La discussione è stata infuocata. Il primo confronto in aula tra i capigruppo consiliari e l’amministrazione Accorinti, dopo la bocciatura della MessinaServizi, è stato un durissimo botta e risposta. Dopo le innumerevoli assenze in consiglio, per l’occasione è tornato anche il sindaco Renato Accorinti, insieme agli assessori Daniele Ialacqua e Guido Signorino. E proprio per la sua reiterata assenza durante le nove sedute calde dedicate alla MessinaServizi, quelle ormai note per la caduta del numero legale, il sindaco è stato fortemente contestato da molti dei capigruppo che hanno sottolineato quanto sarebbe stato importante e opportuno che il primo cittadino fosse in aula a difendere l’atto politico e programmatico forse più determinante di questi quattro anni di amministrazione. Sono stati soprattutto i consiglieri che hanno votato no a prendere la parola, a mettere gli amministratori al centro di una raffica di quesiti e interrogativi. Nino Carreri per i Dr Sicilia Futura, Daniela Faranda per Ncd e Antonella Russo, voce fuori dal coro in casa Pd, hanno puntato l’attenzione su quelli che restano i dubbi a cui nessuno ad oggi ha fornito delle risposte esaustive. Carreri ha tirato in ballo nuovamente l’ipotesi della bancarotta fraudolenta nell’operazione che riguarda anche Messinambiente, fuoco incrociato da parte della consigliera Russo che ha ribadito la richiesta di assoluta chiarezza. La capogruppo Pd ha chiesto la convocazione di un altro incontro a cui dovrebbero essere invitati anche i legali di Messinambiente che stanno scrivendo il piano concordatario di cui l’aula non ha notizie, gli amministratori delle società, il Prefetto, il dirigente della Direzione Territoriale del Lavoro, Gaetano Sciacca. «Portateci le carte in aula e dateci gli strumenti per comprendere in quale quadro ci stiamo muovendo. L’assessore Signorino elargisce rassicurazioni, ma la situazione è molto più ingarbugliata ed è giusto che il consiglio sappia come si intende assicurare il passaggio da una società all’altra e che tipo di conseguenze potrà avere sul concordato sulla MessinaServizi.Quello che è certo è che le conseguenze ci saranno».
L’assessore Signorino è “salito in cattedra” e ha messo nero su bianco una lezioncina sul fallimento e sull’ipotesi bancarotta, non riuscendo però a convincere chi ha già votato con quei no che hanno contribuito alla bocciatura della libera.
«Cosa è la bancarotta fraudolenta? Lo spiega l’art. 216 della Legge fallimentare, che recita:
“E' punito con la reclusione da tre a dieci anni, se è dichiarato fallito, l'imprenditore, che:
1)ha distratto, occultato, dissimulato, distrutto o dissipato in tutto o in parte i suoi beni ovvero, allo scopo di recare pregiudizio ai creditori, ha esposto o riconosciuto passività inesistenti;
2) ha sottratto, distrutto o falsificato, in tutto o in parte, con lo scopo di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizi ai creditori, i libri o le altre scritture contabili o li ha tenuti in guisa da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio o del movimento degli affari.”
Dunque si commette bancarotta fraudolenta quando si riduce il patrimonio o l’attivo di un’impresa, provocando volutamente danno ai creditori dell’azienda.
Quali sono le risorse che portano attivo a Messinambiente? Sostanzialmente due: l’affidamento del servizio e i beni strumentali (mezzi e immobili). Il lavoro è (ovviamente) la ricchezza principale dell’azienda, ma i lavoratori non sono “proprietà” dell’impresa; se l’azienda perde le commesse, il lavoro diventa un puro costo. Dobbiamo ricordare che il prossimo 30 giugno (tra 14 giorni) l’affidamento che consente a Messinambiente di svolgere il servizio di igiene urbana scadrà senza possibilità di proroga. Per conseguenza l’azienda non potrà continuare l’attività. Dal punto di vista aziendale, non avendo più un’attività che produce ricavi, Messinambiente dovrà eliminare immediatamente le più dirette fonti di costo (licenziare i lavoratori) senza che questi abbiano alcuna garanzia di continuità. Se non lo facesse, alla luce del citato articolo 216 della Legge Fallimentare, commetterebbe bancarotta, perché incrementerebbe consapevolmente le sue perdite».
