Potrebbero rappresentare un valore aggiunto per l’offerta turistica del comprensorio jonico e invece vengono lasciati nel più completo abbandono. Parliamo dei sentieri naturalistici dislocati lungo la Val d’Agrò. La situazione è stata segnalata dall’art director santateresino Sandro Ballisto, che ha toccato con mano lo stato di degrado in cui versano le risorse naturalistiche in occasione di alcuni sopralluoghi effettuati per un progetto di mappatura.
“Un esempio – spiega Ballisto – è l’antica fontana di Casalvecchio (nella foto). L’ho incontrata mentre raggiungevo il centro collinare a piedi passando da Contura e San Pietro e Paolo d’Agrò. Il sentiero che arriva in paese ovviamente è una selva – continua Ballisto – con erba alta e folta. Come abbandonata è anche la fontana”.
Va detto, per completezza, che tra pochi giorni partiranno i lavori di riqualificazione della fontana. Ma non è questo il punto. “Bene per il finanziamento – continua Ballisto – ma l’abbandono che ho visto non richiede opere straordinarie, basterebbe tagliare l’erba attorno e sopra la fontana e fare la stessa cosa per il sentiero che collega Casalvecchio a San Pietro e Paolo”. Per il professionista santateresino “questo sarebbe turismo capace di creare posti di lavoro, un turismo sostenibile ed esente da assembramenti, quindi fattibile anche in tempi di pandemia”.
La situazione del sentiero di Casalvecchio è identica a quella di molti altri. A partire dal percorso che unisce S.Alessio a Forza d’Agrò, con partenza dal torrente Salice, attualmente impraticabile per l’erba alta. Non percorribili per lo stesso motivo sono anche i sentieri contrada Botte-Savoca e S. Teresa-Savoca (con partenza dalla frazione Giardino). Quest’ultimo presenta anche problematiche legate alla presenza di alcune frane. Senza dimenticare il corridoio ecologico del torrente Agrò, che a parte qualche piccolo tratto recentemente ripulito, presenta condizioni di degrado assoluto.
“Ma noi ci abbandoniamo alle cose facili – insiste Sandro Ballisto – al non turismo “rusti e mancia”, al non turismo delle “bandiere”, al non turismo “di quanto siamo bravi e quanto siamo belli”. Le amministrazioni tutte buttano soldi negli eventi-propaganda che fanno rumore per una sera e poi non sono capaci di pagare due operai per togliere l’erba a qualche chilometro di sentiero. Così, bellissimi sentieri, attrattiva turistica molto richiesta – conclude amaramente Ballisto – vengono abbandonati e distrutti”.