Messina Social City e servizi sociali in mezzo alla bufera. Il fronte sindacale si infiamma, ma continua a camminare diviso. Il consiglio comunale si spacca e finisce nel mirino per non aver votato un atto e diventa il colpevole del ritardo degli stipendi ai lavoratori. Si scatena il caso amministrativo sul contratto di servizio modificato dalla dirigente Carrara, che non avrebbe dovuto e potuto perché è una prerogativa che spetta al consiglio. Arriva il duro intervento del segretario generale Carrubba che conferma che quel contratto che il consiglio doveva ratificare in questo modo non è corretto. Nel frattempo c’è quella variazione di bilancio per prendere circa 500 mila euro da una voce del bilancio e spostarla in un’altra, per consentire al Comune di pagare la Messina Social City, così come accadeva prima con le cooperative. In realtà un atto quasi puramente tecnico. Ma il consiglio, in mezzo a questo caos, la boccia.
Questo ha scatenato la dura presa di posizione del Direttivo dei lavoratori della Messina Social City iscritti alla Fiadel nei confronti del Consiglio comunale. “Troppi attacchi esterni ai lavoratori: il sindacato è pronto a rivolgersi alla Procura della Repubblica”.
Il sindacato condanna il comportamento dei consiglieri comunali e parla di “personaggi in cerca di autore” che cercano di smantellare l’Azienda e l’internalizzazione dei servizi. Per i dirigenti sindacali Clara Crocè e Gianluca Gangemi e il Direttivo aziendale “questi personaggi esercitano forme di pressione nei confronti dei lavoratori della Messina Social City che hanno lottato prima come movimento e adesso come Fiadel contro un sistema che ha visto utenti e lavoratori penalizzati. Ormai è guerra aperta e risponderemo colpo sul colpo”.
“Questi strani personaggi dov’erano prima? Dov’erano quando i lavoratori erano costretti a rivolgersi agli usurai o vendevano i pochi monili d’oro che possedevano, persino le fedi nuziali, perché non percepivano lo stipendio da mesi? Dov’erano quando si tagliavano servizi e ore? Noi non li abbiamo mai visti. Come non abbiamo visto alcuni consiglieri comunali che si sono distinti per un atto politico di basso livello: fare la guerra al sindaco De Luca affamando i lavoratori della Messina Social City”.
Dito puntato anche in merito al contratto di servizio. “Per anni le aziende partecipate del Comune di Messina hanno operato senza, ma questa circostanza non ha impedito il trasferimento delle risorse”.
La Fiadel chiede al presidente del Consiglio comunale Claudio Cardile di convocare una seduta straordinaria per approvare la variazione di Bilancio entro domani, venerdì 10 maggio, nella consapevolezza che quella variazione garantisce gli stipendi degli operatori.
“Se così non fosse, scenderemo in piazza e sabato chiederemo alla Procura della Repubblica del Tribunale di Messina di essere ascoltati perché vogliamo comprendere perché in questa città ha dato fastidio l’internalizzazione dei servizi. Siamo stanchi di subire pressioni mediatiche e questo vale anche per pseudo sindacalisti che ai tavoli fanno finta di condividere percorsi per la risoluzione di problemi organizzativi e poi di fatto remano contro l’azienda”.
Ma a proposito di figure e personaggi a dire la sua è il consigliere comunale Massimo Rizzo che affida la sua riflessione a un verso Franco Battiato:“quante squallide figure attraversano il paese”.
“C’è chi minaccia denunce contro i consiglieri comunali per avere votato un atto, c’è chi promette pressioni di ogni tipo contro i consiglieri comunali per non avere votato una delibera, c’è chi accusa i consiglieri comunali di essere gli scendiletto del Sindaco per avere approvato qualche atto, c’è chi rimprovera ai consiglieri comunali di non votare alcuni atti in danno dei cittadini per mera speculazione politica contro il primo cittadino. Insomma, tutto e il contrario di tutto” dice Rizzo.
Mutuando altre metafore, il messaggio del consigliere di LiberaMe vuole essere chiaro e preciso: “Questo consiglio comunale ha la schiena dritta. Ed anche per un’anomalia di origine elettorale, è assolutamente libero da vincoli di ogni tipo. Decide, insomma, per il bene della città. E a differenza di altri che tutelano interessi particolari, legittimi ma settoriali, il civico consesso decide per il bene dell’intera collettività.
Certo, il Consiglio può sbagliare, sicuramente a volte lo ha fatto come è umano che sia, ma la continua ricerca dietrologica per motivare le scelte consiliari che dal giorno dell’insediamento viene affannosamente portata avanti, ha prodotto il nulla. Prima si comprenderà che il Consiglio si autodetermina in modo libero e prima si porrà fine alla produzione di eccesso di bile di chi è rimasto ancorato a vecchie logiche.
Se poi addirittura qualcuno immagina di agitare lo spettro della via giudiziaria come forma di pressione, sappia che ne uscirà con le ossa rotte. Perseguiremo ogni strada utile a tutela della nostra onorabilità e a difesa di una reputazione conquistata sul campo con la dignità della nostre condotte”.
È sempre per dirla in musica: “Sul ponte del Consiglio sventola solo la bandiera della città”.
Francesca Stornante