Quindi secondo l’ex vice sindaco Messinambiente deve licenziare i suoi lavoratori per non commettere un reato.
«Come evitare l’interruzione del servizio e il licenziamento dei lavoratori? In vista della scadenza del 30 giugno e in conseguenza a quanto già deliberato dal Consiglio con il piano ARO e con la costituzione della società “MessinaServizi Bene Comune”, l’amministrazione ha da tempo predisposto la proposta di delibera per l’affidamento dell’appalto alla nuova azienda che consente la continuità del servizio e offre la garanzia della continuità occupazionale alle maestranze». Restava anche l’ipotesi del passaggio alla SRR, così come aveva deciso la Regione, ipotesi mai presa in considerazione nonostante le “strigliate” del dirigente dell’Ispettorato del Lavoro Sciacca.
A tal riguardo i consiglieri hanno fatto notare che comunque i tempi ad oggi non ci sarebbero perché, se anche tra due giorni il consiglio votasse favorevolmente, non ci sarebbe più il tempo tecnico entro il 30 giugno per espletare un passaggio di società così imponente. Ma quello che si sono ritrovati davanti è praticamente un labirinto con una sola uscita: sindaco e assessori non hanno intenzione di rivedere i piani e parlano di un disastro sociale ed ambientale che si scatenerà senza l’approvazione dell’affidamento dei servizi a MessinaServizi, mettendo con le spalle al muro i consiglieri.
«Cosa succede se non viene approvato il contratto di servizio? Essendo spirata ogni possibile proroga, e avendo la Regione messo in guardia le amministrazioni da ogni reiterazione, il Sindaco non potrebbe fare una nuova ordinanza. La conseguenza sarebbe l’impossibilità per Messinambiente e per qualunque altro soggetto (pubblico o privato) di raccogliere la spazzatura da terra. A questo si aggiunge la perdita del posto di lavoro per più di 500 persone. Un disastro ecologico, civico e sociale. Incomprensibile, visto che il piano ARO era stato già approvato, così come la costituzione dell’azienda in house providing che, in coerenza con quell’atto, dovrà subentrare a Messinambiente» scrive l’assessore.
E per chi teme la bancarotta, ecco l’ultimo passaggio della nota di Signorino: «L’affidamento alla nuova società può costituire bancarotta? Ovviamente no. L’attuale contratto di Messinambiente scade il 30 giugno senza possibilità di rinnovo. L’appalto quindi non rientra tra le risorse con cui pagare i creditori. Come detto, l’azienda dovrà licenziare i lavoratori, senza poter accrescere i suoi utili con l’utilizzo (affitto) dei suoi beni. Se invece il Consiglio affida il servizio alla nuova società non solo NON determina bancarotta, ma (all’opposto) favorisce la liquidazione non fallimentare dell’azienda, perché elimina il costo più rilevante (il lavoro) e consente di ottenere utili dall’affitto dei mezzi. Questo tipo di continuazione dell’attività, con il subentro di una nuova azienda, non solo non è contrario alla normativa, ma è espressamente previsto dalla Legge Fallimentare all’art. 186-bis (introdotto nella legge nel febbraio 2014), e si chiama “concordato in continuità indiretta”. Avendo proceduto all’affidamento ad altro soggetto, potrebbe in tal caso chiedersi l’autorizzazione a una “proroga meramente tecnica”, nelle more dell’attivazione operativa della nuova società che rileverebbe, dietro accordo, i lavoratori».
Quindi l’approvazione della delibera potrebbe consentire l’ennesima proroga, eviterebbe il licenziamento dei lavoratori, salverebbe il servizio. E, da non sottovalutare, c’è anche il concordato di Messinambiente che non si può considerare come un percorso a parte, ma legato a doppia mandata al destino della MessinaServizi, visto che si è scelta la strada della continuità, senza però informare il consiglio comunale delle scelte prese.
Per l’amministrazione il bivio è tra il baratro e il rilancio del servizio, con un nuovo management, una nuova organizzazione, la diffusione della raccolta differenziata, un sistema rinnovato nella gestione del servizio. Per i consiglieri però il baratro potrebbe essere proprio questa nuova società che rischia di essere solo la fotocopia di Messinambiente ma con un nome diverso.
Francesca Stornante