“Abbiamo appreso che l’Amministrazione, grazie all’individuazione di alcune somme tra le pieghe delle voci di bilancio afferente al Dipartimento Servizi Sociali, è riuscita a racimolare delle somme che consentiranno di coprire i servizi dal 1 al 30 settembre. Rimane però da capire cosa accadrà successivamente e si tratta di una questione che non può essere affrontata in calcio d’angolo: non solo perché di mezzo ci sono i lavoratori, ma anche perché a rischiare sono tante famiglie che senza il supporto degli operatori non hanno modo di fornire assistenza ai propri cari in difficoltà”. E’ positivo il commento della segretaria della Fp Cgil Clara Crocè dopo l’incontro a Palazzo Zanca che è servito per riuscire a scongiurare il rischio di interruzione dei servizi sociali (vedi articolo correlato). Un incontro a cui hanno partecipato anche tutti i rappresentanti aziendali della Fp Cgil delle varie cooperative che in atto gestiscono i servizi: asili nido (le Garderie); trasporto e assistenza igienico sanitaria nelle scuole (Genesi); assistenza domiciliare anziani (CESIM); assistenza domiciliare Handicap (ALBA); trasporto nei centri riabilitativi (Progetto Vita); centri di Aggregazione giovanile (CAS e Lilium). Una presenza, quella dei lavoratori, legata alla volontà di essere ben consapevoli della situazione e di poter capire cosa accadrà da qui a breve per quanto riguarda il loro futuro occupazionale e, di conseguenza, per quello delle loro famiglie.
Clara Crocè ricorda ancora una volta come e perché si sia arrivati a questo punto: “il minore impegno di risorse è dovuto al periodo di sospensione dei servizi operato nel 2013 dal commissario straordinario, Luigi Croce, e all’ulteriore taglio del 10% imposto dai vincoli del piano di riequilibrio. Due elementi che oggi ci portano ad avere un ammanco di un milione e duecento mila euro. Secondo quanto spiegato da Signorino, però, se Palazzo Zanca dovesse riuscire a superare indenne questo scoglio, per i servizi sociali non dovrebbero esserci più problemi”.
Ovviamente l’attenzione resta altissima sulle procedure di aggiudicazione delle gare, le cui offerte sono state presentate entro il termine previsto del 24 giugno, ma che procedono a rilento a causa del seguente vincolo normativo: le stazioni appaltanti, per l’affidamento di appalti di lavori, servizi e forniture il cui importo a base d’asta sia inferiore o uguale ad un milione 250 mila euro, con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, provvedono alla istituzione di una commissione per l’aggiudicazione dei servizi. L’organo della stazione appaltante nomina il presidente della commissione e richiede alla sezione territorialmente competente dell’Ufficio regionale per l’espletamento delle gare di appalto (UREGA) di procedere al sorteggio ai fini della designazione dei componenti medesimi.
“Ebbene – conclude la Crocé – sono trascorsi quasi due mesi e ancora non si hanno notizie in merito alla nomina dei componenti. E’ tempo che la situazione venga affrontata e sbloccata perché la posta in gioco è troppo alta. Anche per questo, oggi più che mai, è tempo di pensare ad una seria programmazione che miri ad intercettare fondi extra comunali per la gestione del terzo settore”.
Un campanello d’allarme, ma sui servizi del Piano di Zona D26, viene invece suonato dall’Associazione “Salus (C. D’Agostino)” che assiste le ammalate di cancro. La presidente Grazia Paino, anche a nome di altre associazioni impegnate nel volontariato sociale, ha chiesto all’Assessore regionale della Famiglia e delle Politiche Sociali di svolgere, nei confronti del Comune di Messina, la prevista attività ispettiva. In particolare è stato segnalato che, in aperta violazione delle leggi nazionali e regionali e delle indicazioni contenute nelle Linee Guida regionali per le politiche sociali e socio-sanitarie, tutti i progetti costituenti il piano di zona del D26 sono privi delle necessarie preventive indagini dei bisogni per cui restano esclusi i poveri, gli affamati, i senza tetto ed inoltre manca qualsiasi previsione di intervento per il settore sanitario. Senza dimenticare, spiega ancora l’associazione, che al momento il Comune di Messina rischia di perdere il finanziamento di quasi 5 milioni di euro dei fondi Pac (Piano Azione e Coesione), fondi destinati ad anziani non autosufficienti e all’infanzia, perché mancano i soldi per le anticipazioni necessarie ed il personale per portare avanti tutti gli adempimenti del caso ed, in particolare, la rendicontazione. A quanto pare diversi deputati regionali hanno preannunciato la presentazione di interrogazioni sull’argomento.