplichino gli effetti voluti».
«Qui e ora servono i partiti», è la sua invocazione; e mentre i consiglieri in carica dovrebbero nella sua opinione dimettersi formalmente, «devono poi garantirsi la sottoscrizione, da parte dei candidati non eletti, di una dichiarazione di rinuncia al subentro in Consiglio Comunale ai Consiglieri dimissionari». Così, almeno secondo Franco Germanò, si riuscirebbe a circoscrivere e attestare «uno scatto d’orgoglio» da parte di una classe politica che vuol porsi «come alternativa seria e credibile».