O tutto o niente. Viene da pensare questo di fronte al caos registrato negli ultimi giorni lungo la Sp/43 Bis, meglio nota come “Panoramica dello Stretto”, arteria a scorrimento veloce che collega il centro città con la sempre più urbanizzata zona nord. Peccato però che in questi ultimi giorni di scorrimento ce ne sia ben poco perché, come denunciato dal consigliere del Pd Pippo Rao in un’interrogazione inviata all’assessore Monea, l’avvio dei lavori, previsti nell’ambito del progetto di rfiacimento della Panoramica, è avvenuto in un momento decisamente poco adatto: ovvero con il contemporaneo svolgimento degli interventi nella sottostante via Consolare Pompea. Facile dunque immaginare il traffico che, soprattutto nelle ore di punta, stravolge letteralmente la vita degli automobilisti che per ragioni di lavoro sono costretti ogni giorno a utilizzare la macchina.
Rao chiede di sapere perché si è deciso di ricominciare i lavori sulla Panoramica dello stretto (dopo tra l’altro un lungo periodo di blocco degli stessi), proprio in coincidenza con i lavori del Comune di Messina, bloccando di fatto le uniche vie di collegamento tra la città ed i villaggi della zona nord ed inoltre compromettono le uniche vie di accesso al Presidio Ospedaliero del Papardo ( Azienda Ospedaliera di riferimento per l’emergenza, oltre che punto nodale di protezione civile). Nell’interrogazione si chiede ancora perché non si sia pensato di raccordarsi preventivamente con Palazzo Zanca prima di iniziare i lavori, perché non si svolgano nelle ore notturne, ma soprattutto perché non è stata data l’adeguata informazione ai cittadini in merito alle ripercussioni che avrebbero causato i lavori. Ed infine, chiede Rao: come è stato possibile ottenere l’autorizzazione ai lavori vista la contemporaneità di quelli sulla via Consolare Pompea?
«La viabilità nella città di Messina – afferma – è di per sé tragica per carenze infrastrutturali , logistiche e topografiche, se in più ci si mette la cattiva organizzazione degli enti locali, per i cittadini spostarsi diventa un inferno, senza tenere conto del fatto che certi assi di collegamento risultano strategici dal punto di vista dei piani di protezione civile».